Avete presente quando accadono certe cose talmente assurde da farci pensare che non possono essere reali? E avete presente quando queste cose ci sembrano così romantiche, in ogni senso del termine, da arrivare al punto di credere che il mondo potrebbe essere più bello?
Sì?
D’accordo, allora avete capito di cosa tratta questo libro.
Ma partiamo da un breve riassunto: Cosimo è un bambino di dodici anni, figlio del Barone di Ombrosa, un nobile decaduto. È un bambino vivace e curioso, ma un giorno la sua vivacità gli costa tre giorni di punizione, quando decide di liberare le lumache che sua sorella voleva cucinare. Come ulteriore punizione, i genitori vogliono fargli mangiare quelle stesse lumache che aveva liberato, ma Cosimo si ribella e si arrampica sull’elce del proprio giardino, giurando di non mettere mai più piede a terra.
Da qui in avanti si sviluppa una trama fatta di avventura e di scoperta, con il piccolo Cosimo che va alla scoperta del mondo passando di fronda in fronda, accumulando esperienze e diventando adulto, quindi vecchio.
Più di questo, come al solito, non voglio dirvi. Spetta a voi andare a leggere, se vi va. Quello che posso dirvi è che questo libro presenta sicuramente due canali di lettura differenti e paralleli:
- Il canale della narrazione: Le avventure di Cosimo non possono non trascinare il lettore in un mondo particolare e quasi magico. L’immedesimazione nei panni del ragazzo è praticamente automatica, un processo quasi naturale, e tutto il romanticismo proprio di un animo ribelle e fedele a se stesso come quello di Cosimo colpisce come una lama il cuore di chi vive con lui le sue avventure. E in queste avventure c’è amore, c’è lealtà, coraggio e avversità, quasi un romanzo cavalleresco ambientato tra le fronde degli alberi, che non smette mai di coinvolgere.
- Il canale “sociale”: Da un altro punto di vista, le avventure di Cosimo, la sua ribellione e la sua fuga fungono da pretesto per analizzare lo sviluppo di un essere umano al di fuori della civiltà canonica. Durante tutta la narrazione si segue la crescita di questo bambino, che torna ad una condizione quasi primitiva in determinati frangenti, come quando si trova alle prese con il dover cacciare, che è anche il secondo passo verso il rifiuto nei confronti della società (il primo è proprio l’allontanare i propri piedi da terra): rifiutarne il cibo “pronto”.
E come questa ci sono numerose situazioni che fanno ragionare su temi simili, che vi invito sicuramente ad esplorare con attenzione.
Per cui vi consiglio vivamente di leggere questo libro, se non l’avete fatto. Se invece l’avete letto, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
Alla prossima!
Neri.