Con questo film d'animazione gli autori vogliono omaggiare i grandi classici Disney di una volta con numerosi rimandi, senza però scadere nel mero citazionismo privo di fondamento: da Il Re Leone (ovvi i richiami al film di Minkoff) a Bambi passando per Dumbo e anche per Biancaneve e i sette nani, Il viaggio di Arlo non si dimentica nemmeno delle innovazioni visive apportate al cinema d'intrattenimento dal Re Mida di Hollywood Steven Spielberg, omaggiandolo con un paio di ammiccamenti ai famosi Lo Squalo e Jurassic Park (indispensabile, quest'ultimo, visto che la materia principale del film sono i dinosauri). Impossibile, inoltre, non citare la voglia di sconvolgere il pubblico di riferimento: quanti film per bambini possono vantare il pregio di mettere in primo piano coleotteri decapitati a morsi, ginocchia gonfie e sofferenti, capocciate continue, inquietanti tempeste preistoriche e personaggi che vengono continuamente travolti da fango e acqua? Per non parlare della forza con cui vengono enfatizzate le ansie e le paure di Arlo: dal passato che continua a ritornare e che va necessariamente affrontato, al senso di inadeguatezza che il dinosauro prova nei confronti del mondo, il tutto evidenziato dalle folgori che si rispecchiano negli occhi spaventati del piccolo brachiosauro. Ruoli invertiti, infine, tra umani e animali poiché, se nei vecchi film a cui questo si ispira l'animale antropomorfo regnava sovrano senza l'intrusione dell'uomo, o al massimo era soggiogato da quest'ultimo, in questo lavoro la situazione si ribalta ed è Spot l'animale domestico del dinosauro, metafora di un fato che ci ha eletto a specie dominante sul pianeta per una puramente fortuita casualità di eventi. I due, ignari del what if che stanno vivendo, imparano a convivere, collaborare e comunicare, utilizzando mezzi attraverso i quali non servono parole, ma che riescono comunque a permettere ad entrambi di confrontarsi, capirsi e raccontarsi reciprocamente. E, signori, se questo non è Cinema, ditemi voi cos'è.
Con questo film d'animazione gli autori vogliono omaggiare i grandi classici Disney di una volta con numerosi rimandi, senza però scadere nel mero citazionismo privo di fondamento: da Il Re Leone (ovvi i richiami al film di Minkoff) a Bambi passando per Dumbo e anche per Biancaneve e i sette nani, Il viaggio di Arlo non si dimentica nemmeno delle innovazioni visive apportate al cinema d'intrattenimento dal Re Mida di Hollywood Steven Spielberg, omaggiandolo con un paio di ammiccamenti ai famosi Lo Squalo e Jurassic Park (indispensabile, quest'ultimo, visto che la materia principale del film sono i dinosauri). Impossibile, inoltre, non citare la voglia di sconvolgere il pubblico di riferimento: quanti film per bambini possono vantare il pregio di mettere in primo piano coleotteri decapitati a morsi, ginocchia gonfie e sofferenti, capocciate continue, inquietanti tempeste preistoriche e personaggi che vengono continuamente travolti da fango e acqua? Per non parlare della forza con cui vengono enfatizzate le ansie e le paure di Arlo: dal passato che continua a ritornare e che va necessariamente affrontato, al senso di inadeguatezza che il dinosauro prova nei confronti del mondo, il tutto evidenziato dalle folgori che si rispecchiano negli occhi spaventati del piccolo brachiosauro. Ruoli invertiti, infine, tra umani e animali poiché, se nei vecchi film a cui questo si ispira l'animale antropomorfo regnava sovrano senza l'intrusione dell'uomo, o al massimo era soggiogato da quest'ultimo, in questo lavoro la situazione si ribalta ed è Spot l'animale domestico del dinosauro, metafora di un fato che ci ha eletto a specie dominante sul pianeta per una puramente fortuita casualità di eventi. I due, ignari del what if che stanno vivendo, imparano a convivere, collaborare e comunicare, utilizzando mezzi attraverso i quali non servono parole, ma che riescono comunque a permettere ad entrambi di confrontarsi, capirsi e raccontarsi reciprocamente. E, signori, se questo non è Cinema, ditemi voi cos'è.
Potrebbero interessarti anche :