Il volto oscuro di alcune tonache

Creato il 22 febbraio 2012 da Upilmagazine @UpilMagazine

UP 4 - p.14

A volte il fruscio delle tonache dice più di un leggero suono. Tradisce l'apertura di un'anima blindata da una veste. L'abito talare è espressione di fede convinta, di devozione totale verso Cristo. Chi lo indossa conosce il proprio cammino e sostiene quello degli altri. Basta poco. Un cenno di capo, una mano tesa, l'ascolto di una confessione per proiettarsi ed alleviare la sofferenza altrui. Basta anche un monito per condannare ed una sola parola per redimere. Tutto nella coscienziosa consapevolezza di poterlo fare, perché la Chiesa è chiamata a svolgere questo compito. I prelati hanno l'autorità morale per farlo. A volte, qualcuno, dovrebbe avere anche la dignità di mantenersi a schiena dritta di fronte ai vizi e alla perdizione. Conosce la parola di Dio, quindi, dovrebbe avere la forza di non cadere in tentazione. Se mai dovesse esserci una tentazione. Loro sono le nostre guide spirituali, cosa buona e giusta. Eppure quando, a volte, le loro tonache scivolano nel silenzio di sacrestie e corridoi deserti, riuscendo così a portare via le sillabe da labbra indifese, qualcuno di loro dimentica di essere quello che dovrebbe essere. Peccato. La fede e l'etica cristiana rendono sano, forte e davvero libero l'amore. Abusare di qualcuno è un reato. Farlo poi in nome dell'amore è una follia. Quante parole occorrono prima di sistemare le tonache e abbandonarsi senza peso sui pavimenti marmorei dell'indulgenza? Non saprei. Quanta forza serve per non perdersi lungo il cammino della fede? Tanta. Allungare il passo verso ciò che non si può aprire è come tenersi in disparte da ciò che è la vita, per meglio viverla. In segreto. Il volto oscuro di alcune tonache ha segreti? Talvolta si: inconfessabili! Il clero accoglie le sue pecorelle smarrite, le perdona, le aiuta a ritrovare il profondo rispetto per se stesse e per Cristo. Lo fa senza alzare la voce, senza divieti. Lo fa parlando nelle loro stanze, silenziose. Quasi protette. Per mettere a tacere, per evitare lo scandalo, la vergogna. Il buco della serratura è piccolo, ma la luce filtra uguale. Basta un fruscio per sapere e capire. Ed è proprio l'amore nel senso nobile del termine, la comprensione, il perdono, la fede salda che rendono intramontabili queste tonache. Perché la loro esistenza è lunga come la storia. Perché la capacità di ascoltare, capire e perdonare deve essere sempre la loro stella polare. Perché il patto fatto con la Chiesa e Dio non ammette cedimenti, né tentennamenti. Perché mai come in questo momento così convulso, in cui molti valori sono smarriti e sembrano predominare precarietà e fragilità, rendendo così inquiete le nostre vite, c'è bisogno di quella parola. Perché se è fede per chi crede, può aprire la porta della speranza per chi credente non è. Un ruolo non irrilevante, per chi veste l'abito talare. E non si può non esercitarlo con senso della missione. Con trasparenza. Limpidità.

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