Imperativi per l'imminente post-Atac: facciamo pagare alla gente il biglietto del bus e cambieremo la testa delle persone. Storie da New York, Firenze e Londra

Creato il 20 ottobre 2014 da Romafaschifo




Ehssì, è sempre la Teoria delle Finestre Rotte. Ve ne abbiamo parlato mille volte, ma non ci stancheremo mai perché è solo e soltanto sulla comprensione di questo semplice e banalissimo postulato (degrado chiama degrado più grande, illegalità chiama illegalità più grande) che si può basare il riscatto della nostra città. Sappiamo perfettamente che – anche a causa nostra e della grandinata di aggiornamenti negativi che vi somministriamo ad ogni ora qui, su Twitter e su Facebook – molti di voi hanno perso la speranza, ma dobbiamo affermare con forza che una situazione simile, e anche peggiore, è stata propria di altre città (New York su tutte, ma anche Londra, per certi versi Parigi) che grazie alla ferrea applicazione della teoria di cui sopra hanno, semplicemente, risolto.Una delle azioni che l'allora sindaco di New York City Rudolph Giuliani e il suo capo della Polizia intrapresero per invertire la rotta ad una città che era considerata senza speranze fu quella, udite udite, di far pagare il biglietto della metropolitana e del bus a chi lo evadeva. Evadere il biglietto, come accade oggi a Roma in maniera soverchiante, conferisce a chi lo fa un senso di impunità, uno spregio delle regole. “Ho violato questa norma, ho fatto il furbo, ho fatto pagare altri al posto mio infilandomi dietro, ho buggerato l'amministrazione e come ho fatto oggi lo posso fare domani, e magari domani prevarico ancor di più, in qualche altro modo, magari parcheggio male, magari mi metto nel posto per disabili, magari mi metto sul marciapiede per evitare di pagare le strisce blu, tanto sotto la metro non mi hanno controllato e non mi controlleranno neppure in superficie. Se ho un negozio e voglio reclamizzare qualcosa non pago le tasse comunali, perché sotto la metro si può eludere, le strisce blu si possono eludere, e allora anche il servizio affissioni si potrà eludere e allora affiggo abusivamente” e così via all'infinito: si generano cittadini nemici della loro stessa città, del loro stesso ambiente dove vivono, cittadini che vivono gli spazi comuni come qualcosa da depredare, da sfruttare finché ce n'è. Giuliani, dicevamo, partì dai mezzi pubblici. Se ti do la percezione di essere controllato lì, di non poter fare il furbo lì, di essere sanzionato lì, allora sarai meno invogliato a fare l'incivile altrove. I risultati furono strabilianti. A Roma c'è Atac, con i suoi dirigenti incapaci, i suoi sindacati inaggettivabili, i suoi dipendenti scansafatiche. Finché ci sarà Atac le speranza di implementare formule occidentali di gestione sono a zero. Ma dobbiamo pensare al dopo-Atac. Ovvero a quando, ad esempio, a Roma succederà come è successo a Firenze: la vendita della società municipalizzata ad una grande multinazionale. Ci sembra una cosa utopistica? Beh, a Firenze è successo. La gloriosa Ataf è ora di proprietà di un raggruppamento di aziende con a capo una società del Gruppo Ferrovie dello Stato (provate, ad esempio, a non pagare un biglietto su un Frecciarossa). E i cambiamenti si vedono eccome, non solo perché finalmente in città è partita la costruzione della linea 2 e della linea 3 del tram che consentirà all'area urbana fiorentina di liberarsi dalla morsa del traffico, ma soprattutto per quanto riguarda i bus ad esempio. Guardate le foto sopra: cosa notate? Esatto: il bus è a due porte soltanto, non come quelli romani pensati appositamente per favorire gli evasori, se entra dunque soltanto davanti e si fa bippare la carta sotto lo sguardo dell'autista che, in assenza di biglietto, può emetterne uno. Questo articolo de La Nazione spiega tutto per filo e per segno. Ma come, ma non era vero allora che in Italia i sindacati vietavano questa pratica che è la norma in tutto il pianeta terra. Allora non è un problema nazionale, bensì un problema locale. Tutto romano. Come la schiacciante maggioranza dei problemi di cui parliamo ogni giorno. E qui arriva l'obiezione più frequente in questi casi: “a Roma nun ze po ffa perché i mezzi sono pieni degggente e si dovemo entrà tutti da davanti e passà er bijetto l'audo deve sta fermo du ore ogni fermata”. Idiozia: i bus sono affollatissimi a Roma, è vero, ma lo sono proprio perché (proprio perché!!!) sono de facto servizi sociali gratuiti. Falli pagare, falli pagare davvero e vedrai come saranno molto meno affollati. Questo come prima risposta. Ma poi c'è una seconda risposta. Una azienda di trasporti in salute, una azienda di trasporti dove tutti pagano il giusto e dove i bilanci non sono fallimentari, è una azienda che garantisce delle frequenze di passaggio degli autobus (grazie anche ad un implementazione radicale e a tappeto delle corsie preferenziali protette, senza le quali non si canta messa) decisamente diverse rispetto alla situazione attuale. Più frequenze, ovviamente, significa mezzi meno affollati. E il cerchio si chiude e con lui si archiviano le stolte obiezioni a trasformarsi in una città civile.Abbiamo parlato, così chiudiamo con un altro esempio internazionale, di autobus e di porte. In questo senso ci sono delle novità da Londra dove i nuovissimi bus in servizio in città hanno anche una porta posteriore dalla quale si può entrare. Ma come controllare gli ingressi se l'autista – che a Londra come a Firenze, a New York e in tutto il pianeta terra controlla che chi sale sia munito di titolo di viaggio – è solo davanti? Semplice: anche dietro c'è un addetto della società di gestione che bada a far pagare chiunque metta piede nel bus. L'evasione tariffaria, insomma, è talmente dannosa (a Roma si parla di cifre tra i 100 e i 150 milioni l'anno, guarda caso giusta giusta la cifra di deficit annuo di Atac spa) che vale la pena pagare uno stipendio in più piuttosto che rinunciare a degli introiti. E così un bus genera non uno ma due posti di lavoro e trasmette ai cittadini da una parte un senso di controllo (che evita l'innesco della Teoria delle Finestre Rotte, che non s'attiva se ci si sente controllati), dall'altro – specie di sera – un senso di sicurezza che invoglia anche gli utenti più deboli (anziani, minori, donne sole di notte) a servirsi del mezzo pubblico in ogni momento della giornata lasciando perdere il mezzo privato. Insomma, vincono tutti e perdono solo gli incivili. Ma in fondo vincono anche loro perché questo stato di cose li educa, li costringe a trasformare la loro mentalità. Una trasformazione che sarà loro utile in altre circostanze, in altri momenti, in altri contesto.
Ma anche a Londra non c'è Atac. Non c'è un carrozzone pubblico dove tutti sono completamente disinteressati a far funzionare le cose, dove gli stipendi arrivano indipendentemente dai bilanci e dai risultati. Anche a Londra, come a Firenze, ci sono società private che gestiscono il servizio e che sopravvivono nella misura in cui il servizio (eccellente) che offrono viene pagato da tutti, senza evasioni, elusioni o inciviltà e autentici furti mascherati da furbizie. Anche a Londra, come a Firenze, c'è un conflitto di interessi sano: il cittadino che vuole cercare di risparmiare e di viaggiare gratis, entra in conflitto con il gestore del servizio che - essendo orientato al profitto e non alla clientela elettorale che tende a farti tener buono anche il cittadino incivile, perché è dotato di un voto che purtroppo vale tanto quanto il voto di un cittadino civile - fa di tutto per guadagnare quanto più possibile. A Roma il cittadino incivile non entra mai in conflitto con nessuno, nessuno gli si frappone, anzi spesso viene caldeggiato, coadiuvato e aiutato dall'amministrazione: chi lo vede evadere il biglietto al massimo risponde “abbiamo le mani legate”.

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