Il venerdì nero del vento

Da Patalice
Venerdì l'italiano abbonato Wind, ha provato il terribile senso di abbandono che si possa provare quando, tutto un tratto, ogni linea possibile ed immaginabile ti abbandona, e tu resti lì, abbindolato da te stesso e dalla tua irrecuperabile dipendenza da internet!
Ci si scioglieva dal caldo, in quello che era un pigro venerdì di inizio giugno.Brivido mi avvisa della sua assenza a pranzo, ed io mi preparo un'insalatona gigante, da abbinare ai 12 bastoncini di pesce acquistati al mercato.Indugiando, mentre ero in coda in posta, sull'iphone, mi sono accorta che l'iPhone non si connetteva, ma, avendo fatto da pochissimo l'aggiornamento, é possibile ci metta un po' ad ingranare , ma é mentre sono seduta a pranzo col Mac di fronte che la tragedia si dipana...Non funge ne quello, ne l'iPhone, ne l'ipad...Tutti rigorosamente Wind, tutti oggettivamente morti.Panico.1- non ho il telefono di casa, ragion per la quale, se dovesse accadere qualcosa NESSUNO avrebbe modo o mezzo per avvisarmi, o per salvarmi, visto che nessuno può connettersi con me e che con nessuno, posso connettermi io;2- sono disorientata.Niente whatsup/Facebook/instagram/sms/telefonate.Il mondo é in fermento, mentre io abito un'anda di desolazione e solitudine.3- il tempo pare interminabile.Le ore trascorse cazzeggiando senza ritegno, scorrono veloci ed implacabili, mi ritrovo con una quantità di tempo libero irrichiesto, che, sebbene sia "il solito", sa di nuovo.Mentre la mia mente girovagava per la desolazione che lei stessa aveva creato, privata della sua incessante connessione a tutto e tutti, la bocca addentava merluzzo a ripetizione, senza ch'io dovessi particolarmente preoccuparmene, conscia di ciò che c'era da fare: mangiare! Il mio corpo, differentemente dalla mia volontà, aveva le risposte, e metteva in pratica una logica di sopravvivenza che, io parevo aver lasciato con qualche browser in mezzo ai pixel...Mi sono abbandonata alla primoridalità, ho lasciato che la necessità si librasse sopra la volontà viziata e consumista, e badasse a se stessa da sola.Ho aperto un libro.Mentre mangiavo ho finito "La cena delle bugie" di Danielle Hawkins, autrice neozelandese briosa, che ha dato vita ad una storia delle campagne australiane, una storia leggera, di amore e dolore, di perdita e conquista, non il più bel libro in cui possiate imbattervi, ma non male davvero!L'ho letto con soddisfazione, come se non potesse esserci godimento maggiore, e l'ho fatto seguendo tacita il volere del mio corpicino, staccando il superfluo affinché trionfasse il necessario.Ha insegnato, tutto questo, alla giovane Patalice, che deve essere meno superficiale, meno attratta dalla futilità, fascinosa ma precaria, in favore di una vita votata ad una persa concretezza di gesti? Assolutamente no!Dovevate vedere il carpiato in cui mi sono esibita quando la tecnologia é tornata a strizzarci il benevolo occhio, però sono degnamente andata avanti, nonostante la mancanza di ausili che son sempre più pendici di me stessa, e, lo ammetto, mi sono quasi sentita libera.Quasi.E per un attimo solo, sia chiaro!

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