Imprinting love

Creato il 25 giugno 2011 da Weirde
Con un post dedicato al mio primo romanzo, IMPRINTING LOVE, si conclude la carrellata di post dedicata ai miei libri

Imprinting love è
acquistabile sui seguenti siti:

Amazon.com

Amazon.uk

http://www.ibs.it/code/9788863072587/cabrini-m-chiara/imprinting-love.html

http://www.libreriauniversitaria.it/imprinting-love-cabrini-chiara-zerounoundici/libro/9788863072587

http://www.ilclubdeilettori.com/prodotto-143653/Imprinting-love-di-Mariachiara-Cabrini.aspx

E sul sito Lulu.com è disopnibile in vendita a pochissimo la versione ebook del romanzo.




 

Titolo: Imprinting love

Autore: Mariachiara Cabrini

Editore: 0111 edizioni, Collana Rossocuore

Pagine: 172

Prezzo: 12,90 €

Trama: Anna ama da anni, in segreto, il suo migliore amico, Marco.  Non riesce a superare questa sua infatuazione, nonostante sappia di non avere speranza e arriva alla conclusione che è tutta colpa dell’imprinting! Lui fu la prima persona a prenderla in braccio, appena nata, e l’imprinting fece il suo lavoro, come fosse stata un’oca.  Marco è ora fidanzato con una ragazza odiosa e superficiale e Anna soffre più che mai, ma grazie all’intervento di due sue amiche e di corcostanze favorevoli, forse qualcosa cambierà…

“Maria Chiara Cabrini ha l’abilità di coinvolgere il lettore in questa storia fino all’ultima riga. Anna, la protagonista racchiude in sé tutte le paure e le ansie tipiche di ogni ragazza. Da tempo cerca disperatamente di fare colpo su Marco, l’uomo che ama oltre che suo migliore amico da sempre. Le colleghe di lavoro, Samantha e Livia, sono il rifugio sicuro quando tutto sembra remarle contro. Nel percorso della tentata conquista, Anna, opererà un cambiamento non solo estetico ma anche caratteriale, riuscendo a dare sfogo alla sua parte più decisa, quella che aveva sempre soffocato per paura di sbagliare. L’amore è il motore di tutto il romanzo, un sentimento che sebbene sia rivolto ad un uomo si trasforma in accettazione e valorizzazione di se stessa, cancellando una volta per tutte il brutto anatroccolo che fino ad allora aveva abitato la sua mente e il suo corpo. Una scrittura lineare e moderna che attira qualsiasi tipo di lettore, senza limiti di età. L’intreccio della narrazione, purché semplice, è studiato nei minimi dettagli tanto che l’autrice ci lascia a bocca aperta con un finale niente affatto scontato.”

Recensione di Catastini Samanta

 

Sito del libro: http://imprintinglove.wordpress.com/

Sul blog dedicato al libro potrete leggere il primo capitolo, scoprire la colonna sonora scelta dall'autrice per accompagnare la lettura del romanzo, e leggere le arecensioni di chi lo ha già letto.

Booktrailer:




Breve estratto dal libro:


"(...) Lo sapevo che saremmo arrivati a parlare di questo. Marco ama ricordarmi le situazioni imbarazzanti in cui mi mettevo quando ero piccola.
-Senti avevo solo otto anni, non è giusto che tu mi prenda ancora in giro per quella volta. Quella bambina mi aveva sfidato ad arrampicarmi e io non potevo certo tirarmi indietro, sarei stata una vigliacca.
-Peccato che una volta salita ti rifiutasti di scendere, perché eri troppo spaventata dall’altezza. - e scoppia a ridere.
-Ero molto in alto. - dico in mia difesa.
-E intanto tutti i bambini del quartiere stavano sotto l’albero e guardavano le tue mutandine rosa. - ormai ride tanto forte che gli lacrimano gli occhi. Io non ci trovo niente da ridere, è stata l’esperienza più umiliante della mia vita.
-È stato molto imbarazzante, non c’è niente da ridere.
-E poi io cercai di convincerti a scendere, ma tu mi tirasti una scarpa addosso.
-Certo, tu, che dovevi stare dalla mia parte stavi ridendo di me, era il minimo che ti meritavi. Per fortuna dopo un po’ arrivarono i pompieri e mi tirarono giù. Non è un’esperienza che ricordo volentieri.
-Però devi ammettere che per i mesi seguenti fosti molto popolare.
-Finiscila di ridere, i miei compagni di scuola mi chiamarono mutandine rosa per un anno intero.

Finisco il mio cono in silenzio, fingendomi offesa con lui perché ha tirato in ballo questa vecchia storia e intanto assaporo il piacere di stare accanto a Marco.
Adoravo stargli vicina anche da piccola.
-Ancora oggi mi chiedo come facessi a sopportarmi quando ero piccola. Ti seguivo ovunque, ero la tua ombra e i tuoi amici ti prendevano in giro per questo. Di solito i bambini di dieci anni non hanno molta pazienza con le bambine di cinque, ma tu non mi scacciavi mai e nemmeno mi urlavi di lasciarti in pace.
-Non mi davi fastidio, con te sempre alle calcagna non mi sono mai sentito solo. E sinceramente, non credo che, se anche te lo avessi chiesto, avresti smesso di seguirmi. E a me andava bene, così potevo controllare che nessuno ti tiranneggiasse.
-Ricordo quella volta che un bambino più grande mi spinse e io caddi sbucciandomi le ginocchia, tu gli desti un pugno in faccia. Da allora diventasti il mio eroe. Ti veneravo. - Cosa mi succede? Cosa sto dicendo? Devo smetterla di parlare o gli spiattellerò i miei sentimenti, se vado avanti di questo passo.
Marco sembra imbarazzato.
-Bè, era il minimo che potessi fare, no? Io ero più grande, era mio compito prendermi cura di te.
Ci sono così tante cose che vorrei dirgli. Vorrei ringraziarlo per tutto quello che ha sempre fatto per me, per avermi voluto bene, per essersi preso cura di me; e vorrei sgridarlo per essersi quasi dimenticato di me una volta diventato adulto.

-Sai, quando ero piccola tutti i bambini intorno a me, tranne te, avevano un padre. Io vedevo questi uomini, che mi sembravano dei giganti, venire a prendere i loro figli al parco giochi e all’asilo, e non capivo quale fosse il loro ruolo all’interno della famiglia. Io avevo mia madre e avevo te, e non avevo bisogno di altro, la mia vita era perfetta così. Mia mamma si preoccupava di come sarei cresciuta senza un’adeguata figura maschile, ma non avrebbe dovuto. Tu eri per me quella figura, fratello maggiore, amico, protettore. In tutta la mia vita non ho mai sentito il bisogno di un padre, mai, grazie a te.
Marco mi guarda a bocca aperta, è perfino arrossito.
-Adesso mi metti in imbarazzo.
-Non l’ho detto per metterti in imbarazzo, è solo che… Volevo dirtelo. In tutti questi anni non ti avevo mai detto quanto sei stato importante per me, volevo fartelo sapere. Tutto qui.
Credo proprio di averlo ammutolito.
-Allora credo che anche io dovrei ringraziare te, per essermi stata vicina ed avermi sempre sostenuto. Davanti ai ragazzi della mia età a volte ti ignoravo per darmi delle arie da grande, ma mi piaceva avere qualcuno sempre al mio fianco. Tu non vedevi mai i miei difetti, mi incoraggiavi sempre in qualsiasi cosa, ed eri pronta a seguirmi in qualsiasi impresa. Se oggi ho una grande fiducia in me stesso, lo devo a te, perché hai sempre creduto in me. E che dire di tutte le volte in cui un progetto sul lavoro non mi soddisfa e non riesco a venirne a capo? Ti chiamo, tu mi dici di non preoccuparmi, che riuscirò a risolverlo e io mi sento subito sollevato. Io invece mi dimentico dei tuoi compleanni e non vengo quasi mai a trovarti, sono un bel misero amico.
Sto ufficialmente per piangere, queste sono le cose più belle che mi abbia mai detto. E mi sento più vicina a lui, come quando eravamo più giovani.
-Ti prego smettila o finirò per commuovermi e piangere.
-Non osare piangere o mi toccherà prenderti in braccio per portarti a casa come facevo quando eri piccola.

-Non oseresti.
-Certo che oserei.
E gli credo. Ma io non ho alcuna intenzione di essere presa in braccio da lui, nossignore, non ho più cinque anni. Scatto i piedi e inizio a correre, e lui mi rincorre. E stiamo ridendo tutti e due come bambini.
Lui è molto più alto di me e ha gambe più lunghe, con due falcate mi raggiunge e mi prende in braccio. Ridendo, inizia a girare su se stesso e io mi aggrappo forte al suo collo mentre mi fa girare assieme a lui. Mi sembra di essere diventata una trottola. Per fortuna non soffro il mal di mare.
Non ridevamo e giocavamo assieme, in questo modo, da almeno dodici anni. Come ho fatto a dimenticare? Come ho fatto a vivere senza sentire la sua risata ogni giorno? (...)"




 

Titolo: Imprinting love

Autore: Mariachiara Cabrini

Editore: 0111 edizioni, Collana Rossocuore

Pagine: 172

Prezzo: 12,90 €

Trama: Anna ama da anni, in segreto, il suo migliore amico, Marco.  Non riesce a superare questa sua infatuazione, nonostante sappia di non avere speranza e arriva alla conclusione che è tutta colpa dell’imprinting! Lui fu la prima persona a prenderla in braccio, appena nata, e l’imprinting fece il suo lavoro, come fosse stata un’oca.  Marco è ora fidanzato con una ragazza odiosa e superficiale e Anna soffre più che mai, ma grazie all’intervento di due sue amiche e di corcostanze favorevoli, forse qualcosa cambierà…

“Maria Chiara Cabrini ha l’abilità di coinvolgere il lettore in questa storia fino all’ultima riga. Anna, la protagonista racchiude in sé tutte le paure e le ansie tipiche di ogni ragazza. Da tempo cerca disperatamente di fare colpo su Marco, l’uomo che ama oltre che suo migliore amico da sempre. Le colleghe di lavoro, Samantha e Livia, sono il rifugio sicuro quando tutto sembra remarle contro. Nel percorso della tentata conquista, Anna, opererà un cambiamento non solo estetico ma anche caratteriale, riuscendo a dare sfogo alla sua parte più decisa, quella che aveva sempre soffocato per paura di sbagliare. L’amore è il motore di tutto il romanzo, un sentimento che sebbene sia rivolto ad un uomo si trasforma in accettazione e valorizzazione di se stessa, cancellando una volta per tutte il brutto anatroccolo che fino ad allora aveva abitato la sua mente e il suo corpo. Una scrittura lineare e moderna che attira qualsiasi tipo di lettore, senza limiti di età. L’intreccio della narrazione, purché semplice, è studiato nei minimi dettagli tanto che l’autrice ci lascia a bocca aperta con un finale niente affatto scontato.”

Recensione di Catastini Samanta

 

Sito del libro: http://imprintinglove.wordpress.com/

Sul blog dedicato al libro potrete leggere il primo capitolo, scoprire la colonna sonora scelta dall'autrice per accompagnare la lettura del romanzo, e leggere le arecensioni di chi lo ha già letto.

Booktrailer:




Breve estratto dal libro:


"(...) Lo sapevo che saremmo arrivati a parlare di questo. Marco ama ricordarmi le situazioni imbarazzanti in cui mi mettevo quando ero piccola.
-Senti avevo solo otto anni, non è giusto che tu mi prenda ancora in giro per quella volta. Quella bambina mi aveva sfidato ad arrampicarmi e io non potevo certo tirarmi indietro, sarei stata una vigliacca.
-Peccato che una volta salita ti rifiutasti di scendere, perché eri troppo spaventata dall’altezza. - e scoppia a ridere.
-Ero molto in alto. - dico in mia difesa.
-E intanto tutti i bambini del quartiere stavano sotto l’albero e guardavano le tue mutandine rosa. - ormai ride tanto forte che gli lacrimano gli occhi. Io non ci trovo niente da ridere, è stata l’esperienza più umiliante della mia vita.
-È stato molto imbarazzante, non c’è niente da ridere.
-E poi io cercai di convincerti a scendere, ma tu mi tirasti una scarpa addosso.
-Certo, tu, che dovevi stare dalla mia parte stavi ridendo di me, era il minimo che ti meritavi. Per fortuna dopo un po’ arrivarono i pompieri e mi tirarono giù. Non è un’esperienza che ricordo volentieri.
-Però devi ammettere che per i mesi seguenti fosti molto popolare.
-Finiscila di ridere, i miei compagni di scuola mi chiamarono mutandine rosa per un anno intero.

Finisco il mio cono in silenzio, fingendomi offesa con lui perché ha tirato in ballo questa vecchia storia e intanto assaporo il piacere di stare accanto a Marco.
Adoravo stargli vicina anche da piccola.
-Ancora oggi mi chiedo come facessi a sopportarmi quando ero piccola. Ti seguivo ovunque, ero la tua ombra e i tuoi amici ti prendevano in giro per questo. Di solito i bambini di dieci anni non hanno molta pazienza con le bambine di cinque, ma tu non mi scacciavi mai e nemmeno mi urlavi di lasciarti in pace.
-Non mi davi fastidio, con te sempre alle calcagna non mi sono mai sentito solo. E sinceramente, non credo che, se anche te lo avessi chiesto, avresti smesso di seguirmi. E a me andava bene, così potevo controllare che nessuno ti tiranneggiasse.
-Ricordo quella volta che un bambino più grande mi spinse e io caddi sbucciandomi le ginocchia, tu gli desti un pugno in faccia. Da allora diventasti il mio eroe. Ti veneravo. - Cosa mi succede? Cosa sto dicendo? Devo smetterla di parlare o gli spiattellerò i miei sentimenti, se vado avanti di questo passo.
Marco sembra imbarazzato.
-Bè, era il minimo che potessi fare, no? Io ero più grande, era mio compito prendermi cura di te.
Ci sono così tante cose che vorrei dirgli. Vorrei ringraziarlo per tutto quello che ha sempre fatto per me, per avermi voluto bene, per essersi preso cura di me; e vorrei sgridarlo per essersi quasi dimenticato di me una volta diventato adulto.

-Sai, quando ero piccola tutti i bambini intorno a me, tranne te, avevano un padre. Io vedevo questi uomini, che mi sembravano dei giganti, venire a prendere i loro figli al parco giochi e all’asilo, e non capivo quale fosse il loro ruolo all’interno della famiglia. Io avevo mia madre e avevo te, e non avevo bisogno di altro, la mia vita era perfetta così. Mia mamma si preoccupava di come sarei cresciuta senza un’adeguata figura maschile, ma non avrebbe dovuto. Tu eri per me quella figura, fratello maggiore, amico, protettore. In tutta la mia vita non ho mai sentito il bisogno di un padre, mai, grazie a te.
Marco mi guarda a bocca aperta, è perfino arrossito.
-Adesso mi metti in imbarazzo.
-Non l’ho detto per metterti in imbarazzo, è solo che… Volevo dirtelo. In tutti questi anni non ti avevo mai detto quanto sei stato importante per me, volevo fartelo sapere. Tutto qui.
Credo proprio di averlo ammutolito.
-Allora credo che anche io dovrei ringraziare te, per essermi stata vicina ed avermi sempre sostenuto. Davanti ai ragazzi della mia età a volte ti ignoravo per darmi delle arie da grande, ma mi piaceva avere qualcuno sempre al mio fianco. Tu non vedevi mai i miei difetti, mi incoraggiavi sempre in qualsiasi cosa, ed eri pronta a seguirmi in qualsiasi impresa. Se oggi ho una grande fiducia in me stesso, lo devo a te, perché hai sempre creduto in me. E che dire di tutte le volte in cui un progetto sul lavoro non mi soddisfa e non riesco a venirne a capo? Ti chiamo, tu mi dici di non preoccuparmi, che riuscirò a risolverlo e io mi sento subito sollevato. Io invece mi dimentico dei tuoi compleanni e non vengo quasi mai a trovarti, sono un bel misero amico.
Sto ufficialmente per piangere, queste sono le cose più belle che mi abbia mai detto. E mi sento più vicina a lui, come quando eravamo più giovani.
-Ti prego smettila o finirò per commuovermi e piangere.
-Non osare piangere o mi toccherà prenderti in braccio per portarti a casa come facevo quando eri piccola.

-Non oseresti.
-Certo che oserei.
E gli credo. Ma io non ho alcuna intenzione di essere presa in braccio da lui, nossignore, non ho più cinque anni. Scatto i piedi e inizio a correre, e lui mi rincorre. E stiamo ridendo tutti e due come bambini.
Lui è molto più alto di me e ha gambe più lunghe, con due falcate mi raggiunge e mi prende in braccio. Ridendo, inizia a girare su se stesso e io mi aggrappo forte al suo collo mentre mi fa girare assieme a lui. Mi sembra di essere diventata una trottola. Per fortuna non soffro il mal di mare.
Non ridevamo e giocavamo assieme, in questo modo, da almeno dodici anni. Come ho fatto a dimenticare? Come ho fatto a vivere senza sentire la sua risata ogni giorno? (...)"

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