Da tempo nello stabile ormai famoso di via Don Minzoni, dove da ormai dieci lunghi anni è stata appoggiata un’impalcatura per mettere l’area in sicurezza perché la casa è cadente, vive una persona. Si tratta di un cittadino straniero che entra ed esce con estrema disinvoltura. Nella casa c’è corrente (si vede la luce di notte) e acqua (c’è un allaccio volante in via Palestro). Manca il tetto, sostituito da lastre di lamiera che rischiano il decollo ad ogni alito di vento ma quello, evidentemente, poco importa.
Nel mese di gennaio telefonai al proprietario dello stabile che mi assicurò che, entro la primavera, avrebbe iniziato dei lavori di ristrutturazione. Ad aprile lo richiamai per ricordarglielo e mi disse che i lavori sarebbero partiti entro maggio. I primi di giugno telefonai ancora, visto che maggio era trascorso senza vedere un minimo movimento se non l’occupante la casa che entrava ed usciva. Mi fu assicurato che i lavori sarebbero partiti entro dieci giorni. Siamo a fine giugno. L’inquilino vive indisturbato in una casa pericolante, gli abitanti della zona si sono abituati alla situazione e nemmeno parlano più, sotto l’impalcatura si annida sporco di ogni genere e i residenti se lo puliscono da soli, ma i lavori non sono ancora partiti. Colpa mia: non ho chiesto a quale anno ci si riferisse…
Luca Craia