I banner potrebbero bastare. Poi non dite che non vi ho avvertito.
Il giorno dell’esame di francese si avvicina e come di consueto sono sprofondata nell’usuale baratro di mestizia e impotenza. Se anche questa volta non lo faccio sarebbe il quinto appello della materia a cui mi iscrivo senza presentarmi. Un record. In pratica mi sono iscritta a tutti gli appelli fin qua aperti da giugno 2012 ad oggi. Sul conto corrente ho 900€ e spicci, sarei disposta ad usarli per pagare qualcuno che faccia quest’esame al posto mio. L’esame dicono sia semplice. Ma io non mi fido. Non mi fido perché lo so io e perché è in francese. Per colpa di questa cosa nessuno, grazie al cielo, è spettatore delle pietose scene che si svolgono quotidianamente a casa mia, scene in cui mi piazzo seduta alla scrivania con la dispensa aperta e inizio a piangere come una povera idiota e a maledire chiunque mi passi per la mente. Anacleto si è rotto il cazzo, esatto. Ha ragione, solidarietà per il povero Anacleto, ok ok. Però, voglio dire, non è che abbia altre persone reali a cui rompere le balle. In ogni caso lunedì non so proprio come andrà. Vorrei andare là con lo spirito dello studente medio che ci prova, se va bene bene, se va male amen. Spirito che io non ho mai avuto, nemmeno a Briolandia. E non per una questione di voto, di media, vado all’esame solo se so tutto così prendo 30 e lode, figuriamoci, ho accettato voti dal 19 (lingua italiana, in pratica sono un gradino sopra l’analfabetismo) al 30 e lode (informatica), quindi il voto è proprio l’ultimo dei miei problemi. Anzi, se io potessi fare l’esame in italiano mi andrebbe bene un 18. Rispondo a tutto quanto, in modo perfetto, ma in italiano, e mi prendo un 18. Non è un brutto accordo, ma dubito che il prof accetterebbe. I prof di francese parlano in francese tra di loro anche se sono italiani. Capitemi. Dicevo, non è un problema di voto. E’ che io non voglio fare figure di merda, non le reggo, psicologicamente. E in un esame in francese la figura di merda è sicura al 100% perché l’esame è in francese. Le figure di merda per le persone grasse sono molto più terribili che per le persone magre, è la pura e semplice verità. Perché tutti si attaccano al peso poi per deriderti e offenderti. Per cui io non sarò quella che in francese ha fatto schifo, io sarò la cicciona che in francese ha fatto schifo. E nel cicciona c’è sempre quell’ombra di disprezzo, come se fosse un peccato assolutamente non tollerabile al giorno d’oggi.
Anacleto dice che vivo tutto in modo troppo drammatico, come se la mia vita fosse una specie di tragedia annunciata (questo lo dico io) e io devo prestare fede al copione. Forse è vero. Il mio medico (ma sì, raccogliamo le opinioni di tutti quelli che pensano di conoscermi e hanno qualcosa da dire su di me come se gliene fottesse qualcosa) direbbe che fa tutto parte del mio non voler crescere, perché affrontare le difficoltà significa diventare grandi. Altri medici mi prescriverebbero un antidepressivo, ciascuno uno diverso, mi raccomando. Altre persone direbbero che le difficoltà della vita sono altre, della serie grazie al cazzo. E io, che dico? Dico che ho sbagliato, ho sbagliato ad iscrivermi a lingue, ho sbagliato. E ora son qua, già orrendamente vecchia per l’università, ad arrabattarmi nel vano tentativo di rimediare a quell’errore. Il fatto è che non puoi prendere la vita con leggerezza quando sei grassa, non puoi. Non puoi far finta che il tuo corpo non sia un problema. Vorrei tanto non aver sbagliato.