In un articolo letto tempo fa si sosteneva che in un Giallo la cosa che conta meno è scoprire l’assassino.Che sia il maggiordomo, la moglie, l’amante o il vicino di casa infatti poco importa. Ciò che rende il Giallo unico come genere sono i suoi personaggi trasformati in pezzi di un puzzle ambiguo e misterioso che, nel momento in cui sembrano combaciare perfettamente, non esitano a rivelare un lato oscuro che la penna dello scrittore aveva sapientemente taciuto al suo lettore.Decisamente interessante e sapientemente costruito è Polvere di Diamante di Ahmed Mourad, edito da Marsilio, il mio consiglio per i Giallisti: i lettori da ombrellone dallo sguardo guardingo.
Ho conosciuto Mourad grazie a un articolo del Corriere della Sera dove lo scrittore, ex fotografo di Mubarak, parlava del suo popolo e del suo Egitto relegato eternamente in un passato che fa invidia al mondo e dal quale non riesce a liberarsi. Quando pensiamo all’Egitto, infatti, ci viene in mente l’enigma delle piramidi, il fasto dell’epoca dei faraoni e la bellezza di Cleopatra, ma soprattutto un popolo fermo, immobile, cristallizzato in quel passato che ha ereditato.Degli umori, le esigenze e le problematiche dell’Egitto contemporaneo poco ci viene raccontato, ma soprattutto poco ne vogliamo sapere. Ed è qui che ci vengono in aiuto Mourad e il suo romanzo che, attraverso le vicende di Taha, Sara, Hussein e Walìd Sultàn ci accompagnano per mano in Egitto vivo e con esigenze, malumori e problematiche che non sono poi così tanto lontane da quelle del Belpaese.Ciò che ho maggiormente apprezzato in questo romanzo infatti è stata la totale immersione della vicenda all’interno del contesto storico-sociale. Gli omicidi, i misteri e le ombre che si addensano sui nostri protagonisti sono figlie del loro tempo. La personalità e le azioni dei nostri personaggi sono fortemente influenzate dai quei luoghi e da un Egitto che, finalmente, viene vissuto e non solo raccontato. Il fascino e il mistero tipico del genere, quindi, vengono inseriti non solo all'interno della struttura narrativa, ma anche nell’animo dei personaggi stessi che diventeranno oggetto di indagine. Il lettore, infatti, grazie alla sapiente penna di Mourad, imparerà a conoscerne luci e ombre. Ho molto apprezzato, inoltre, la volontà dell’autore di mostrare il lato oscuro dei personaggi positivi, mentre nei confronti di coloro che agiscono perché spinti dal puro interesse, non ha mai mostrato compassione. Considerando infatti il contesto storico-politico in cui questi personaggi si muovono trovo sia giusto mostrare corruzione, vizio e lascivia per quello che sono, senza alcuna spiegazione che faccia da “palliativo”.Mourad quindi filtrerà ogni vicenda attraverso il credo, gli usi e i costumi dell’Egitto contemporaneo e quegli umori ed esigenze che pulsano sotto le macerie del suo passato.L’arma del delitto, infine, ci restituisce il fascino del giallo classico e aggiunge un pizzico di mistero ad un romanzo così tanto ancorato alla realtà.Unica pecca è il finale. Avrei preferito infatti un finale aperto, che mi aiutasse a tenere vivo il ricordo di Taha e gli altri protagonisti del romanzo.Polvere di Diamante quindi è uno di quei romanzi che inizi a leggere mentre sei in viaggio e termini sotto l’ombrellone. Una lettura estiva intrigante e stimolante.Buona lettura e... buon viaggio!Alla prossimaDiana