Siamo nel 1200 a.C., il re Iperione devastato dal dolore per aver perso i suoi cari e ormai in preda ad una violenta e cieca follia ha intenzione di liberare i Titani e distruggere ogni traccia delle divinità greche dalla faccia della Terra, ma per farlo ha bisogno del mistico arco di Epiro forgiato da Marte. In questo cupo scenario che preannuncia una devastante ed apocalittica guerra si muove l’eroe della storia, il reietto Teseo, prode e letale guerriero protetto dal sommo Zeus e designato a salvare la Grecia dalla distruzione. Nel suo cammino verso l’epica battaglia finale che coinvolgerà divinità dell’Olimpo, Titani ed umani, Teseo sarà accompagnato e supportato dalle visioni dell’oracolo Fedra e dallo schiavo in cerca di riscatto Stavros.
Stilisticamente votato all’eccesso visivo Singh è talmente impegnato ad affrescare il suo farlocco universo dark-mitologico che dimentica di dare un senso logico al racconto che scorre su schermo propinandoci divinità non troppo divine, addobbate manco fossero uscite dall’ultimo Gay Pride Brasiliano, personaggi monodimensionali privi di un qualsivoglia spessore emotivo, una storia banale e confusa condita con scene di battaglia sulla falsariga di 300 e un 3D mai così inutile e irritante. Il background storico viene usato come puro pretesto per far scendere in campo le divinità e fargli fare strage di cattivi utilizzando i propri “super-poteri” con una sfilza di rallenty e movimenti che sembrano coreografati dal più frocio ballerino di Amici. Più si prosegue con la visione e più si scopre una sceneggiatura imbarazzante che non fa altro che mettere in bocca ai personaggi frasi ridondanti e pacchiane per poi lanciarli in situazioni al limite del grottesco.
Il protagonista, interpretato da Henry Cavill prossimo Superman cinematografico, finisce per essere solo una macchietta del cinema action. Eroe con le solite battute preconfezionate trite e ritrite che vertono sull’ormai abusato concetto di morire con onore in battaglia per vendicare la morte di chi si amava ma anche per raggiungere l’ambito status di leggenda. Anche Mickey Rourke, villain tormentato e poco incisivo, si ritrova a impersonare un personaggio scritto in modo abbastanza monodimensionale e mal sfruttato. Imbarazzante il cast di comprimari. Stravos/Stephen Dorff -lo schiavo che combatte per la propria libertà- viene bruciato in due battute, la splendida Freida Pinto quasi omonima della sua Freda usata solo per mostrare il bel culetto che in realtà appartiene ad una controfigura. L’attrice poi è protagonista di un’imbarazzante scena di sesso in 3D che susciterà parecchie risate.
Immortals è un brutto film. Pretenzioso, banale e privo di spessore tecnico/artistico. Irritante quasi quanto il suo regista.
Immortals, Usa, 2011. Regia di Tarsem Singh; con Henry Cavill, Stephen Dorff, Luke Evans, Isabel Lucas, Freida Pinto, John Hurt, Mickey Rourke.
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