Elisa Liserre mentre dipinge
«La scuola è la base di partenza per una buona conoscenza dell’arte, soprattutto se l’insegnante ne trasmette la passione ai suoi alunni». È questa la giusta “maniera” per imparare ad apprezzare tele e dipinti secondo la giovane pittrice emergente Elisa Liserre, espositrice a tre mostre collettive nel Ponente ligure e grande appassionata degli Impressionisti Renoir e Degas.
Come si possono attirare i visitatori nei musei e nelle gallerie?
Oggi l’arte vive un momento particolare ma l’interesse del pubblico è forte. Forse non ne possiete una giusta consapevolezza, alcuni vanno a vedere i quadri solo perché sentono dire da altri che sono stati fatti da artisti famosi. L’Italia possiede un grandissimo patrimonio artistico, compreso quello che non viene esposto, ma non investe abbastanza.
Le grandi città, spesso grigie e anonime, hanno bisogno di più colori, di più arte?
È bello quando c’è ordine e armonia ma non con tanti disegni che alla fine creano solo confusione. Ridare vita alle città sì però non tanto per dare un po’ di colore. Dietro ci deve essere un lavoro ad hoc ben studiato, anche architettonicamente i luoghi devono essere adatti. Un disegno può essere fatto bene ma se viene posto in certi contesti stona.
Cosa mette “in moto” il tuo pennello?
Mi piacciono le scene che vedo ogni giorno, come una vecchia signora che mi ricorda un’epoca lontana. Sono molto legata al corpo umano, ai nudi femminili. Il corpo è più evocativo nudo che vestito. Le ballerine, invece, trasmettono eleganza, voglia di un passato perduto, una raffinatezza che, forse, non esiste più.
Come quelle che stiamo ammirando qui.
Sì, loro muovono il corpo a ritmo di musica, hanno voglia di piacere. Quella di flamenco è misteriosa, passionale e ha fascino. La donna che dorme, semplicemente libera di inutili vesti, è cullata da pensieri di beatitudine e amore.