L’utilizzo geotermico dell’acqua di falda si presenta utile se tale risorsa si trova a 20-30 metri nel terreno. A quella profondità, l’acqua possiede temperature medie di 9-12 °C, che sono più alte rispetto a quelle annuali esterne e assicurano quindi buoni rendimenti alla pompa di calore.
Poiché la configurazione impiantistica più comune prevede l’utilizzo dell’acqua di falda a circuito aperto, è indispensabile verificare, tramite analisi preventive di laboratorio, oltre alla qualità anche la quantità d’acqua disponibile, al fine di evitare impatti negativi sulla falda acquifera.
In un sistema a circuito aperto l’acqua di falda o di superficie viene infatti prelevata e successivamente, dopo essersi raffreddata scambiando calore con la pompa di calore, restituita alla falda oppure al bacino da cui è stata prelevata.
Per legge, è prevista la reimmissione in falda dell’acqua prelevata: per tanto, devono essere realizzati due pozzetti, uno di estrazione e l’altro di iniezione dell’acqua di falda.