E s'aggira cercandola per casa, ma a letto la maledetta non c'è e sposta mobili e scaglia oggetti a terra e cerca la moglie sotto al divano, sotto ai comodini, che rovescia, nei mobili della cucina, che prende a pugni, dov'è, Lei? Lei stava, quieta quieta, svenuta al lato del letto, incosciente, beata, dalla parte in cui lui non poteva scorgerla semplicemente entrando in camera. Già è in cucina, lui, nel frattempo, si arma di un grosso coltello, di due grossi coltelli e ricomincia il suo giro gridando ed imprecando T'ammazzo, troia, esci se ne hai il coraggio. Uno strano rantolo si mischiava al suono della sua voce, come un gorgogliare, troppo accelera il suo cuore, troppo velocemente la casa rotea intorno a lui. Lei intanto, a forza di dai, si sveglia, e non pensa: oh, son caduta, caduta dal letto, svenuta, ma dice a sé stessa: Toh, sono uscita dal vaso, son traboccata tra-boccata. Ed il corpo di lui gridando ed imprecando rotea vorticoso su se stesso ed alla fine graziosamente s'abbatte sul divano, si abbandona, caduto il coltello, reclina il capo, chissà, è forse, giunto anche il suo momento per svenire. Arriva, lei, che, raccolta l'arma, veloce, spensierata, amorale, gli taglia la gola. Il marito schizza in avanti, alla velocità del sangue, col sangue, e tutto l'insieme cade sul tavolino di fronte al divano, riverso e prono il corpo, spalmato e schizzato il sangue. Lei s'avvicina, estrae da una tasca l'uomo nero, quel pupazzo. Lei gli abbassa i pantaloni del pigiama. Lei gli sposta le mutande. Lei glielo infila nel culo. Infila nel culo. Nel culo. Culo. E accarezzandogli la nuca gli sospira all'orecchio: Ecco, siamo pari. Siamo pari. Pari. E cade, semisvenuta, ancora, sul divano.
E s'aggira cercandola per casa, ma a letto la maledetta non c'è e sposta mobili e scaglia oggetti a terra e cerca la moglie sotto al divano, sotto ai comodini, che rovescia, nei mobili della cucina, che prende a pugni, dov'è, Lei? Lei stava, quieta quieta, svenuta al lato del letto, incosciente, beata, dalla parte in cui lui non poteva scorgerla semplicemente entrando in camera. Già è in cucina, lui, nel frattempo, si arma di un grosso coltello, di due grossi coltelli e ricomincia il suo giro gridando ed imprecando T'ammazzo, troia, esci se ne hai il coraggio. Uno strano rantolo si mischiava al suono della sua voce, come un gorgogliare, troppo accelera il suo cuore, troppo velocemente la casa rotea intorno a lui. Lei intanto, a forza di dai, si sveglia, e non pensa: oh, son caduta, caduta dal letto, svenuta, ma dice a sé stessa: Toh, sono uscita dal vaso, son traboccata tra-boccata. Ed il corpo di lui gridando ed imprecando rotea vorticoso su se stesso ed alla fine graziosamente s'abbatte sul divano, si abbandona, caduto il coltello, reclina il capo, chissà, è forse, giunto anche il suo momento per svenire. Arriva, lei, che, raccolta l'arma, veloce, spensierata, amorale, gli taglia la gola. Il marito schizza in avanti, alla velocità del sangue, col sangue, e tutto l'insieme cade sul tavolino di fronte al divano, riverso e prono il corpo, spalmato e schizzato il sangue. Lei s'avvicina, estrae da una tasca l'uomo nero, quel pupazzo. Lei gli abbassa i pantaloni del pigiama. Lei gli sposta le mutande. Lei glielo infila nel culo. Infila nel culo. Nel culo. Culo. E accarezzandogli la nuca gli sospira all'orecchio: Ecco, siamo pari. Siamo pari. Pari. E cade, semisvenuta, ancora, sul divano.