Immigrazione e integrazione. Cittadinanza e appartenenza.

Creato il 25 novembre 2011 da Laperonza

Credo che in un paese civile non si debba nemmeno discutere l’opportunità di dare o meno la cittadinanza a quei cittadini che nascono all’interno dei confini nazionali. Non dovremmo nemmeno mettere in dubbio lo stesso trattamento per quei bambini che nascono altrove ma che vivono fin da piccoli in Italia, dove frequentano le scuole, fanno amicizie, partecipano dello sviluppo culturale del Paese. La polemica sulla volontà espressa dal Presidente Napolitano è strumentale, stupida e disonesta. E’ strumentale perché demagogica e propagandistica in vista delle prossime elezioni che, anche se non avvenissero la prossima primavera sono comunque vicine. E’ stupida perché non capisce che questo porterebbe immensi benefici a tutta la popolazione, favorendo l’integrazione degli immigrati ed una pacificazione sociale opportuna e necessaria. E’ disonesta perché utilizza la negazione di un diritto elementare a scopi puramente utilitaristici. Come al solito gli estremisti di destra e la Lega si confermano per quel che sono: fascisti, nazisti e pericolosamente retrogradi.

Il punto su cui, invece, si dovrebbe discutere riguardo all’integrazione sociale degli immigrati è un altro. L’immigrato deve fare ogni sforzo per integrarsi, altrimenti rischia di diventare un peso per la società, un problema e, talvolta, un pericolo anche per se stesso. Lo dico da amico di immigrati extracomunitari: è necessaria una regolamentazione dei permessi di soggiorno diretta all’obbligatorietà dello sforzo di integrazione. In particolare credo sia imprescindibile che l’immigrato conosca la lingua italiana, che la parli e la capisca in modo sufficiente.

Troppo spesso accade che lo straniero in Italia abbia e causi problemi per la sola questione della non comprensione della lingua. Questo rende difficile il rispetto delle regole, delle leggi e del prossimo. Lo straniero che non conosce l’Italiano ha difficoltà negli uffici pubblici, crea problemi ai propri figli nelle scuole, non riesce ad avere interazioni positive con gli Italiani.

L’istituzione di corsi di lingua italiana di base per gli immigrati e l’obbligatorietà alla frequenza degli stessi dovrebbe essere parte integrante dei requisiti per l’ottenimento del permesso di soggiorno definitivo. Con un periodo di provvisorietà dello stesso nel quale lo straniero debba mettersi in regola anche da un punto di vista linguistico avremmo una sensibile diminuzione dei problemi di integrazione. Il costo sociale sarebbe ben inferiore a quello della mancata integrazione. Gli immigrati avrebbero meno problemi ad integrarsi, i loro figli meno difficoltà a scuola e ci sarebbe una maggiore facilità nei rapporti fin da subito.

Luca Craia


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