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Imperia, mostra di Kipewa dal 17 novembre al 31 dicembre

Creato il 15 novembre 2012 da Yellowflate @yellowflate

Kipewa Hotel Rossini al Teatro in piazza Rossini, 14 a Imperia
dal 17 novembre al 31 dicembre 2012
espone l’artista ‘Kipewa’, il pensiero oltre lo sguardo

con un evento artistico – culturale benefico il 7 dicembre alle 17,30

Dal 17 novembre al 31 dicembre 2012 sarà possibile ammirare le opere di pittura, scultura e carboncini nella mostra permanente dell’artista ‘Kipewa’, il pensiero oltre lo sguardo.

L’eccezionale evento, allestito nella hall dell’Hotel Rossini al Teatro in piazza Rossini, 14 a Imperia, grazie alla squisita ospitalità della Direzione della struttura alberghiera, sarà coronato il 7 dicembre 2012 alle 17,30 dalla presentazione delle opere dell’artista che, in occasione del 90° anniversario dalla prima edizione del ‘Siddharta’ di Hermann Hesse, ha invitato la scrittrice Viviana Spada a presentare il suo volume ‘Da Hermann Hesse al Paese delle Nevi’, con letture di brani del libro e di alcune poesie di Kipewa a cura de ‘il Teatro dell’Albero’ di San Lorenzo al Mare.

La comune passione per la causa tibetana ha unito artista e scrittrice per una serata nel corso della quale parte del ricavato dalla vendita delle opere e del libro sarà devoluto ai TCV-Tibetan Children’s Village indiani (http://www.tcv.org.in/) che in India si occupano delle scuole nei villaggi in cui i piccoli tibetani possono studiare la religione, la scrittura e la cultura del paese d’origine dei loro avi, da decenni in esilio in India.

Kipewa – Gabriele Di Costanzo: pittore, scultore, poeta…

Kipewa-Gabriele Di Costanzo è un affermato pubblicitario nato in provincia di Pescara, ma remote origini sannite o forse pellerossa lo guidano oltre il tempo della sua nascita, oltre i ritmi del quotidiano vivere, attraverso la sua inconsueta arte che esce dalle correnti e si sviluppa in un’inconfondibile unicità.
Gabriele Di Costanzo dipinge la tela che è la sua terra di conquista interiore e il pennello diventa una mansueta, ma affilata spada. Nulla è per caso: i sanniti e i pellerossa erano antichi popoli legati alla terra, rinomati per essere formati da combattenti di grande valore. Probabilmente è proprio nei misteriosi labirinti del passato che la sua pittura e scultura s’inoltra, selvatica e spontanea, fortemente marcata da un diretto rapporto con la nostra madre terra. Un rapporto quasi carnale, che pratica non solo nell’astratto e che traspare nel gesto immediato e passionale dei suoi profondi chiaroscuri, dai volti bradi di profili esotici e dal colore gettato d’impulso, alla ricerca del suo stesso significato, sapendo che si troverà da sé.
Firmarsi Kipewa non è un vezzo, ma una trasposizione in un altrove che appartiene al dipinto, o alla scultura, celato in un altro quando e in un altro dove, in un mondo forte, integro e fiero, che nell’opera vive, proposto con forza da segni che evocano luoghi intensi e momenti di uomini veri. Entrare nel mondo di Kipewa significa spogliarsi di ogni giudizio o pregiudizio, scarcerare la mente, farsi umile terriccio e da lì vedere, immaginare pianure abitate da popoli liberi d’essere, bestie sciolte, emozioni purissime.
Carlo Mariano Sartoris,
giornalista, critico letterario e artistico indipendente


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