Sappiamo per certo che il pagamento della rata dell’Imu è stata posticipato al 16 settembre è il momento di condurre una breve analisi. Silvio Berlusconi, che indica il decreto che posticipa l’Imu come un vittoria politica del suo partito, ma sarebbe più opportuno esporre un giudizio tecnico sul merito della tassa sulla prima casa. Infatti l’Imu è un’imposta sicuramente odiosa perché tassa il patrimonio e non il reddito, producendo nei fatti una doppia imposizione, visto che per gli immobili dati in locazione esiste già un’aliquota così come esiste per gli immobili ad uso abitativo sui quali si calcola il “reddito figurativo” cioè il reddito che si sta risparmiando per il fatto di non affittare la propria abitazione, ma di esserne il proprietario. L’imposta però ha svariati pregi, soprattutto per le amministrazioni pubbliche, tra i quali quello di essere assai poco soggetta all’evasione in quanto a pagarla è il possessore dell’immobile, che sia o non sia fiscalmente residente in Italia. L’Imu rappresenta quindi una componente rigida della tassazione italiana. Volendo porre su di un grafico in ascissa la pressione fiscale e in ordinata le entrate l’ammontare dell’Imu sarebbe quella componente che sostiene la curva anche i presenza di un’elevata pressione fiscale. Infatti quando il lavoro scarseggia, le imprese spostano la loro sede legale e i capitali possono aggirare la tassa sulle transazioni finanziarie in pochi secondi, l’immobile resta poiché è una di quelle cose su cui è ancora facile applicare un ineludibile principio di sovranità territoriale da parte dello stato. Dopo l’Imu in quanto a rigidità troviamo l’Iva, le accise, le tasse sulle face di reddito minori fino a che non troviamo la parte più mobile del sistema fiscale cioè le tasse sugli utili delle imprese e sulle transazioni finanziarie. Uno stato che volesse guardare al futuro con prospettiva dovrebbe abbassare le tasse per la componente più mobile al fine di non perdere quel gettito. Alcune tasse ad introito “rigido” diventano insopportabili se troppo elevate perché bloccano l’economia e ciò accade specialmente se esse ricadono sui più poveri. Essi infatti spendono una quantità elevata del proprio reddito e quindi una sua forte diminuzione si trasforma in una diminuzione significativa del PIL . La tassa sulla prima casa infatti ha prodotto sì un introito iniziale, ma ha fatto crollare i mutui del 40% e le imposte di registro e trascrizione oltre che aver creato molta disoccupazione nel settore. Il danno è probabilmente stato superiore al beneficio dunque. Ciò che in definitiva è destinato a restare è l’aumento della patrimoniale sulle seconde case, che anzi potrebbe farsi ancora più pesante. A pagarla sono persone più ricche, quindi probabilmente che può al massimo diminuire è il risparmio, ma per lo Stato è un’entrata sicura ed è per di più redistributiva della ricchezza in più da anni il mercato immobiliare italiano viveva una bolla. I prezzi delle abitazioni sono cresciuti in media più del PIL . In 20 anni con una popolazione costante si è assistito alla cementificazione di un territorio grande come il Lazio. Se per le prime case si cercherà di tutelare i meno abbienti per le seconde case non si tornerà indietro, il mercato è cambiato definitivamente.
Articolo di Francesco Boccardo.