Il Vesuvio

Da Giuseppe Capone

Vesuvio

Chi  dice  Vesuvio,  dice  Campania.  “‘A Muntagna” è il nome con cui i napoletani chiamano  il vulcano  più  famoso  del mondo, il simbolo della città, che chiude con la sua forma perfetta il golfo di Napoli. Sul cono maestoso domina un’atmosfera inquietante  e  suggestiva. Un paesaggio tormentato, di bellezza selvaggia, attende l’escursionista; e il panorama  dall’alto del vulcano  spazia dalla penisola sorrentina a Capo Posillipo, regalando emozioni uniche ed indimenticabili, in particolare con le tenui luci dell’alba o con quelle intense del tramonto. Il Vesuvio è l’unico vulcano attivo dell’Europa continentale e anche uno dei più pericolosi al mondo, poiché il territorio ai suoi piedi è densamente popolato: le case arrivano  fino  a  700  metri  di  altezza.  

 Versante del monte Somma

La vetta a sinistra è il Monte Somma (1133 metri), quella a destra il Cono Vesuviano (1281 metri). Sono separati da un avvallamento denominato Valle del Gigante, suddiviso a sua volta in Atrio del Cavallo a ovest e Valle dell’Inferno a est. Gli antichi avevano dimenticato che si trattava di un vulcano ed il Vesuvio era noto solo per i vini eccellenti e per la folta vegetazione che ricopriva la sommità, ma divenne improvvisamente celebre con l’eruzione del 79 d.C., durante la quale intere città, tra le quali Pompei ed Ercolano, vennero distrutte.L’ultima eruzione, filmata dalle truppe alleate, avvenne nel 1944. Da allora il vulcano è entrato in una fase di quiescenza. Nel 1991 è stata decretata l’istituzione del Parco Nazionale del Vesuvio, dichiarato dall’Unesco  “Riserva  Mondiale  della Biosfera”: esso comprende tutta l’area del vulcano, il grande sistema archeologico di Pompei, Ercolano, Oplontis, e il Miglio d’Oro con i più splendidi esempi di ville del ’700 e dell’800. Quanto alla flora il Vesuvio si presenta arido e assolato, con una tipica vegetazione mediterranea, pinete artificiali e boschi di leccio. Il Monte Somma è più umido,  con  boschi  misti  di  castagno, querce, ontani, aceri e lecci; tra questi s’incontra, raramente, la splendida betulla, presenza insolita in ambito mediterraneo. Da segnalare anche l’alto numero  di  orchidee,  ben  23  specie,  e  la ginestra cantata dal poeta Giacomo Leopardi. 

Scavi di Ercolano

Anche la fauna del Parco è particolarmente ricca e interessante. Molti itinerari percorrono il Parco, diversi per i paesaggi che attraversano e per l’impegno richiesto. L’Ente Parco del Vesuvio ha realizzato,  per  quanti  amano  il trekking, 9 sentieri, dotati di quattro tipi di segnaletica: agricolo (sentiero 7), panoramico (6), educativo (9) e circolare (dall’1 al 5 e 8). Ma la scalata ‘storica’ è la salita al cratere, che parte da Ercolano ed è lunga 4 chilometri; in circa 3 ore si arriva a quota 1170 metri, dove si apre  la voragine  impressionante  del cratere, del diametro di 600 metri e profonda 200 metri. Questa salita l’hanno fatta  in  tanti:  da  Cechov, che  la  visse come un tormento (“Che martirio salire sul Vesuvio! Cammini, cammini, cammini e la vetta è ancor sempre lontana”)a Chateaubriand, il più audace (“Eccomi in vetta al Vesuvio. Scrivo seduto sulla sua bocca e sono pronto a scendere in fondo al cratere”). E’ altresì possibile salire con bus o automobili. Le vie d’accesso più comode partono  da  Ercolano,  Ottaviano  e Somma Vesuviana. La strada che sale da  Ercolano  è l’itinerario  più  interessante sia per le meravigliose  vedute sul golfo che per l’ambiente naturale suggestivo. Il primo tratto di strada sale attraverso i vigneti. 

Ottaviano

Da quota 1017 metri si deve proseguire a piedi, su un sentiero segnato  su  scorie  laviche  che giunge all’orlo del cratere. L’agricoltura vesuviana, grazie al suolo lavico ricco di minerali, all’ottimo drenaggio e al clima mediterraneo, è unica per varietà di produzioni e per originalità di sapori. Prodotti tipici sono le albicocche, le ciliege, e i famosi pomodorini a piènnolo (a pendolo). Alle  falde del  vulcano sono  coltivate l’uva Falanghina del Vesuvio, la Coda di Volpe (chiamata localmente Caprettone) e il Piedirosso del Vesuvio, dalle quali si ricava il famoso Lacryma Christi, un vino dall’odore gradevolmente vinoso e dal sapore secco e aromatico. L’ottima  uva  catalanesca  da  tavola  si coltiva alle falde del Monte Somma, ed è molto diffusa la produzione del miele.  Una menzione a parte merita l’Osservatorio Vesuviano, la più antica istituzione scientifica dedicata allo studio dei vulcani: fu fondato nel 1841. La sede originaria, un elegante edificio di gusto neoclassico, è sul Vesuvio, tra Ercolano e Torre del Greco, a 608 metri di quota. Attorno al 1970 in seguito alla costruzione poco più a valle di un edificio più consono alle esigenze della ricerca moderna, la cosiddetta sede storica diviene naturalmente  il  luogo  destinato  alla conservazione delle preziose collezioni mineralogiche, strumentali e artistiche, oltre che di una ricca biblioteca storica; queste, organizzate nella forma di mostra permanente, conducono il visitatore attraverso un affascinante percorso nel mondo dei vulcani. Torre del Greco è inoltre sinonimo di corallo da quasi due secoli. I famosi maestri artigiani creano ancora ornamenti splendidi  lavorando  questo  materiale preziosissimo. Un’altra tradizione antica è la lavorazione di lava del Vesuvio: una pietra dura, compatta, di colore nero ma in grado di assumere sfumature dal grigio all’argento.

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