Dante (Rosario Cittadino) e Beatrice (Enza Mirabelli)
di Pasquale Allegro Tre serate di luglio, nello scenario da favola del Parco Mitoio di Lamezia Terme, in un anfiteatro a ricamo delle pendici della montagna, per uno scambio di corrispondenze tra natura e letteratura, per uno spettacolo che esprima in movimenti e canti i versi dell’incommensurabile Divina Commedia: si tratta de “Il viaggio di Dante”, portato in scena dall’associazione culturale G.A.L.A., per la regia di Roberto Panzarella, e un cast di giovani e professionisti ad assaporare la brezza di un audace impulso artistico.Serata di inconsueta frescura, con il pubblico numeroso (tre serate sold out, a più di mille spettatori a sera) a mormorare nei golfini l’attesa dell’evento, perché di evento si tratta quando si desidera restituire stralci del più bel libro della letteratura universale. E niente può rispecchiare più di quei gradoni dell’anfiteatro - per l’occasione non più sedute per gli spettatori ma vero e proprio palcoscenico - la salita tra i gironi del percorso dantesco.Virgilio (Benito Pugliese)
È un musical, con gli attori a intonare quei versi immortali sulla strada (quel cammin di nostra vita; quella porta che non lascia sperare) che dall’Inferno porta al Paradiso, con un premuroso Virgilio (interpretato da Benito Pugliese) a guidare un compassato Dante (Rosario Cittadino), nella scoperta di un viaggio all’insegna della contrizione e dell’empatia con la sofferenza di tante e celebri anime dannate. Fantastici i costumi, notevole la scenografia di Maurizio Grillo. Come quando da dietro le siepi naturali dello scenario arriva Caronte (Andrea de Munno), voce cavernosa a traghettar dannati, mentre il timore di Dante contrasta il giubilo di fiamme che lambiscono i personaggi in un balletto di costumi rossi e gialli, delle giovani ballerine della Scuola di Danza Giselle a disegnar movenze in un’atmosfera di strepitio e sgomento.il conte Ugolino (Domenico Aquilino)
Ulisse (Giuseppe Paradiso)
E così calcano le scene Paolo e Francesca (la voce duttile di Francesca Cittadino), i giovani amanti assassinati per incesto o per troppo amore, quando galeotto fu leggere del bacio tra Lancillotto e Ginevra; il conte Ugolino(Domenico Aquilino) a divorare il capo di Ruggeri, in un costume insanguinato che impressiona davvero nel restituire l’intera dannazione di quell’atto; il Pier della Vigna (Stefano Vasta) tra i suicidi imprigionati nelle fattezze di albero, loro che violentemente strappato il corpo all’anima hanno braccia ramificate e secche a implorare invano un solo attimo di ritrovata umanità; e poi ancora Ulisse (Giuseppe Paradiso), l’eroe del mondo classico, tra i dannati perché autore ingegnoso ma ingannevole per Troia, che ai due inaspettati ospiti Dante e Virgilio intona le sue gesta, malgrado il fuoco, malgrado tutto ciò che gli sia rimasto è solo la Storia, che però non brucia mai. E poi si arriva lassù, a Beatrice (il soprano Enza Mirabelli nella prima serata, poi Santina Mano), e il coro degli angeli si fa così impetuoso che, dopotutto, la condanna ad assistere allo spettacolo con un freddo estivo che ti entra nelle ossa diventa un contrappasso lieve.Pier della Vigna (Stefano Vasta)
da "L'Ora della Calabria", luglio 2013