Si calcola che siano almeno 67mila cattedre.
La sentenza accoglie un ricorso presentato dalla Cgil scuola e una serie di gruppi di scuole e di genitori. Un brutto colpo non solo per la Gelmini, ma per l’intero governo che a questo punto sarebbe chiamato a ripristinare i posti cancellati rinunciando in tal modo ai risparmi di bilancio programmati.
Il Tribunale amministrativo (sentenza 3251 depositata il 14 aprile 2011) ha ritenuto che il ministero dell’Istruzione, prima di disporre la determinazione degli organici, avrebbe dovuto seguire la procedura indicata dall’art. 22 della legge 448/2001 che prevede la previa consultazione delle Commissioni parlamentari, anziché avvalersi, come avvenuto, delle successive indicazioni contenute nell’art. 64 della legge 133/2008 sulla razionalizzazione del sistema di istruzione.
Un chiaro vizio di forma, dunque, che ha portato ora all’annullamento dei decreti interministeriali con i quali sono stati determinati gli organici dei docenti per i primi due anni scolastici del triennio di tagli disposti nell’estate 2008 dalla legge 133 sulla riforma del sistema di istruzione. E adesso sono in gioco addirittura le due finanziarie che su questi risparmi facevano conto in maniera determinante.
Che cosa succederà ora? Difficile fare previsioni, ma è certo che la posta in gioco è talmente alta che il governo dovrà ricorrere a qualche provvedimento eccezionale per rimediare. (Il Fatto Quotidiano)
La cosa più sconcertante è però la disinvoltura e assoluta leggerezza con cui la Gelmini si rapporta ai problemi che affliggono la scuola italiana: tagli, tagli, tagli. Senza seguire le regole più elementari di una democrazia, che in questo caso consistono nella consultazione degli organi preposti - quali le commissioni parlamentari - nell'ambito di decisioni che incidono sul sistema scolastico nazionale.