Impara l’arte e non metterla da parte!

Da Atlantidekids @Atlantidekids

È fresca di rete la polemica sulla marginalizzazione (se non proprio esclusione) della storia dell’arte dagli insegnamenti delle scuole superiori italiane, ad opera del famigerato decreto Gelmini del 2009 che nel recente decreto dell’attuale ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza non ha conosciuto alcun tipo di miglioria. Ovvio che chi scrive ritenga che questa rientri tra le azioni più scellerate dei governi di quest’ultimo decennio; ciò che sostengo e su cui voglio indugiare in questo contesto è che piuttosto sarebbe utile che la storia dell’arte fosse coltivata con cura dalle scuole medie e seminata con altrettanta attenzione sin dalle scuole elementari. Nulla di più semplice ci sarebbe e si potrebbe farlo per mezzo dello strumento più naturale e appropriato: l’albo illustrato.

Affinché i bambini possano con una giusta guida comprendere che anche le immagini, così come i testi, possono raccontare, e possano acquisire gli strumenti necessari per imparare a leggere le illustrazioni e a godere delle storie in esse racchiuse. Affinché si possa fornire ai bambini (peraltro dotati di una sensibilità che definirei ferina nei confronti dell’arte, capaci di interpretare e raccontare opere complesse e di far propri principi essenziali della comunicazione visiva) una possibilità: quella di costruire per sé e da sé un proprio gusto che si discosti da quello dell’omologazione e dall’appiattimento sguaiato e banale da cui oggi (e a quanto pare fino all’esame di maturità) sono circondati.

È chiaro che se i bambini sono bombardati da immagini chiassose che il marketing studia e conforma secondo elementi comuni (colori accesi quando non fluorescenti, fattezze dei protagonisti esasperate con occhi enormi, labbra carnose e truccate, muscoli scolpiti, quadri ripetitivi e fondali statici) essi le preferiranno ad altro e si assuefaranno ad esse.

Quello che turba è che se si proponessero due immagini al gusto degli adulti una, poniamo, che ritragga le Winx, una di Rackham, una larghissima fetta di coloro cui chiederemmo preferirà le Winx alla principessa delle fate di Rackham: ai  particolari minuti delle opere di Rackham, alle fattezze umane delle fate dei boschi, ai colori tenui dell’acquerello, gli adulti preferiscono senza indugio i dettagli quasi inesistenti delle fate contemporanee frutto di lavoro di marketing e non autoriali, le fattezze mostruose (laddove con mostruoso si intenda non umano), i colori sguaiati. Perché utili a una fruizione rapida, perché libere da intra, inter e sovra testi, e infine perché soggetti cresciuti senza che nessuno fornisse loro gli strumenti necessari a leggerne la complessità. Strumenti che non si possono acquisire solo autonomamente, che non possono essere competenza di una sparuta minoranza, che devono essere forniti dalla scuola e sin dal momento in cui si è più ricettivi, per mettere un argine all’irruenza e all’arroganza di un gusto superficiale e vuoto, semplicemente orientabile e manipolabile. Processo che peraltro è speculare in ogni contesto, da quelli più alti, quali le sale cinematografiche o i teatri o le librerie, a quelli meno, quali gli studi televisivi o i negozi di abbigliamento.

Mentre aspettiamo che chi ci governa rinsavisca vi propongo una galleria di titoli che, sono certa, i vostri bambini ameranno. Di ciascuno potete leggere la recensione completa ai rispettivi link.


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