Finalmente Vietnam.
Siamo arrivati a Ho Chi Min, e ho trovato con sorpresa una citta' pulitissima, moderna in cui i suoi abitanti si muovono, cosi' come in tutto il Sudest asiatico, in motorino, familie di cinque persone in sella su un solo veicolo, e un 85% indossando la mascherina per proteggere naso e bocca dai gas di scarico. Impressionante oceano di moto. In Vietnam ho percepito il "Secondo Mondo", non povero come Laos e Cambogia e non ricco come Australia. Nelle grandi citta' c'e' gente che vive dignitosamente, veste dignitosamente, estremamente puliti, i vietnamiti sembra che vivino senza lusso, ma lontani da quella cieca poverta' che attanaglia i Paesi con cui confina. La maggior parte delle case si sviluppano in altezza, perche' in passato il terreno su cui costruire costava tantissimo per metro quadrato , cosi' che hanno sviluppato gli edifici verso l'alto. Il piatto nazionale e' la zuppa di noodles, buonissima, ma con i 35 gradi di temperatura e il 70% di umidita', a volte mi risultava arduo sceglierla nel menu', ma sicuramente vale la pena provarla. Anche qui la cultura culinaria e' molto sviluppata, e in tutto il Paese la gente mangia per strada, in piccoli ristoranti dalle seggioline di plastica, vendono di tutto, soprattutto noodles, pollo e riso. Come in tutti gli altri paesi nei quali ho viaggiato negli ultimi 6 mesi, il prototipo di bellezza femminile coincide con l'avere una pelle bianchissima, cosi', nonostante il caldo soffocante, le donne sono copertissime di giorno, e anche qui i cosmetici piu' venduti sono quelli con un principio schiarente. E come glielo spiego che a Milano tutti si fanno la lampada anche d'inverno?
Dopo aver acquistato un biglietto aperto che permette di coprire tutte le principali citta' da Saigon a Hanoi, abbiamo cominciato a dirigerci verso il Nord. Prima tappa Dalat, poco da dire al riguardo, se non che mi sono bruciata il polpaccio destro contro la marmitta del motorino, stavo sbiancando per il dolore, ed ero quasi in preda alla disperazione cercando del ghiaccio e nessuno parlava inglese, finche' Juan in spagnolo, non so come, e' riuscito a comunicare con il sessantenne vietnamita venditore di gelati. Passata l'emergenza polpaccio, abbiamo seguito per Nha Trang, che mi e' sembrata Riccione, poi finalmente siano arrivati a Hoi An, bellissima, elegante, piccole vie in un centro bellissimo, case allo stile cinese, con cortili interni e balconi, questa citta' e' famosissima per essere piena di sartorie di qualita' che a prezzi piu' che convenienti confezionano completi su misura in 24 ore. La maggior parte degli occidentali si fa fare vestiti su misura, non io e Juan, visto che non abbiamo un lavoro che lo esige (anzi non abbiamo proprio lavoro). Poi siamo arrivati a Hue, conosciuta per il casco antico, l'antica capitale circondata di mura, bella, piccola, antica, un giorno e' sufficiente.
Hanoi, la capitale. Non c'e' citta' piu' rumorosa al mondo, fanno un utilizzo del clacson che e' sconvolgente, i milioni di motorini, le poche macchine e i pochi autubus che scarrozzano turisti non fanno altro, una volta in strada, che suonare il clacson senza sosta e senza motivo. Questa e' una caratteristica di tutto il Paese, infatti sembra che suonino il clacson per avvisare che semplicemente sono in strada e stanno guidando, non fidandosi del solo senso della vista, ma a Hanoi e' particolarme forte e assordante. In ogni modo la capitale vietnamita mi ha incantato, soprattutto il Quartiere Antico (Old Quarter), con i suoi mercati che orlano le strette vie, vendendo animali (vivi e non), pesci, uova, e tutto quello che si possa immaginare, mentre passano motorini, bici e macchine, mentre venditori e compratori urlano, sgozzano polli e vendono rane ancora vive. Altoparlanti statali mandano annunci continui attraverso una soave voce di donna, i bar esplodono aumentando il numero di tavolini, sempre gli stessi piccoli, blue e di plastica, con gli stessi sgabellini, quasi del doppio, togliendo spazio ai veicoli che imperturbabili continuano o scorrere suonando il benedetto clacson. Hanoi e' rumore, colore, birra alla spina fresca e economica, e' la signora di nostra fiducia che ci prepara la zuppa di noodles e vende la birra freddissima, e' tutti i suoi bar segreti che la citta' nasconde nei suoi vecchi palazzi, a cui si puo' accedere solo attraverso pati dimenticati e raggiungendo per ripide scale l'ultimo piano e il bar con terrazza, e godersi la vista bevendo un cafe' con ghiaccio e latte condensato. Attraversare la strada e' un'esperienza unica, non bisogna stare sulle strisce e aspettare che le auto e i motorini lascino il passo ai pedoni, dobbiamo semplicemente camminare in maniera decisa, mentre i milioni di motorini ci schivano, anche se sembra un tentato suicidio vi garantisco che in realta' funziona.
Il Nord. In tutti i Paesi del Sudest, la zona settentrionale e' quella che mi e' piaciuta di piu', e il Vietnam non fa eccezione. Sapa, al confine con la Cina, e' bellissima, autunnale e umida, ci ha accolto rinfrescandoci dopo mesi passati a sudare e lottare contro le alte temperature e l'umidita'. Gli abitanti dei villaggi vicini, soprattutto le donne, con i loro vestiti tradizionali colorano le strade, vengono a Sapa per vendere, e danno semplicemente il tormento.
Fare trekking per il nord e' bellissimo, ci si perde in paeseggi lunari, villaggi da sogno, anche se poverissimi e infinite terrazze di riso. Il mercato della domenica in un villaggio poco lontano da Sapa non si puo' perdere, circondato montagne, anch'esse rotte da terrazze di riso, su cui si appoggiano pigre e umide nuvole, le persone ciondolano tra bancherelle che vendono bellissimi orecchini e braccialetti, sciarpe e vestiti, tra venditori di buoi rosa, di maiali e bipedi, mentre gente affollata intorno a un combattimento di galli esplode in grida selvagge, e si perdeno nella miriade di metri quadrati destinati a grandi e fumanti pentole circontate di bassi e grandi tavolacci di legno orlati di panche, il tutto sporadimente annaffiato da una pioggia sottile e rapida, con cielo grigio di luce abbagliante. Divino.
Lasciato il nord, prima di seguire per la Cina, siamo andati a Halong Bay. Io non volevo andare, e avevo ragione. Il panorama e' bello, ma impallidisce di fronte alle bellezze di altri paesi o del nord stesso, e' una baia interessante, si puo' visitare solo con escursioni organizzate assolutamente mediocri, ed essendo uno dei posti che piu' richiamano i turisti gli organizzatori non fanno che spingerti da una tappa del viaggio all'altra, con l'ansia di finire il prima possibile, facendoti aspettare ore nel molo senza far niente e con un caldo allucinante visto che i marinai hanno fretta di buttarti fuori per preparare la barca per il tuor successivo. Come quasi sempre capita in questi paesi una volta pagato il prezzo dell'escursione, si scordano del dare un buon servizio, anche il minimo. Sconsiglio vivamente Halong Bay, in Filippina ci sono posti molto piu' belli ed estremamente meglio organizzati, e senza farti sentire parte di una catena di montaggio.
Godetevi il Vietnam, che' e' meraglioso, soprattutto il nord, ma non andate a Halong Bay!
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