Sulle modalità di pagamento della prima rata dell’Imu, il prossimo 18 giugno, arriva la precisazione del governo: visto che la maggior parte dei Comuni non hanno ancora preso una decisione ufficiale sulle proprie aliquote il pagamento potrà essere effettuato sulla base delle aliquote standard fissate a livello nazionale. Le eventuali (e nella maggior parte dei casi probabili) maggiorazioni andranno poi a scaricarsi sul saldo di dicembre. Praticamente i cittadini verserebbero la rata di acconto, teoricamente fissata al 50% del dovuto, sulla base delle aliquote scelte dall’esecutivo con il decreto salva-Italia:
4 per mille sull’abitazione principale, 7,6 per mille sugli altri immobili. In entrambi i casi l’aliquota verrebbe applicata sulla rendita catastale rivalutata
con un moltiplicatore pari a 160 (invece che il 100 dell’Ici). Nel caso dell’abitazione principale spetta però una detrazione di 200 euro, aumentata di 50 per ciascun figlio. I Comuni nel frattempo decideranno se incrementare le due aliquote, stabilendo eventualmente nel caso di quella generale anche una diversa gradazione per gli immobili affittati e quelli tenuti a disposizione sfitti. A quel punto l’incremento per il cittadino andrà a pesare sul pagamento di dicembre. Il nodo delle modalità di versamento dell’imposta si aggiunge agli altri in materia di Imu che sono stati almeno in parte affrontati nel decreto fiscale: dal trattamento degli immobili agricoli a quelli di proprietà degli stessi Comuni, che si troverebbero anche nella veste di contribuenti allo Stato oltre che di "esattori" del tributo.