Il...Misundestanding!

Creato il 28 gennaio 2011 da Junerossblog
Aaarghhhh! Odio il misundestanding!
Quell'escamotage, usato e strausato, nonché abusato dalle scrittrici nei romanzi rosa, quando non trovano ispirazione per una storia d'amore.
Avete presente?
Lei ama lui da una vita, ma sentendosi una cozza, crede che lui non se la filerà mai.
Lui si accorge di lei dopo un po' e se ne innamora, ma crede che lei sia innamorata di un altro e allora non le dice nulla.
Non si sa come, per un qualche evento straordinario, o perché scoperti insieme o perché obbligati dalle famiglie si sposano, ma non si confidano i loro pensieri e perciò sono sicuri che l'altro sia infelice nel matrimonio.
Lui va via pensando così di liberarla dalla sua presenza.
Lei lo lascia andare dicendogli che sta bene da sola ed è meglio che lui si trovi un'amante.
Lui non riesce a trovarsi un'amante che lo aggradi perché pensa alla moglie, ma invece di tornare a casa e dirle che la ama, passa le notti a giocare ed ubriacarsi come una cocuzza.
Lei soffre, non dorme, deperisce, ma manco morta gli scrive di tornare a casa e di consumare il matrimonio. Perché, cacchio, questi due neanche hanno passato insieme la prima notte.
O se hanno fatto l'amore, erano così disperatamente certi di imporsi l'uno sull'altra che non hanno goduto una cippa lippa.
Ad un certo punto, un amico, un parente, una zia, una nonna, apre gli occhi al protagonista, il quale torna dalla moglie con la speranza che lei lo ami.
Ma se si vuole allungare il brodino, basta far sentire al nostro eroe (eroeeee?! Deficiente!) una frase equivoca detta da lei ed ecco che riparte senza chiedere spiegazioni, ma sicuro di essere misero e tapino, nonché incompreso dalla moglie (ancora illibata mi raccomando o comunque “consumata” poco!).
Dopo qualche pagina di consommè annacquato, finalmente l'illuminazione colpisce come un fulmine uno dei due o tutti e due e abbiamo l'happy ending.
Alleluja è finito il racconto.
Quanti, ma quanti ne avete letti di simili?
Non mi sono inventata nulla, ho solamente riportato la trama di molti libri di cui non ricordo il titolo, ultimo, ma non ultimo “Cieli di Cornovaglia” della Quinn.
Devo confessarvi una cosa, un mio difetto, ma brutto brutto brutto. Io un libro inizio a leggerlo e poi... mi vergogno... salto qua e là. A volte (ohh non picchiatemi vi prego) vado a leggere anche la fine (non resisto sono debole lo so!).
E' quello che ho fatto con il libro della Quinn. Perché il libro precedente “Danzando sotto le stelle” l'avevo iniziato ma non sono riuscita a finirlo da quanta noia provavo.
Ma santo cielo! Purtroppo la curiosità uccise il gatto e sono incappata nel solito misundestanding.
E li mi è scattato lo strullo, come si dice dalle mie parti.
Mi sono fermamente rifiutata di leggerlo. Mi è venuta una rabbia ma una rabbia... che lo avrei strappato, ridotto a pezzettini, bruciato, mangiato (come zio Paperone si mangia il cappello quando si arrabbia).
Ora che lo strullo si è defilato, mi sono un po' pentita di averlo regalato senza leggerlo, ma è solamente la curiosità che parla.
Chissà se all'amichetta alla quale l'ho regalato è piaciuto? Chissà se il mio non sia stato un errore?
Ma ragazze voi non siete stufe di leggere sempre le stesse situazioni riportate in molti libri?
Non pensate anche voi che i protagonisti sembrano tanti babbuini idioti che non riescono a confidare i loro sentimenti con coraggio e sincerità?
Non vi fanno stizzire le pagine su pagine di fraintendimenti, di sentimenti inespressi, di conversazioni idiote in cui lui o lei negano di amarsi, adducendo motivi stupidi e noiosi?
O sono io che sono strana?
E se la pensate come me, cosa è cambiato in noi? I nostri gusti si sono evoluti verso racconti più appassionati e intriganti? Racconti in cui la psicologia del carattere dei protagonisti è più importante della descrizione di feste, passeggiate in Hyde Park o tè pomeridiani?
Avete letto racconti con il misundestanding? Vi ricordate i titoli? Perché, io proprio non li ricordo ...
Lillubi