A ogni modo, Il Virus dell'Odio, è un romanzo che prende sin dalle prime pagine, anche se forse il paragone con una pellicola cinematografica quale 28 giorni dopo mi pare eccessiva.
[Attenzione: Contiene Spoiler] E' un giorno qualunque. Danny fa la sua solita vita. Un lavoro odioso con colleghi a malapena sopportabili, una vita casalinga ammanettato a tre figlioletti piccoli e scalmanati, a una moglie che ormai è diventata più pratica che affettuosa, e a un suocero che non sopporta. Vita normale, comune a quella di innumerevoli altre famiglie. Solo che attorno a lui si sta scatenando qualcosa di nascosto. Prima un gesto violento di un singolo, per strada, per caso... forse il solito pazzo. Poi una rissa a un concerto, dove lui e sua moglie vanno per cercare di riappropriarsi della propria vita, lasciando i figli, per una sera, dal nonno. Poi un guidatore impazzito che investe un pedone. Una rissa in un pub. Un poliziotto che comincia a sparare alla folla. Una bambina che aggredisce e uccide la propria madre... La violenza si scatena con una escalation incomprensibile e inarrestabile. Tutti osservano le notizie in televisione, si chiudono in casa, fanno incetta di viveri. Poi, una mattina, Danny si sveglia e scopre negl'occhi di suo suocero un odio sfrenato. L'impulso è quello di difendersi da quell'odio. Basta un solo gesto del vecchio affinché Danny gli salti addosso e lo uccida. Sua moglie lo vede, si spaventa, prende i figli... scappa. Li chiamano Haters, coloro che odiano e uccidono a sangue freddo. Danny è diventato uno di loro... ma lui non odia, si sente in pericolo, minacciato, è per questo che uccide. Là fuori ha infatti inizio una guerra tra Haters e "normali". Si dice che gli Haters siano pochi... ma non è poi così vero. Nessuno sa cosa sia successo veramente, cosa abbia scatenato tutto ciò... ma la guerra è iniziata.
Il libro scorre veloce. E' forse più intrigante nella prima parte, mentre nella seconda, per quanto tenti di essere intimista, tenti di definire i pensieri di un Hater, perde mordente, e acquista una narrativa macabra. Moody è abile con le parole. Tutto si concentra sui pensieri di una sola persona, ma allo stesso tempo descrive con precisione ciò che accade nel mondo, le insicurezze, e le domande prive di risposta. La psicologia umana è ben disegnata, lo stile narrativo è asciutto... forse leggermente piatto, non perfetto nel far uscire l'emotività. E' comunque convincente e piacevole nella lettura. Di sicuro, però, bisogna essere propensi a una narrativa che non lesina cadaveri e corpi massacrati grondanti di sangue. Sconsigliato alle persone impressionabili. Consigliato a chi cerca qualcosa di nuovo rispetto ai soliti zombie.
La pubblicazione è un Urania classico. Le copertine di Urania mi piacciono molto. La carta è economica, attraverso cui si vede il contenuto della pagina retrostante. Ciò, comunque, non affatica la lettura. L'odore è quello di una colla di strada, così come la carta è impregnata di vita, umidità, smog, freddo, caldo... tutto ciò a cui è sottoposto un libro appeso all'aperto, in un'edicola, giorno dopo giorno. A me piace questo odore.