Può quest’uomo salvare l’Europa? Può il Time fare domande così sciocche e irridenti? “L’Italia ha fatto passi impressionanti”, ha detto Obama, “cambierò gli italiani” ha replicato Monti. Il Nobel alle intenzioni ed il Presidente ai buoni propositi che celano pessime ed inconfessabili intenzioni, ci tolgono qualsiasi dubbio: siamo alla presa in giro finale ed al raggiro generale. Poiché è oramai provato, dai fatti e dai provvedimenti adottati, che la strada seguita dal Governo dei tecnici è un itinerario di dismissioni, di tagli e di persecuzioni fiscali, per assecondare gli speculatori internazionali che ci tengono per il collo. L’Italia va verso il baratro ed è questa l’unica cosa davvero impressionante. Non ci sono state quelle svolte promesse in economia e nemmeno quell’economie sulle spese pubbliche ritenute da tempo fuori controllo, ma soltanto azioni di estorsione contro determinati settori sociali del lavoro autonomo e dipendente. La squadra dei professori si è coperta la faccia col loden ed ha puntato la pistola alla tempia di farmacisti, tassisti, pensionati e lavoratori. Il governo delle banche urla mani in alto ai nostri connazionali e quest’ultimi si lasciano impressionare dallo stile della rapina. E queste sarebbero le iniziative impressionanti, come l’imminente riforma del mercato del lavoro. Ma sospendere per tre anni gli effetti dell’art.18 dello Statuto, quello che regola i licenziamenti nelle imprese al di sopra dei 15 dipendenti, permetterà alle aziende di licenziare più rapidamente, non di assumere. Poichè per far crescere l’occupazione occorre innovare ed aprire nuovi mercati, snellire la burocrazia, sostenere i comparti strategici, saper competere sulle tecnologie e sulla qualità dei prodotti e, soprattutto, essere in grado di tutelare i propri interessi nazionali sullo scacchiere mondiale. Ovvero, tutto quello che Monti non fa ed anzi deprime dando fiato alla bocca e mettendo le mani nelle faccende statali. Smettiamola dunque di impressionare e cominciamo a concretizzare prima che l’impressione di ritrovarsi come la Grecia diventi una certezza. Ugualmente impressionante in senso negativo è l’atteggiamento dei partiti i quali, con qualche eccezione di poco conto, sono tutti unanimemente d’accordo sulle misure dell’Esecutivo. Monti sta facendo bene, ripetono in coro, da Alfano a Bersani, tuttavia nelle loro dichiarazioni non c’è spontaneità e nei loro occhi si legge lo spaesamento di chi è stato esautorato ed ha paura persino a rialzare la testa. Ma il capo, in quella posizione, può soltanto rotolare e se non se ne occuperà la gente arrabbiata provvederanno comunque quei poteri globali che hanno occupato il Paese. Le impressioni di novembre, quelle nate all’indomani dell’insediamento del gabinetto tecnico, sono divenute tristi verità. Ci aspettano mesi e forse anni di umiliazioni e di stangate per tenerci legati ad un’Europa eterodiretta da Washington che vuole preservarsi sulla pelle degli Stati più deboli e su quella dei popoli che hanno perso sovranità. Dunque, se non sarà il tracollo economico sarà quello politico il che significa tanto l’uno che l’altro. E si doveva attendere l’ascesa di Mario e la sua discesa dai Monti per arrivare sul limite del burrone? Non saranno i forconi a cambiare la situazione o le singole proteste di corporazioni divise tra loro e nemmeno le contestazioni di piazza, come dimostra il voto del Parlamento greco che non ha preso menomamente in considerazione il malcontento sociale e i disordini nelle vie. Se non si risveglieranno quei gruppi dominanti che in una prima fase dell’era Berlusconi avevano dimostrato di voler perseguire i loro interessi senza farsi impressionare dal clima ostile delle prescrizioni e pressioni atlantiche, aprendo i loro rapporti alle potenze emergenti e non allineate, non usciremo agevolmente da questo impasse. Chi ci rimprovera di trascurare i dominati ci accusa di non vedere i fantasmi, il che vuol dire semplicemente che noi non facciamo le sedute spiritiche per invocare una impossibile sollevazione ma ci affidiamo all’analisi scientifica per interpretare la situazione e muoverci dentro di essa senza bende ideologiche. Se il disagio sociale dei ceti svantaggiati non si incontrerà e salderà con i piani di una parte dei gruppi dirigenti non conformisti e disponibili a percorre sentieri diversi da quelli ufficiali (detto legame non nascerà mai spontaneamente e nemmeno mettendosi intorno ad un tavolo a tre gambe ma andrà pensato ed allacciato sapientemente al fine di sedimentare un vero blocco sociale per l’indipendenza nazionale), sarà facilmente neutralizzato e ricondotto lungo binari fortemente reazionari. Così i sovversivi si ritroveranno ad essere incasellati tra i peggiori conservatori e usati da quei plotoni d’esecuzione che stanno per abbattere lo Stato. E’ già accaduto e potrebbe accadere ancora. State certi però che noi non ci facciamo impressionare nè dal Rigor Montis e nemmeno da quei medium della rivolta che, bandiere sulle palpebre, giocano a moscacieca con gli spettri della ribellione. I campi della lotta al buio si trasformano frequentemente in camposanti dove chi non perisce tradisce.
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