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Il vescovo dovrebbe fare le scuole serali: in educazione civica va male, molto male

Creato il 22 marzo 2014 da Cremonademocratica @paolozignani

Un vescovo alle scuole serali, anzi il vescovo, lui, lo scrittore di email malefiche a Sonia Alfano, Dante Lafranconi. Suona la campanella entra monsignore. Ha studiato monsignore? Anzi: hai studiato, Dante? Sì, il quinto dell’Inferno. Ma no, ho chiesto se hai studiato tu, non che cosa hai studiato!

Il prof può anche scherzare, la situazione non è per niente irriguardosa, a meno di perdersi nei ghirigori delle ecellenze e delle cineserie cattoliche. Non ha condotto il condottiero Lafranconi una battaglia ardita per la maggior cultura dei cattolici diocesani? E allora proprio lui scivola sulla buccia di banana di questione etica semplice, che però rovina la vita perché male interpretata a masse di giovani gay? E allora suoni la campanella, si studi la Costituzione, il diritto pubblico, la storia delle lotte civili contro le pazzesche disuguaglianze che hanno intorbidato questo “opaco atomo del male” (così la Terra in Pascoli) con la compiacenza della Chiesa cattolica (e altre religioni). No, la religione non è l’apice dello spirito umano, è la razionalità consapevole, non la fede che si agita tremebonda nel buio dell’umana fragilità. Usciamo dalla caverna della fragilità, e basta con le geremiadi!

A scuola ci si dovrebbe tornare sempre volentieri, non è una punizione ma una opportunità in particolare per chi posa per il calendario delle autorità, come il Lafranconi. Il problema è che fede o non fede, religione o no, non si può far finta che i diritti umani non esistano e che gli uomini non siano tutti uguali. Anche gli omosessuali. L’orientamento sessuale non è nemmeno riconoscibile. Se l’interessata/o non lo rivela, solitamente non lo si capisce nemmeno. Se il soggetto non è diventato oggetto di discriminazione, emarginazione, bullismo, violenza psicologica, non è cresciuto nella sofferenza e vive più o meno con i problemi di tutti. Infatti l’omosessuale lavora, paga le tasse, ma non perché è gay, bensì perché è un cittadino onesto. Se due di loro onestamente convivono che importa al vescovo? Dove il danno? Nel Vangelo ci sono situazioni di affetto fra persone dello stesso sesso. Tra gli stessi preti ci sono gay che guardano il vescovo in un certo modo e non lo invidio ma non è certo questo il problema del popolo italiano, lo è solo per il monsignore. Non è una malattia l’omosessualità se non nella fantasia un po’ bacata di qualcuno. Nessun medico riscontra una malattia simile, tanto meno l’organizzazione mondiale per la sanità.

Il vescovo Dante vuole impedire che essi convivano? Che adottino? Vuole che i minori finiscano nella rete dell’affido molto vantaggiosa per alcuni, un vero affare, un’occasione di autopromozione, ma eventualmente viziata, con affidi che durano sei o otto anni? Vogliamo credere che la famiglia tradizionale uomo-donna funzioni bene? A colpi di femminicidio e delitti in famiglia? Separazioni, divorzi e nuove povertà?

No. Allora tanto vale tornare a scuola. Tanta scuola, sempre e per non discriminare.


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