Impeachment, viagra parlamentare grillino

Creato il 31 gennaio 2014 da Speradisole

IMPEACHMENT, VIAGRA PARLAMENTARE GRILLINO

Impeachment, chiamiamolo pure impeachment, fa più figo è inglese, ma si tratta di “messa in stato d’accusa”  del Presidente della Repubblica da parte dei grilini, situazione che è contemplata nell’art.90 della Costituzione.

Questo articolo parla di “tradimento” e di “attentato” da parte del Presidente della Repubblica alla Costituzione. ( Art. 90 : Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione).

La Lettura degli argomenti portati da Grillo, a giustificazione di tale messa in stato di accusa, la lascio ai volonterosi che vorranno leggerli (http://qn.quotidiano.net/politica/2014/01/30/1018371-napolitano-impeachment-m5s.shtml).

Ma più che questi argomenti, ci sarebbe da chiedersi:

Il Presidente della Repubblica ha compiuto atti che vanno contro la Costituzione? La risposta è no.

Ha esercitato alcune funzioni non contemplate nella Costituzione? La risposta è sì.

Ancora dovremmo chiederci perché il Presidente della Repubblica ha travalicato il suo mandato ed esercitato funzioni oltre a quelle previste dalla Costituzione? La risposta è semplice: per supplire alle forti mancanze dei politici, nell’esercizio delle loro funzioni. Per esempio quando i dirigenti politici sono andati da Napolitano per chiedergli di restare, hanno aperto spazi vuoti che il Presidente ha dovuto colmare.

In questi ultimi tempi si è eletto un nuovo segretario del Pd, segretario che ha iniziato a smuovere l’inerzia parlamentare, presentando in parlamento in tempi brevi e con estrema accelerazione, alcune riforme essenziali per il paese: La riforma della legge elettorale, l’abolizione del Senato come Camera di eletti e la riforma dell’articolo V della Costituzione con le necessarie conseguenze sulle Regioni.

L’accelerazione delle riforme (che il m5s non si aspettava), ha spiazzato enormemente il movimento, che si è trovato in difficoltà. Sostanzialmente la politica si è sbloccata e questo fatto ha messo in agitazione il m5s, perché l’inerzia politica è lo scopo per cui è nato il movimento stesso e perché nonostante il folto numero di parlamentari, non sta incidendo su nulla, facendo così la fine di tutti politici accusati di inerzia.

Per ovviare a questa difficoltà, Grillo ha a messo in atto, insieme all’altro socio Casaleggio, una strategia duplice.

Ha presentato l’Impeachment contro il Presidente della Repubblica, nello stesso giorno in cui in parlamento si iniziava a discutere della riforma delle legge elettorale. Ed ha dato il via alla bagarre parlamentare, non più limitata agli insulti, ma volta allo scontro fisico, con l’intendo di impedire qualsiasi lavoro parlamentare.

La scusa era un decreto che si doveva immediatamente approvare, pena la decadenza,  ma qualunque fosse stato l’argomento del decreto, i grillini avrebbero comunque messo in atto le strategie offensive, con ogni probabilità scientificamente meditate dall’alto.

Lo scopo di questa agitazione grillina è chiarissimo ed è politico: focalizzare l’attenzione sul m5s, distrarre l’attenzione pubblica dalla legge elettorale e dalle riforme in genere e soprattutto allontanare da loro il senso di frustrazione derivato dal fatto che non hanno ottenuto alcun risultato in parlamento. Grillo e Casaleggio pensano che, creando il caos in parlamento, si riesca ad allontanare la grande frustrazione che  sta soffocando il movimento.

Se si prendono in considerazione le prossime le prossime elezioni regionali in Sardegna, si ha il metro esatto della sensazione di inutilità e di frustrazione  del m5s.

In Sardegna,  Grillo, non si è presentato per le elezioni regionali, nonostante che, alle elezioni politiche, avesse avuto un successo eccezionale, oltre il 29% dei consensi, semplicemente perché ha paura di perdere.  Non gliene importa niente della povertà dei sardi, quello che conta per lui è vincere. Ma ha già perso in molte altre Regioni (vedi Friuli e Basilicata) e non voleva ripetere la sconfitta in Sardegna. Perché? Perché siamo vicinissimi alle elezioni europee, mancano poco più di 100 giorni e il movimento non può permettersi un’altra debacle. Se poi perdesse alle europee è chiaro che avrebbe esaurito la sua funzione.

Dice Grillo che stanno facendo una elaborazione, via rete, di una proposta di legge elettorale. Forse sarà pronta  in febbraio, ma se la presentasse quando la proposta del patto Renzi-Berlusconi  è già stata approvata, non troverebbe più terreno per discutere. E’ in ritardo Grillo e lo sa. Si è beato troppo della inerzia parlamentare, si è illuso che le cose andassero sempre com’è accaduto al tempo di Bersani, ha goduto incredibilmente quando i politici non sono stati in grado di eleggere il capo dello Stato e quando, una volta rieletto, Napolitano ha imposto le innaturali larghe intese. Su questi fallimenti contava  Grillo e su questo credeva di poter continuare a vivere in parlamento.

Ma ora? Ora che la politica si sta dando una mossa, ecco la reazione scomposta e gravissima dei movimento.

Ma cosa può produrre un tale atteggiamento ostruzionistico portato alle  estreme conseguenze? Può portare all’opposto di quello  vogliono. Il Pd si ricompatta attorno al suo segretario, e vengono approvate presto le riforme messe in campo.

Grillo ha detto tante volte che alla fine ne rimarrà uno solo e pensa di essere lui. Ma in democrazia, anche in quella che lui dice di esercitare attraverso la rete, è bene che non ne rimanga uno solo, ma che i leader siano tanti, e capaci di fare politica davvero, non urlare contro comunque e sempre, senza costruire. Facile compito.

In democrazia le buone idee confrontate e discusse possono sempre sfociare in idee migliori.



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