Grazie alla norma “impresa a un euro” che favorisce la nascita di Srls, molti giovani hanno promosso la propria attività, ma senza garanzie le banche non concedono credito. Sarà un flop?
La Srls (Società a responsabilità limitata semplificata) oggi esiste. Ora si dovranno fare i conti col credito.
Approvata all’interno del Decreto Sviluppo 2012, la Srl Semplificata “impresa a un euro” può essere fondata, secondo il Decreto Ministeriale 23 Giugno 2012, n. 138, da giovani che non abbiano ancora compiuto i
35 anni di età, con un capitale sociale anche di un solo euro; questa la ragione dello slogan “impresa a un euro” che in realtà identifica la Srls, con capitale sociale che parte appunto da 1 euro e raggiunge massimo i 9999,99 euro.
Al bassissimo investimento corrispondono delle spese di costituzione altrettanto esigue, appena 368 euro, tra tasse camerali ed imposte di registro. Aboliti i costi notarili, i diritti di segreteria e le imposte di bollo.
Ovviamente, la Srls è stata salutata con grande plauso dai giovani, che hanno visto questa apertura come una volontà concreta da parte dell’ex Governo Tecnico Monti, di rilanciare l’imprenditoria giovanile.
I dati rilasciati da Unioncamere dimostrano di fatto il favore con cui è stata accolta l’impresa a un euro da giovani e giovanissimi: negli ultimi nove mesi sono sorte oltre 6.500 Srls, con una media mensile di 1.230 imprese, praticamente circa 40 al giorno. A fondarle sono soprattutto i giovani del Sud, con epicentro in Campania.
Ma se da un lato l’ex Governo Monti ha agevolato l’imprenditoria giovanile mettendo a punto questa nuova forma societaria, dall’altro è rimasto sordo dinanzi ai dubbi avanzati fin da subito dagli esponenti di numerosi enti.
Il Segretario Generale di Adiconsum, Pietro Giordano ed il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, per citarne solo alcuni, pur vedendo come positiva la nascita dell’impresa a un euro, hanno immediatamente puntato il dito sulle carenze del Decreto Sviluppo, che, non prevedendo un accordo con gli Istituti di credito, non stabilisce se, e in che misura, le banche possono e devono dar fiducia alle imprese appena sorte.
Le banche, dal canto loro, trovandosi dinanzi ad aziende giovani, che non vantano alcuna garanzia creditizia, e con un capitale sociale di appena un euro, non sono in alcun modo invogliate a finanziarle, correndo un rischio, dal loro punto di vista, spropositato.
In più, questo tipo di società low cost, potrebbe facilmente essere usata da associazioni criminali che in questo modo avrebbero un terreno fertile per compiere i loro traffici illeciti.
Per queste ragioni tutti gli Istituti di Credito hanno tirato il freno sul credito alle Srl Semplificate, una ghigliottina ingiusta per queste neonate imprese, a meno che, come sottolinea il responsabile ai finanziamenti delle Pmi Italia di Unicredit, Stefano Rossetti, non siano presenti fideiussioni, o un garante nella persona di un familiare o un genitore.
Insomma, 6.500 Srls non hanno accesso al credito, hanno costruito un sogno, ma non hanno i mezzi per renderlo attivo. Da mesi si attende che il Ministero dell’Economia, stipuli un accordo con l’Abi sui prestiti agevolati per i giovani.
Proprio nel momento in cui il Premier Giovanni Letta e il suo Ministro del Lavoro Giovannini si preoccupano delle modalità per rilanciare l’occupazione giovanile, costruendo agevolazioni ad hoc per le aziende che decideranno di assumere, dovrebbero considerare questo fiume di giovani che, accogliendo una buona ma incompleta opportunità che è stata loro offerta con l’impresa a un euro, ora si trovano soli, con aziende che non riescono a decollare.
Toccherà a Letta il compito di stipulare un accordo con le banche perché quel fiume di giovani non si unisca al mare di disoccupati che affollano l’Italia.