Imparo il tedesco: Liberazione, nazismo e scoperta dell’omosessualità

Da Bolo77

Gay.it, 25 aprile 2013 – “A scuola è praticamente dall’asilo che ci chiamano «sporchi crucchi» o «Rommel» o «Rommel heil Hitler» o «Hitler»”. A parlare senza peli sulla lingua in “Imparo il tedesco” (ed. 66thand2nd 15 €), un sorprendente romanzo di Denis Lachaud, è Ernst Wommel un ingenuo ragazzino di undici anni che, pagina dopo pagina, interrogherà la Liberazione, la Storia e la Memoria.

E le sue parole che guardano al mondo con la freschezza e la goffaggine di ogni adolescente, sono l’occasione per narrare un tema ampiamente esplorato dalla letteratura, e relegato alla seriosità di quella cosìdetta alta, con un tono convincente, vivace e nuovo.

Lachaud ribalta la prospettiva del lettore che potrebbe attendersi campi di sterminio, svastiche e lacrime e racconta con gli occhi sorpresi di un adolescente la Liberazione dopo la liberazione, il confronto difficile con la ferita aperta del Nazismo molti anni dopo la sua fine con gli effetti nefasti nei rapporti tra esseri umani, paesi e anime.

E Ernst, la cui franchezza è pervasa di ottimismo, ha un punto di vista privilegiato: è il figlio di due genitori tedeschi che nascondono e rifiutano il loro passato. Sono senza patria che vivono a Parigi negli anni Settanta e in casa si respira quotidianamente un silenzio che chiede di essere colmato di parole. I suoi genitori, per esempio, si rifiutano di insegnargli il tedesco, sono misteriosi quando si parla delle loro origini ma, per il ragazzino, quel cognome germanico è ingombrante come l’assenza di una memoria familiare condivisa.

Quella storia che il giovane, riannodando i fili sottili della Memoria, tesse assumendosi l’onere di un confronto a viso aperto con una patria matrigna e con il dramma di scoprirsi nipote, figlio, e complice anche se lontano negli anni degli orrori del totalitarismo. Come tanti, troppi, ieri come oggi.

La ricostruzione, nonostante il tema non facile, non assume mai i toni del dramma. Al contrario ha il tocco leggero di un ragazzino che cresce, e con lui muta lo stile narrativo, e le riflessioni si fanno più mature, profonde, cariche di realismo mai scontato.

Ernst, ormai adolescente, decide di imparare il tedesco e per migliorarlo soggiorna in Germania ospite della famiglia di Rolf, uno studente con cui era entrato in contatto grazie alla sua docente.
E lì tutto è diverso per un senza patria tedesco che guarda ai tedeschi con sguardo francese, come un misterioso esotismo: mangiano cose strane, sembrano persino perfetti, e, che dire, del loro propensione per il nudismo?

Il soggiorno scatenerà nel giovane il confronto con le prime pulsioni sessuali che matureranno in una omosessualità vissuta serenamente: “Andiamo a dormire, Rolf si sporge per spegnere la luce. Qualche minuto dopo il letto (a castello, ndr.) comincia a muoversi. Il movimento me lo fa venire duro. Se prendo il suo stesso ritmo, Rolf non si accorgerà di niente”, è questo l’affresco appena tratteggiato ma limpido di una, tra le prime notti insieme dei due studentelli.

E’ l’incontro tra i due è anche l’inizio di un confronto oltre che tra corpi, tra stili di vita e idee: “Ernst? … Sì? Mio nonno era nella Wehermacht… Ti dice niente Ss?”, confesserà una notte Rolf risvegliando nel coetaneo tutti i fantasmi familiari parigini.
Per Ernst l’epilogo di questo primo incontro, non unico, con la Germania sarà del tutto imprevedibile e via via che la trama si scioglierà sotto gli occhi del lettore, e diverse ipotesi sulle origini del ragazzino saranno scartate, il giovane ormai adulto regalerà al lettore preziosi frammenti del rapporto personale con la Liberazione e la Memoria di ognuno dei personaggi che incontrerà sulla sua strada. E che lo aiuterà a ricostruire il suo passato.

Ernst, Rolf, i loro genitori, i tedeschi, i francesi, suggeriscono che non esiste una sola Memoria e una sola Liberazione, ma ce n’è una per ognuno dei protagonisti del libro, per ognuno di coloro che l’ha vissuta e per ognuno di noi.

Le “liberazioni” di Enrst, molti anni dopo la Liberazione, nell’ottimismo di Imparo il tedesco assumono il tono di una denuncia a tutti coloro che pretendono inutilmente di occultare il passato. La nostra storia, spiega l’autore nel frontespizio finisce sempre per “esploderci addosso”.

E sorprende che temi come Liberazione, Storia e Memoria siano letterariamente di stringente attualità per autori quarantenni. In lingua francese Imparo il tedesco è l’omologo, per le tematiche che affronta e per la qualità, di L’ultima onda del lago, dell’italiano Stefano Paolo Giussani. E sono romanzi che offrono una precisa lettura di come la Liberazione sia una conquista che gli esseri umani devono esercitare quotidianamente. Senza dimenticare mai.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :