Anche se ti sforzi, se ci metti tutta l'anima e il sorriso più di plastica che hai, non è.
Giorni in cui non sai dove sta il tuo posto nel mondo, e ne vorresti uno bello comodo e tranquillo.
E proprio tu che hai sempre odiato le persone inquadrate nelle caselle come pedine della dama, proprio tu vorresti una bella casellina tutta tua dove accomodarti. Ci metteresti anche una porta, magari, con un lucchetto, anche, e una poltrona per renderla più comoda, ‘sta casella.
L’hai sempre schifata, questa concezione sociale dell’incasellamento, vissuta come una forzatura, un voler essere tutti uguali.
Ma anche una semplificazione, perché la gente se ti capisce, se in quella casellina messa in un luogo imprecisato, ma chiaro, riesca a mettertici, sta più tranquilla.
Vive meglio, CREDE di capirti meglio.
Altrimenti sei quella strana, particolare, buffa. La cugina scema, in pratica.
In giorni come questi io la casellina la vorrei proprio. Vorrei sentirmi inquadrata, trovare empatia con gente come me.
E invece no, non ce l’hai.
Ed è sempre stato così, lo sai.
Possibile che tutti abbiano la propria casella tranne te?
C’hai già provato a stare in una casella, e dopo un po’ (nemmeno tanto, giusto un po’) la smania di scappare, di uscire, una sorta di claustrofobia sociale t’ha preso alla gola e sei scappata.
Non ti ci vedeve a fare sempre sì con la testa e a non essere te.
Ma ora è diverso.
Ora sono matura.
Ora sono pronta.
Ce la posso fare.
O forse no.