Capanne, sentieri, recinti, stalle per animali e locali commerciali; nelle vicinanze potrebbe esserci anche una necropoli. Tutte queste costruzione risalgono all’Età del Bronzo e sono state costruite circa quattromila anni fa, a Nola, in provincia di Napoli. Quando potete vedere i resti di una civiltà passata? Mai, perché non ci sono fondi. La risposta sembra essere sempre la stessa, eppure questa motivazione, insieme con la carenza di personale, non è mai stata più appropriata.
museo archeologico di Nola
Il villaggio preistorico di Croce del Papa, soprannominato la Pompei dell’Età del Bronzo, è stato scoperto nel 2000. Da subito ha richiamato l’attenzione di archeologi e studiosi provenienti dalle più disparate zone del mondo, per una peculiarità specifica, ossia il modo in cui si è conservato. Il sito archeologico, vasto più di 1400 metri quadri, fu seppellito dall’eruzione del Vesuvio, detta delle Pomici di Avellino. Fin qui penserete, nulla di nuovo. Eppure le capanne del luogo si sono conservate, come immortalate da una fotografia, attraverso il loro calco nel fango rappreso e nella cenere che le ha incorporate. Questa scoperta, che ha permesso di trovare impronte di cerali, resti vegetali e floreali, oltre a manufatti e utensili domestici, ha consentito una profonda conoscenza di un periodo storico passato, dalla costruzione degli insediamenti, all’orditura dei tetti e gli spazi abitativi. Addirittura nel 2002 è stato ritrovato anche lo scheletro, perfettamente intatto, di un cane, insieme con altri piccoli scheletri di un topo e di una lucertola, oltre a quattro scheletri di capre gravide. Molti dei resti trovati, sono tutt’oggi visitabili nel museo archeologico locale. Immediatamente vengono portate alla luce quattro isole abitative e nel 2005 il sito di Croce del Papa apre al pubblico, seppure scoperto solo in parte. Dopo pochi mesi, in cui vi è record di visitatori, iniziano le prime infiltrazioni dalla falda acquifera.
villaggio preistorico sommerso
Dopo quattro anni, la situazione diventa ingestibile, nonostante l’intervento delle pompe idrovore l’acqua aumenta e, aiutata dal fango, copre sempre più i resti della Pompei dell’Età del Bronzo. Secondo la Soprintendenza archeologica costruire un impianto idraulico che svuoti l’acqua costerebbe trecentomila euro l’anno, senza contare le spese di personale e gestione. Una somma decisamente troppo onerosa. È per questo che, nel 2014, si decide di interrare nuovamente il villaggio preistorico con quattro metri di terra, spendendo seicentocinquantamila euro. Per permettere, in ogni caso, ai visitatori di godere della bellezza del sito archeologico, la Soprintendenza, avuto il via libera dall’Istituto Superiore per la conservazione e il restauro del Ministero per i beni culturali, ha deciso di costruire, una copia in scala 1:1 ossia a grandezza naturale, delle capanne rispettando la stessa posizione delle originali. Prima di interrare l’area di Croce del Papa un’equipe di archeologi subacquei ha quindi preso un calco di un’abitazione. L’obiettivo è di costruire un parco archeologico che prevede anche la realizzazione ambientale e paesaggistica dell’epoca preistorica, accompagnata da numerosi pannelli esplicativi. Nel progetto finanziato sono previsti anche spazi verdi, strutture di tipo didattico, scientifico e divulgative che daranno vita a un museo all’aperto. Non resta che sperare che, in futuro, qualcuno metta a disposizione i soldi necessari per poter vedere l’area originale piuttosto di una semplice copia.
Fonti: Roberto Ippolito, “Il bel paese maltrattato: Viaggio tra le offese ai tesori d’Italia”, Milano, Bompiani, 2010; Andrea Battistuzzi, Tiziana Guerrisi, “Nola, mancano i fondi: sotterrata la città preistorica che stupì il mondo” in “Corriere della Sera”, 2014; Carmela Maietta, “Nola. Il villaggio preistorico scompare, ma c’è il suo «clone virtuale»”, in “Il Mattino”, gennaio 2014.