Il verde va di moda quest’anno in coppa d’Africa. Sarà infatti una maglietta di quel colore a alzare la coppa domenica prossima. Unica cosa da decidere se un verde nigeriano o uno burkinabé. Le due squadre, finora imbattute, hanno iniziato lo stesso giorno, la stessa ora, nello stesso campo con un 1-1 che ha messo subito in mostra la buona qualità delle superaquile e l’incredibile tenacia degli stalloni (questo il soprannome della nazionale del Burkina Faso), e continuato con una vittoria sull’Etiopia, un pareggio con lo Zambia e una sofferta vittoria di misura ai quarti. Un cammino quasi parallelo fino alle rispettive semifinali, in cui Nigeria e Burkina Faso hanno affrontato avversità di ben diversa caratura.
La giornata inizia con l’incontro pomeridiano Mali-Nigeria. Keita e compagni, reduci dalla bella rimonta contro il Sud Africa, iniziano male la partita come già successo nei quarti, ma di fronte hanno una Nigeria che gioca bene palla a terra, sfrutta con abilità le fasce e sotto rete è cinica. Moses, attaccante del Chelsea, dà il là alle azioni dei primi due gol. Prima crossa dalla destra per Echiéjilé (altrimenti noto come Elderson) che, dimenticato da Maiga, in tuffo di testa mette dentro da pochi passi, poi serve una splendida palla in profondità, sempre sul versante destro d’attacco, a Emenike che la rimette subito al centro dove Ideye è pronto all’appuntamento per il 2-0. La notte maliana non è però finita: deviazione della barriera su tiro di Emenike e 3-0 all’intervallo, gol del neoentrato Musa in contropiede a inizio ripresa e 4-0. Musa segna ancora, ma l’arbitro annulla (forse per pietà) e così il Mali spinto da Diabate e Diarra, anche loro entrati nella ripresa, accorcia le distanze. Unica nota stonata, l’infortunio di Emenike a pochi minuti dal termine che speriamo non impedisca al giocatore dello Spartak Mosca di partecipare alla finale.
In serata invece è il turno di Ghana e Burkina Faso ma soprattutto dell’arbitro Jedidi, protagonista di molte “sviste” in favore del Ghana come altri suoi colleghi in precedenza. Dopo cinque minuti il fischietto tunisino non assegna un rigore abbastanza netto ai burkinabé. Tutti pensano: “non se l’è sentita, la partita è iniziata da poco”. Il problema è che dopo soli sei giri d’orologio ne fischia uno al Ghana che definire inventato è un eufemismo: Panandétiguiri e Atsu saltano insieme per prendere una palla di testa, nel ricadere la mano del burkinabé passa sul petto del ghanese che accentua visibilmente la caduta. Jedidi non ha dubbi e l’infallibile Wakaso realizza dal dischetto. Il Burkina Faso si proietta in avanti per pareggiare, prende in mano il pallino del gioco, ma rischia di prendere il 2-0 in contropiede. Per sua fortuna Gyan lanciato a rete si fa ipnotizzare dall’ottimo portiere Diakité, e il primo tempo si chiude così. Nella seconda frazione di gioco gli assalti burkinabé si fanno molto più pericolosi anche grazie a una straripante condizione fisica dei centrocampisti, ma il trapattoniano Ghana ancora in contropiede impatta sul palo e sempre con Gyan. La più classica regola non scritta del calcio è la sempreverde gol sbagliato gol subìto e non si smentisce nemmeno stavolta: al 59′ Rouamba sradica un pallone a centrocampo e imbecca Bance, che solo davanti al portiere non sbaglia e sigla il meritatissimo pareggio. Si va ai supplementari, in cui l’arbitro Jedidi torna protagonista annullando al 104′ un gol regolarissimo al Burkina Faso. I burkinabé non si danno per vinti, inanellano una serie di offensive devastanti dimostrando di meritarsi la finale, ma impattano nel solito Dauda, in Afful che neutralizza miracolosamente sulla linea un tiro dello scatenato Bance e di nuovo nell’arbitro, che al 115′ non solo non gli assegna un rigore solare ma ammonisce per simulazione Pitroipa, secondo giallo ed espulsione. Con un uomo in meno il Burkina Faso regge senza particolari problemi e va ad affrontare i rigori dimenticandosi delle clamorose sviste arbitrali, guadagnandosi con lucidità e freddezza la meritatissima finale con tanto di cucchiaio di Bance, fatale ancora una volta per il Ghana dopo quello dell’uruguagio Abreu ai mondiali del 2010, per ironia della sorte sempre in Sud Africa.
federico e daniele