Spiega Concita De Gregorio nel prologo che la sua intenzione era scrive un libro sul lavoro e sull'assenza di lavoro - almeno di lavoro degno di questo nome - e sulle relative frustrazioni e disillusioni. Così, da brava giornalista qual è, ha cominciato a raccogliere storie, a dare voce a chi solitamente voce non ha.
Solo che su questa strada il libro è diventato un'altra cosa. O forse è lei stessa che dalle storie è stata sospinta altrove. Come se si fosse incamminata a ritroso, verso le radici della rabbia.
Ne è venuto fuori un affresco, un canto corale della rabbia dei nostri tempi, della rabbia che è marea crescente, della rabbia che ha perso la presa non solo sul presente ma anche sul futuro e non sa più a che santo votarsi, della rabbia che diventa ancora più rabbia perché pare che non ci sia nessuno che le presti davvero ascolto, tranne servirsene di tanto in tanto.
Rabbia che è invettiva, fin dal titolo, fortissimo, di questo libro: Io vi maledico. Rabbia che, chissà, potrebbe diventare anche altro, come nella bella poesia - non solo per bambini - di Bruno Tognolini.
La rabbia giusta, quella che ha ragione, si chiama indignazione.
In attesa, ci incamminiamo con Concita De Gregorio, in questo viaggio doloroso e inquieto per il nostro paese.