Il voucher del lavoro grigio

Da Brunougolini

Nella giungla del lavoro ecco il voucher del lavoro grigio. Non ci sono solo le lotterie dei supermercati che offrono come premio un posticino di lavoro. Non ci sono solo i lavori a progetto, i lavori a chiamata, i lavori in affitto. Esistono da qualche tempo anche i buoni lavoro. Uno va dal tabaccaio e li compra. Oppure va sul sito Inps e trova i moduli necessari da 10, 20 o 50 euro. Con quei «buoni» gli «utilizzatori finali», così li ha chiamati a suo tempo la circolare del ministro del Welfare potranno pagare manodopera occasionale, a buon prezzo. Sarebbe, secondo il ministro, un modo per combattere il lavoro nero. I salariati con voucher sarebbero lavoratori in grigio perché, a differenza dei neri, avrebbero una minima tutela previdenziale e assicurativa. Un’occasione appetitosa per tanti costretti a cercare un’occupazione qualsiasi: studenti, casalinghe, giardinieri, babysitter, dogsitter, insegnanti, pensionati, lavoratori in cassa integrazione o in mobilità o disoccupati, persino gli stranieri. I datori di lavoro potranno essere privati, aziende, imprese familiari, agricoltori, enti locali. Nessun rapporto tra il valore del buono (10 euro lordi) e una qualunque durata della prestazione resa dal lavoratore (un ora? 20 ore?). 
Ecco perché la solita Cgil ha visto nella scelta un’altra insidia per i contratti collettivi nazionali. C’è poi, naturalmente, chi, tra gli imprenditori, sotto la sferza della crisi, ha approfittato subito di queste nuove disposizioni trasformando i lavoretti occasionali (in nero) in lavori impegnativi abbastanza duraturi ma pagati con i buoni occasionali (in grigio).
È anche di fronte a questa realtà in movimento che un giovane amico informatico mi ha confessato di aver capito poco del dibattito acceso sul famoso contratto unico. Lui che rinnova il suo rapporto di lavoro di tre mesi in tre mesi (con possibile libera sospensione, assimilabile a un licenziamento), sarebbe ben lieto di avere almeno tre anni sicuri, con tutti i diritti e le tutele. Però si chiede: il mio padrone sceglierà una formula simile così costosa o non preferirà andare avanti come ora? Oppure il contratto unico per i novizi del lavoro sarà proprio unico, nel senso che seppellirà le innumerevoli altre forme contrattuali? E dopo i tre anni se il padrone mi licenzierà non è che potrà riassumermi facendomi fare i tre anni di gavetta all’infinito? E chi darà il via a tale riforma? L’attuale governo? Oppure trattasi solo di elaborazioni futuristiche? Sono domande di giovani che vorrebbero risposte anche parziali ma sicure. Sostenute da un movimento capace di costruire un blocco sociale capace di incidere su quell’altro blocco maggioritario che sostiene l’attuale maggioranza di centrodestra.