[Im]possible Living, gli edifici abbandonati rivivono col crowdsourcing

Creato il 21 febbraio 2012 da Franzrusso @franzrusso

febbraio21

By: Maria Grazia Paparelli

People have the Power” cantava Patti  Smith alla fine degli anni ‘80. Chissà se è la stessa cosa che ha pensato Jeff Howe quando ha iniziato a ragionare sul concetto di Crowdsourcing. L’amore, la passione e la devozione verso un particolare interesse, così come il tempo libero e la voglia di voler condividere con gli “amatori” sono gli ingredienti base di questo concetto.  Alcune persone, infatti, mettono a disposizione il proprio sapere ed il proprio tempo libero per fare qualcosa che si ama fare: questa è la forza del crowdsourcing.

Se vogliamo darne una definizione più specifica, più tecnica, che guarda meno al fattore umano, possiamo citare le parole dello stesso Howe:

Crowdsourcing è quando un’azienda prende il lavoro, di solito svolto da impiegati, e lo esternalizza ad un ampio gruppo indefinito di persone, nella forma di una call aperta, generalmente tramite internet”

Ci sono moltissimi esempi di come le persone si aggreghino spontaneamente attorno ad una passione, a volte per il puro piacere di imparare e contribuire alla conoscenza su un determinato argomento, altre per dare sfogo alla propria creatività. Wikipedia, I-Stock Photo, Zoopa ne sono la prova.  Ma ciò che ha catturato la mia attenzione in questi giorni è stato [Im]possible Living.

L’idea è semplice ed è quella di rivalutare in modo sostenibile il patrimonio mondiale degli edifici abbandonati attraverso il crowdsourcing: “the first global community born to map and give new life to abandoned buildings”. Italiana, che mastica benissimo l’inglese, la piattaforma web[Im]possible Living è stata fondata da Daniela Galvani, di professione architetto, e da Andrea Sesta, ingegnere, accompagnati da un team di giovani creativi.

La community, composta da fotografiarchitetticittadini e appassionati, ha lo scopo di mappare gli edifici abbandonati del mondo, facendo una catalogazione per località e descrizione. Si parte dalla creazione di  una scheda del luogo/edificio abbandonato, con la possibilità di inserire foto edinformazioni sulla struttura. Online da dicembre 2011, la piattaforma è però ancora in fase beta.

In futuro ogni scheda potrà avere una sezione dedicata alla storia di ciascun luogo/edificio, ma si potranno inserire anche progetti ed idee per riqualificare l’area o l’impianto, il tutto in un ottica di sostenibilità. È previsto anche lo sviluppo di un’applicazione per smartphonesia per Apple  che Android, dalla quale sarà possibile fotografare l’edificio abbandonato, scrivere un breve commento e geolocalizzarlo direttamente sul sito. Un uso decisamente utile e costruttivo della geolocalizzazione dunque.

[Im]possible Living si presenta come un valido strumento a disposizione di tutti per avere maggior cura delle aree urbane in cui viviamo. Un modo più profondo di essere cittadini, una partecipazione attiva che può contribuire a lasciare alle generazioni future un ambiente più ospitale.