Impatto zero

Creato il 14 agosto 2012 da Sarettajan @girotrottolando

Dopo aver più volte cercato, in queste ultime due settimane, l’ispirazione per scrivere about Nottingham, finalmente ho capito perché cercavo invano. Era più semplice del previsto, ma, come spesso accade, cerchiamo spiegazioni complicate, celate, incoscienti anche quando in realtà le risposte sono evidenti e belle in mostra davanti ai nostri occhi. Insomma, non c’era niente di Freudiano se non riuscivo a scrivere, ma qualcosa di molto più semplice: in questa città non c’è niente che mi ispiri profondamente. Ta daaaaan. Questo è tutto. Svelato il mistero, scoperto il colpevole. Io che ho bisogno di qualcosa che mi smuova le viscere o mi stritoli la gola per buttare giù qualcuno dei miei scarabocchi, in questa bella, ordinata, pulita e accessibile città, non ho ancora trovato niente che ci sia riuscito. Certo, la impeccabile fila indiana che si forma alla fermata dell’autobus mi ha leggermente sconcertato, gli scoiattoli in libera circolazione mi hanno divertito, la chiusura delle cucine nei pub alle 19.00 mi ha frustrato e ballare in una chiesa sconsacrata, ora discoteca, mi ha entusiasmato, ma niente di tutto questo mi ha fatto sussultare, niente mi ha trasmesso qualche vibrazione ad alta frequenza…
Quando arrivò questa semplice illuminazione??
Era una di quelle mattine in cui ripetevo il consueto percorso casa-scuola, cercando di distrarmi dall’odore di fritto proveniente da ogni dove, riflettendo sui miei progetti futuri, sul senso della mia vita e sull’inspiegabile ragione per la quale gli inglesi usano il “do”… In sintesi, 20 minuti di meditazione-distrazione, camminando lungo Alfreton Road. Ciò che era diverso quella mattina è che, inspiegabilmente, un deciso sole spuntava prepotentemente dalle nuvole. Quindi, in suo onore, decisi di trasformare la seduta diaria di meditazione in una sessione canora sulla note di Summertime con tanto di acuti e voce rauca.
Ascoltatela anche voi mentre continuate a leggere!(aggiornate se non visualizzate il video qui sotto!)

Così, stonando e ridacchiando, mi sono ricordata delle mattine in cui a Madrid, camminavo esattamente nella stessa identica maniera, per andare all’università, sorridendo e canticchiando… E’ stato un pensiero dolce, rassicurante, che mi ha ricordato quanto, in quella passeggiata quotidiana, io rinnovassi il mio amore per Tirso de Molina, per i fiorai in piazza, per il Lidl, per il treno a Nuevos Ministerios e per ogni singola cosa che faceva parte de mi vida española e che sentivo vibrarmi sotto pelle.
Appena quel pensiero mi sfiorò, capii cosa stava succedendo, mi fermai al semaforo e, con aria perplessa, mi guardai intorno… Bellissime case, così cinematografiche, la punta lontana della suggestiva cattedrale, gli autobus festosi a due piani… Tutto gradevole alla vista, delizioso… Attesi. Attesi fissandomi i peli delle braccia… Attesi ancora. Come immaginavo, niente… Niente pelle d’oca, nessuna reazione chimica, nessun impatto.
Vista la infinita attesa al semaforo e la pericolosità di attraversare con il rosso un incrocio dove le macchine continuano a venire dal lato opposto dal quale io mi aspetto, la mia mente continuò il suo gioco di similitudini/diversità e catapultandomi al piano dei quadri di Jacques-Louis David, al museo del Louvre: quanta simmetria, quanta perfezione, quanta bellezza,fredda, piatta, insensibile bellezza…
E tornai di nuovo a Madrid, al Prado, dove i quadri del “nero” Goya, così imperfetti e sgradevoli, lontani da ogni immaginabile bellezza, riuscivano invece a trafiggermi il cuore impietosi e violenti… Eccolo lì il nocciolo del problema, il semino tra i denti, il sasso nella scarpa… Tra me e Nottingham non c’è amore… Non è colpa sua e nemmeno mia, siamo solo troppo diverse. Io amo la confusione e lei è così ordinata, io amo cenare tardi e lei cena alle 6 del pomeriggio, io amo i difetti e lei è piena di pregi, io amo le dimostrazioni d’affetto e lei invece è veramente formale… Insomma, non siamo fatte l’una per l’altra!

Semaforo verde. Mentre attraverso mi viene in mente che misbaglio, c’è una cosa, una sola, che davvero amo di lei, di Nottingham: le ragazze. Sono una vera forza. Capelli rossi o verdi, passo deciso e panino con salsa sgocciolante sempre nella mano. Di giorno le vedi con pantaloncini cortissimi, leggings leopardati e trucco da geisha.

Nottingham girls!

Di notte i pantaloncini si trasformano in vertiginose gonne che a volte sono direttamente culotte, le calze spariscono anche con 10 gradi e compaiono loro, le star della serata: le scarpe o meglio, i trampoli. Tacco 15, spuntoni, strass, macchie leopardate o muccate e quant’altro di kich possiate immaginare.

Per gentile concessione di un'amica ecco qui un esempio di tipica scarpa da sabato sera.


Le loro voci stridule sono intendibili solo dai pipistrelli, dato che raggiungono la frequenza degli ultrasuoni, portano nelle loro borsette di piume di struzzo l’intera collezione Max Factor, Maybelline o Rimmel e i loro “vestiti” sono così sgargianti da non aver bisogno del giubbottino catarifrangente se hanno qualche problema con la macchina per strada. E’ vero, non sempre sono proprio un bello spettacolo, specie quando escono in massa da un locale, traballando come zombies, ovviamente scalze, con il viso completamente coperto dal trucco, waterproof, ma non alcoolproof, le vene varicose sulle gambe e le patatine fritte sparse ovunque, però… almeno sono loro stesse. Magre, grasse, alte, basse, belle, brutte, tutte, nessun’ esclusa, passano la loro folle notte del sabato sera esattamente così. Ed è questo che mi piace, non si vergognano, nessuno le critica e nessuno le giudica. Male che vada qualche ragazzo italiano, abituato alla precisione e al fashion tipico del nostro modaiolo paese, si gira dell’altra parte disgustato, ma che importa?? Per uno che si gira tutti gli altri sorridono e pensano: questa è la libertà! Girl power!!!

Qualcosa da dichiarare per quanto riguarda invece i ragazzi di Nottingham? Biondi, bianchicci, esili, eleganti, pesano meno che la loro borsa 24 ore. In una parola: noiosi!

Ops, di nuovo rosso… Mi fermo, mi sforzo di pensare alle altre cose che mi piacciono: la loro educazione e gentilezza, il gelato Ben & Jerry’s, Robin Hood e la sua foresta, poter camminare a piedi per arrivare in centro, le dolcissime casette, il camioncino dei gelati con quella musichetta inquietante…

Il leggendario Robin Hood di Nottingham, per nulla somigliante a Kevin Costner!! (cit. Hugo Spector )


Casette


E il mitico camioncino, ovviamente Italian Style secondo la loro visione!!


Anything else? Probabilmente no. That’s all. Di nuovo ferma al semaforo, riepilogo le conclusioni alle quali sono giunta al termine della psicoanalisi mattutina: escludendo alcune citate particolarità interessanti e divertenti, tutto il resto è calma, encefalogramma piatto, nessuna emozione, nessun brivido… In una parola: Impatto zero.
Finalmente attraverso la strada, ironicamente Janis Joplin mi dice che

One of these mornings
You’re gonna rise, rise up singing,
You’re gonna spread your wings
Child, and take, take to the sky,

“una di queste mattine,
ti alzerai, ti alzerai cantando,
aprirai le tue ali
bambina, e toccherai, toccherai il cielo”

Esattamente come in quelle mattine a Madrid…
Ma evidentemente non qui, non a Nottingham…


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