In albis -26-

Da Nivangiosiovara @NivangioSiovara
Lei lo contempla seduta sul letto. Pensa: Non t'ha afferrato, il tuo amico angelo. Pazienza. Ma a noi non piace, non ci piace affatto, vero, Mukil?giocare con i cagnolini morti. Non è modo. Non è divertente. L'aveva visto, poi, lei, l'angelo, anche lei nelle stesse modalità che il fratellino aveva descritto, ma non l'aveva rivelato perché temeva lo scherno. In quella visione lei gli chiese: Sei un angelo tu?sei l'angelo della morte?se sei l'angelo della morte, non esisti. Sia detto, questo, come piccolo inciso.Accorre il padre, risuonano i suoi passi famigliari. Per un breve attimo sospende il suo incedere, un istante prima di entrare nella stanza dei bimbi, eclissando la visuale al nostro intruso, giusto il tempo necessario per gridare: Guarda che razza di macello hai combinato! Ti rendi minimamente conto di che ora sia? Sai che arriveremo tardi, adesso? Che gli racconteremo?Detto questo, scavalca il figlio esanime e le si avventa contro, incominciando a squoterla per le spalle Brutta cattiva! Le grida e lei Bravo papà, sei forte e lui la squote con ancor più decisione e la figlia: Sei forte come un toro, papà! Dietro alla sagoma dello scatenato padre il nostro ospite vede solo i capelli di lei fluttuare ed il gatto che continua a brandire sbatacchiato qua e là, poi improvvisamente la sente ridere e gridare TicTac mentre lui urla vocali a caso, raschiandosi la gola per lo sforzo, e sbuffa, e soffia, e poi nell'impeto gli sfugge la presa, la figlia gli scivola via, cade distesa sul letto, supina, e continua a ridere e nel riso: Le corna, le corna, olè, olè! E lui, furioso, le strappa di mano il gatto e con quello le tappa la bocca e quella mugola e ride ancora un po' e muggisce e geme ride poco poco, con quello le tappa la bocca, una volta e per sempre.Esce dalla stanza, il padre, scosta col piede il cadavere del figlio, che è proprio lì, sempre in mezzo al passaggio, dannazione, bisognerà levarcelo. Barcolla, il vecchio, grida all'indirizzo della moglie: Dove sei?maledetta, dov'è la mia colazione, è tardi, è tardi per dio, tardi per tutto, ormai, maledetta, c'è tutto fuori posto, sistema i tuoi figli, tutto in disordine e non hai mai un cazzo da fare, guarda qui, vieni, subito, maledetta!
E s'aggira cercandola per casa, ma a letto la maledetta non c'è e sposta mobili e scaglia oggetti a terra e cerca la moglie sotto al divano, sotto ai comodini, che rovescia, nei mobili della cucina, che prende a pugni, dov'è, Lei? Lei stava, quieta quieta, svenuta al lato del letto, incosciente, beata, dalla parte in cui lui non poteva scorgerla semplicemente entrando in camera. Già è in cucina, lui, nel frattempo, si arma di un grosso coltello, di due grossi coltelli e ricomincia il suo giro gridando ed imprecando T'ammazzo, troia, esci se ne hai il coraggio. Uno strano rantolo si mischiava al suono della sua voce, come un gorgogliare, troppo accelera il suo cuore, troppo velocemente la casa rotea intorno a lui. Lei intanto, a forza di dai, si sveglia, e non pensa: oh, son caduta, caduta dal letto, svenuta, ma dice a sé stessa: Toh, sono uscita dal vaso, son traboccata tra-boccata. Ed il corpo di lui gridando ed imprecando rotea vorticoso su se stesso ed alla fine graziosamente s'abbatte sul divano, si abbandona, caduto il coltello, reclina il capo, chissà, è forse, giunto anche il suo momento per svenire. Arriva, lei, che, raccolta l'arma, veloce, spensierata, amorale, gli taglia la gola. Il marito schizza in avanti, alla velocità del sangue, col sangue, e tutto l'insieme cade sul tavolino di fronte al divano, riverso e prono il corpo, spalmato e schizzato il sangue. Lei s'avvicina, estrae da una tasca l'uomo nero, quel pupazzo. Lei gli abbassa i pantaloni del pigiama. Lei gli sposta le mutande. Lei glielo infila nel culo. Infila nel culo. Nel culo. Culo. E accarezzandogli la nuca gli sospira all'orecchio: Ecco, siamo pari. Siamo pari. Pari. E cade, semisvenuta, ancora, sul divano.