Il vizio del pallone

Creato il 26 agosto 2011 da Swelkor

Scandalizzati dallo sciopero del Calcio, gli italiani ritornano con i piedi per terra e smettono di idolatrare giovanotti prestanti carichi di milioni, viziati e strapagati.
La colpa di questo sciopero della vergogna, tuttavia, va ricercato in ciò che noi comuni cittadini, persone “da mille euro al mese”, abbiamo costruito in decenni di calcio, di stadio, di tifo. La colpa dei vizi, delle lamentele, dei pianti di bambinoni ultraventenni e, spesso, ultratrentenni, va ricercata in ciò che abbiamo fatto credere loro di essere: degli eroi.

La società concede pochi spazi per lo svago, tra lavoro e famiglia, ci sono pochi momenti per rilassarsi o poter sfogare la rabbia repressa. Ecco in aiuto dell’uomo la più grande delle passioni, lo sport, con il più popolare (In Europa) dei suoi figli: il calcio.
Fiumi di tifosi ogni settimana (ultimamente tutti i giorni della settimana, quasi) si riversano negli stadi, nei pub, si adagiano sui divani delle case, loro o di amici, per tifare, urlare, arrabbiarsi, esultare, litigare e, spesso, scaricare rabbia repressa, vedi fenomeno Ultras. Questo ha fatto in modo che gli attori principali, i calciatori, vivessero in un mondo fatato, contornato di belle ragazze, soldi, molti soldi, bei locali, grandi macchine e vita facile. Troppo facile, specialmente per quelli cresciuti in periferie disagiate (chiedere ai brasiliani delle favelas, per fare un esempio). La colpa va ricercata in noi stessi, che quei privilegi glieli abbiamo concessi, quel mondo lo abbiamo costruito giorno per giorno, abbiamo fatto in modo che loro diventassero modelli di vita, che gli si perdonassero le sciocchezze più grosse con una semplice tirata di orecchie o con l’obbligo di comparire in conferenza stampa per chiedere scusa, per andare infine via con la R8 nuova di zecca.
Ora ci scandalizziamo tutti perchè persone che guadagnano svariati milioni all’anno lamentano il fatto di non poter giocare con gli amici in caso di esclusione dalla rosa, oppure perchè in un tempo di recessione totale, dove per i loro stessi tifosi viene difficile acquistare un biglietto per una partita, loro devono versare una sovrattassa in quando privilegiati. Poniamo invece la questione: Vale ancora la pena seguire il Calcio? Pagare Euro sudati per abbonamenti a stadio e televisione per vedersi ripagati con scarso impegno nelle partite “Non di cartello” o con scioperi offensivi?

Al volgo l’ardua sentenza.

Flavio Coraglia

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