Impara a essere felice, Paolo Crepet

Creato il 26 aprile 2014 da Serenagobbo @SerenaGobbo

Tra i commenti a questo libro che ho trovato su Amazon, quello giudicato più critico e più utile dice “garbato, nulla di più”.

A parte il fatto che il garbo non è più un aspetto così scontato, oggi, io mi chiedo: ma cosa si aspettava, questo lettore, la formula della felicità? Verità insospettabili, rivelazioni scioccanti, da confessionale di GF?

Da quante migliaia di migliaia di anni popoliamo la Terra? e siamo ancora a chiederci come si fa ad essere felici.
Lo sappiamo tutti, dentro di noi, come si fa. Possiamo dimenticarcelo, a volte, è vero, ma non credo che qualcuno possa dire qualcosa di nuovo sulla felicità rispetto a ciò che già sappiamo.
Tuttavia, libri come quello di Crepet bisogna leggerli, perché ci fanno bene.

Nel ricordarci che non bisogna bramare la felicità, e che non la troveremo nel lavoro, nella tecnologia, nella bellezza, nella gioventù. E’ un fatto individuale, non può esserti data da nessuno.

Il cattolicesimo ha bisogno di negare la via individuale alla felicità in quanto sovversiva. la felicità deve risiedere in un altro mondo, altrimenti non ci sarebbe bisogno dell’aiuto consolatorio del prete (…).

Discorso che vale anche nel caso del potere statale e dello psichiatra…

Con parole mie (o forse non mie, forse le ho lette/sentite altrove e ne ho dimenticato la fonte): la felicità è una decisione.
Non è esattamente quello che dice Crepet, secondo cui la felicità “accade” se hai creato i presupposti giusti. Ma il fatto che lui sia psichiatra e io no, non gli dà il monopolio sull’argomento, sbaglio?

ps: un po’ utopica la parte sul lavoro creativo che si espanderà ai danni del lavoro “coatto/non creativo”. Ma un po’ di utopia non fa male.



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