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Il Vertice sulla sicurezza nucleare de L’Aja e la politica di disarmo e non proliferazione del Kazakhstan

Creato il 14 maggio 2014 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Il Vertice sulla sicurezza nucleare de L’Aja e la politica di disarmo e non proliferazione del Kazakhstan

L’impegno nella questione nucleare è stato uno degli elementi principali della politica estera del Kazakhstan sin dall’ottenimento dell’indipendenza. Un impegno che è stato ribadito dal Paese centroasiatico anche in occasione dell’ultimo Vertice sulla sicurezza nucleare, tenutosi a L’Aia il 24-25 marzo, al quale hanno preso parte le delegazioni di 53 Stati più i rappresentanti di ONU, Unione Europea, AIEA e Interpol. A guidare la delegazione kazaka è stato il Presidente Nursultan Nazarbaev, il quale ha approfittato del summit per illustrare gli orientamenti del Kazakhstan riguardo la politica nucleare e incontrare alcuni dei leader internazionali presenti.

Nel suo intervento Nazarbaev ha sottolineato come l’unica via per garantire la sicurezza globale sia quella di giungere al completo disarmo nucleare. Per il Kazakhstan di fondamentale importanza è, inoltre, la lotta al terrorismo di matrice nucleare (preoccupazione espressa anche nel comunicato finale del Vertice), senza tuttavia impedire agli Stati di perseguire il nucleare per scopi pacifici1. Il Presidente kazako, prendendo spunto della vicenda ucraina, ha inoltre sottolineato il rischio che l’instabilità a livello internazionale possa generare nuove situazioni di crisi. Fedele all’approccio “multi-vettoriale” in politica estera, Nazarbaev ha espresso forti dubbi sulla reale efficacia del G8 e del G20 nell’assicurare la sicurezza e la risoluzione delle principali questioni dell’agenda politica internazionale e ha voluto sottolineare anche la necessità di improntare le relazioni tra gli Stati secondo una prospettiva più democratica, partecipativa, tesa a promuovere il passaggio dal sistema unipolare verso un nuovo ordine di tipo multipolare.

Nell’ambito della cooperazione sul tema del nucleare Nazarbaev ha ricordato che il Kazakhstan si è reso promotore del rafforzamento del ruolo dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica e della costituzione di zone regionali libere da armi nucleari. In quest’ultimo caso un esempio concreto è dato proprio dalla sottoscrizione, su iniziativa kazaka, del Trattato di Semipalatinsk che nel 2006 ha impegnato Uzbekistan, Kyrgyzstan, Tajikistan, Turkmenistan e, appunto, Kazakhstan a fare dell’area una regione priva di armi nucleari. A questo proposito, il Presidente ha chiesto alle cinque potenze nucleari (USA, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna) la ratifica del protocollo sulle “assicurazioni di sicurezza negativa”, consistenti nell’impegno di non aggressione con armi atomiche contro i Paesi firmatari del Trattato.

Il Trattato di Semipalatinsk è solo una delle tappe del percorso intrapreso dal Kazakhstan sulla sicurezza e la non proliferazione nucleare. Un percorso iniziato il 29 agosto del 1991 quando, non ancora divenuto indipendente, il Kazakhstan decise di chiudere il sito di test nucleari di Semipalatinsk. In diverse occasioni, Nazarbaev ha affermato che l’opposizione ai test e alle armi atomiche era una posizione in linea con i sentimenti di una popolazione che durante il periodo sovietico aveva sofferto pesanti conseguenze dal punto di vista ambientale e sanitario (si calcola che dal 1949 al 1991 sul suolo kazako siano state effettuate oltre 450 esplosioni).

Nel corso degli anni il Paese centroasiatico ha dimostrato di agire con coerenza, decidendo di smantellare (con il supporto tecnico e finanziario degli USA e della Federazione Russa) l’arsenale presente nelle basi ex-sovietiche che, se conservato, avrebbe fatto del Kazakhstan il quarto Paese al mondo per numero di testate atomiche. La rinuncia allo status di potenza nucleare e la successiva adesione al Trattato di Non Proliferazione hanno consentito al Kazakhstan e al suo leader di porsi come interlocutori affidabili sullo scenario internazionale.

In un articolo pubblicato sul Washington Times proprio durante il Vertice de L’Aia, Nazarbaev si è pronunciato anche sulla necessità di modificare il Trattato stesso, rendendolo più aderente al mutato contesto politico attraverso un maggiore impegno da parte di USA, Federazione Russa, Cina, Francia e Gran Bretagna nella condivisione, sotto l’egida delle Nazioni Unite, delle informazioni e della tecnologia legate al nucleare civile che, a detta del Presidente, possono assumere un alto valore dal punto di vista dello sviluppo economico-commerciale2.

Sempre in occasione del Vertice, un’altra questione nell’agenda dei lavori è stata la cosiddetta “Banca del combustibile nucleare”, della quale il Kazakhstan è uno dei principali promotori. In accordo con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, il Paese centroasiatico (primo produttore al mondo di uranio) ha infatti proposto la realizzazione nella località di Ulba (nel Nord-Est del Paese) di un impianto in grado di produrre uranio a basso arricchimento (Low-enriched uranium, LEU) al fine di fornire “combustibile nucleare” a tutti quei Paesi interessati allo sfruttamento dell’energia atomica. A detta dei proponenti, il progetto avrebbe il vantaggio di assicurare l’uranio a prezzi di mercato (e, quindi, senza la necessità di costruire costosi impianti per la sua lavorazione) a quei Paesi che vogliono utilizzarlo per lo sviluppo pacifico dell’energia nucleare e, inoltre, consentirebbe alla comunità internazionale di evitare la proliferazione nucleare e l’emergere di situazioni critiche come quella iraniana e nord-coreana.

Proprio il confronto tra Astana e l’AIEA sulla Banca del combustibile nucleare è stato uno dei temi affrontati dal Capo dello Stato kazako con il Presidente statunitense Barack Obama nel corso di un colloquio bilaterale tenutosi a margine del summit. Nel comunicato congiunto rilasciato al termine dell’incontro è stato ribadito il sostegno degli USA al progetto della “Banca”. I due Paesi hanno inoltre confermato il loro impegno alla non proliferazione e al rafforzamento della sicurezza, con particolare riguardo al vecchio sito di Semipalatinsk e alla lotta al traffico illecito di materiale pericoloso3.

Come dimostrato dal vertice olandese, la questione nucleare rimane quindi una delle priorità della politica estera kazaka. In piena continuità con gli orientamenti stabiliti nei primi anni di indipendenza, quando lo scopo del Paese centroasiatico era lo smantellamento dell’arsenale atomico e la messa in sicurezza del sito di Semipalatinsk, Astana ha mantenuto inalterato il suo impegno per la non proliferazione e l’utilizzo pacifico dell’energia nucleare. Questo orientamento è stato confermato anche nel “Concetto di Politica Estera per il periodo 2014-2020” approvato da Nazarbaev nel mese di gennaio, nel quale, nel capitolo dedicato alla sicurezza regionale e globale, sono state individuate come azioni necessarie l’impegno per un mondo senza armi nucleari e altre armi di distruzione di massa, la partecipazione ai meccanismi internazionali per la loro messa al bando e distruzione e, infine, la creazione di nuove zone libere da armi nucleari4.


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