Sono in palla. No, non ho fatto uso di sostanze (non ho mai fatto un tiro di sigaretta, se per quello), non sto piangendo per amori impossibili o per il valore pesistico della bilancia.
I tormenti dei pasticceri sono altri.
Ho cambiato la carta dei dolci solo qualche mese fa e già la vorrei cambiare. O meglio, sono in palla perché sto pensando di cambiarne consistenze e impiattamento tenendo comunque in abbinamento gli ingredienti scelti. Non è semplice. E magari rientrando al lavoro dopo il giorno di riposo, sanno pure chiederti: “Cosa hai fatto ieri?”, risposta “Ho provato a usare il cervello per almeno 12 ore, senza alcun risultato”.
Osservi, prendi gli innumerevoli libri che hai, pensi all’insolito. Per poi ritrovarti spaesata con un video di Beyoncè, magari azzardando qualche passo (alt, con questo vorrei specificare che non sono un palo di legno, mi piace ballare e dicono di essere molto brava, tiè).
La mente va anche oltre. Al piatto, in senso materiale. Al 90% dei casi quando penso alla creazione di un dessert, prima di deciderne la forma, devo avere in mente il piatto in cui voglio farlo. Sembra stupido, ma su un piatto nero avrai un effetto diverso da un piatto bianco, e viceversa. Poi, hai una quenelle di gelato da accompagnare? Il piatto piano non va bene. Un salsa abbastanza liquida? Idem.
Per cui prima penso al piatto che ospiterà il dolce e poi ne do la forma. Lo so, può essere un pensiero non condivisibile, ma per me è così. E dai, se fossimo tutti perfetti, sarebbe anche un po’ noioso no?
I desserts in questione sono tre:
- “Cioccolato & Bergamotto”
- “Litchi, Mojito e Te Rosso”
- “Tonka, Mora, Caffé e Pop Corns”
Anche se ci avrò messo più di 12 ore più o meno sono giunta a conclusioni, da provare ovviamente, ma mi piace rendervi partecipi del mio lavoro. E possibilmente vorrei questi piatti, grazie (imprecazione a qualche entità superiore di natura spirituale).
http://www.steelite.com/tableware/alumina-vitrified/steelite-performance/craft.html