Buongiorno e bentornati.
Non c’è da stupirsi che questo romanzo fosse consigliato anche da Rousseau nel suo “Emile”, né che Marx ne abbia tratto, attraverso un commento critico, molte conclusioni da inserire ne “Il Capitale”, oltre ad essere commentato con grande entusiasmo da Wordsworth e Coleridge.
Insomma, Robinson Crusoe, o meglio “La vita e le straordinarie, sorprendenti opere di Robinson Crusoe” è un romanzo che non può lasciare indifferenti.
Ma andiamo con ordine, e cominciamo dalla trama.
Robinson è un giovane che da sempre ha la passione per il mare, passione che il padre cerca di smorzare in tutti i modi. Tuttavia il giovane Robinson, appena diciannovenne, decide di scappare di casa, cosa che lo porterà ad essere fatto prigioniero dai pirati. Dopo diverse disavventure, riesce a fuggire e a rifugiarsi in Brasile, dove diventa proprietario di diverse piantagioni. E proprio durante un viaggio alla ricerca di schiavi, la nave di Robinson naufraga su un’isola deserta, di cui il giovane sarà l’unico abitante, in quanto unico sopravvissuto.
Su quest’isola, Robinson decide di tenere un diario e si procura un pappagallo parlante come compagno. Tuttavia, dopo dodici anni di isolamento forzato, Robinson scopre degli aborigeni della costa intenti a compiere un sacrificio umano. Spinto da una forza liberatrice, stermina tutti gli aborigeni, tenendo solo il prigioniero come “suddito”.
E chi è questo prigioniero, se non Venerdì?
Da quel momento in poi si alterneranno numerose vicende, fino al momento in cui Robinson riesce finalmente a tornare a casa, in Brasile, dove scopre che le sue piantagioni gli hanno procurato una grande rendita, in venticinque anni di assenza.
Ed ora, dopo questo non troppo breve estratto della trama, passiamo alle Impressioni.
Una lettura che definirei quasi indispensabile (dal basso della mia poca erudizione) per la formazione di qualsiasi lettore.
Ma come in questo romanzo ho trovato molti elementi positivi, non posso esimermi dal mostrarvi anche quelli che considero negativi.
So bene che le vicende narrate risentono della cultura del periodo, ma trovo insopportabili le continue allusioni bibliche e il ruolo fondamentale che Robinson attribuisce alla Bibbia e a Dio. Inoltre mi sono ritrovato più volte ad odiare il protagonista di questo romanzo per il modo in cui parla degli aborigeni, ma soprattutto per il modo in cui si rivolge a Venerdì, considerandolo sempre e comunque incredibilmente inferiore a sé.
Ad ogni modo, in ultima istanza, ribadisco che è un romanzo che andrebbe letto, e che forse andrebbe letto più volte nella vita, in età differenti. La trama, l’innovazione, la semplicità e l’incredibile realismo che porta Robinson e Venerdì ad essere immaginati come personaggi realmente vissuti, tutti questi elementi fanno di questo romanzo un romanzo unico.
P.S. Da non dimenticare, cosa che in pochi sanno, che questo romanzo ha anche un seguito dal titolo: “Ulteriori avventure di Robinson Crusoe”, di cui magari parlerò più avanti.
E voi, cosa ne pensate? L’avete letto? Fatemelo sapere nei commenti! Vi aspetto!
A presto!
Neri.