che sono un tipo solitario, me lo dicono sempre, sempre, e costoro riflettano sul fatto che io sto lì con loro, ad ascoltarli, mentre me lo dicono, e lo fanno senza riflettere granché, solo perché mi vedono passare sempre da solo, perché mi piace camminare, lo amo, per scelta non ho un'automobile, e ti dicono guarda che un'auto ti può sempre servire, ed io credo che sia tu quello che serve all'auto e penso che visti i tempi che corrono sia molto più utile essere allenati a camminare a lungo, poi io mi sento libero, e voglio anche dire: chissà quante persone ti sfrecciano vicine, rinchiuse in un'automobile e tu nemmeno le vedi e non puoi sospettare quanto siano sole, sole più di me, lo sono di più perché io almeno vedo le persone che mi camminano vicino, io ho delle persone che mi dicono che sono un tipo solitario, quelli che guidano, quelli, chi glielo dice? Che sono vecchio non me lo dice nessuno, eppure chiaramente lo sono, sembra offensivo dire ad uno che è d'età avanzata, mentre non ti freni per niente a dirgli che è un lupo solitario, anzi, che nessuno se lo prenderebbe. Fa terribilmente caldo, oggi, maledizione, ieri mattina ancora nevicava e qui già si prepara l'estate, guarda tutto quel bianco sui tetti, ai miei tempi tra il gelo e l'arsura passava qualche periodo d'avvisaglia, di tepore, oggi è tutto così veloce ed affrettato, come i giudizi della gente, che pensano che io sia solo perché non mi vuole nessuno, non ci crederebbero che è una mia scelta, come andare a piedi, e d'altra parte se lo sapessero, via a dire che sono pazzo, mi farebbero ricoverare se sapessero che preferirei camminare sui tetti, se potessi, per non doverli ascoltare, e davvero è falso dire che non mi vuole nessuno, io una donna ce l'avevo, quelli, l'hanno mai avuta?io ce l'avevo e la lasciai, sì, la lasciai di primavera, in una giornata tiepida, come ce n'erano una volta, la lasciai così, su due piedi, come si dice, a piedi, così, da un momento all'altro, ma perché? Perché amavo la mia malinconia e la mia solitudine più di lei, diranno che sono narcisista, narciso che si specchia nel fango, ma era terribilmente più difficile abituarsi a lei che lasciare la mia tristezza che così bene conoscevo, e di cui godevo, in fondo, di quella mia noia, poi, che le giornate si fecero più lunghe senza di lei, ed il tempo è prezioso, ora lo è ancora di più, che stringe, eppure vorrei che volasse, il tempo, sfiorasse i tetti e s'imbiancasse, vorrei, vorrei che lei fosse accanto a me, per camminare insieme, per lamentarci insieme del caldo e di noi e della fanghiglia. Uno se ne lamenta in solitudine, in vecchiaia, e pensa d'aver sprecato la propria vita, ecco, pensano di offendermi dicendo che sono vecchio e brutto e senza alcuno scrupolo mi dicono in faccia che ho sprecato la mia vita come un idiota, un idiota che tra l'altro peggiora il suo stato dichiarando d'aver fatto delle scelte, dandosi delle arie, un idiota coerente, un idiota per scelta, mica uno che il destino l'ha subito, ma uno che al bivio ha sempre scelto la strada peggiore, e non è qui il male e questo è il problema. Il male è dover scegliere. Al bivio fatti statua ed attendi, questo era il precetto che dovevo seguire nella mia vita. Dicono che il destino uno se lo fa da solo: sarà per questo che sono un idiota, che io non ho mai saputo fare nulla di nulla, e dev'essere perché non ho mai amato la fatica, e non lo dico volentieri, e paradossalmente, ogni volta che faccio/facevo qualcosa la portavo avanti così male che naturalmente fatico/faticavo dieci volte di più di tutti quelli normocapaci, che avevano un'abilità, una qualsiasi, io solo labilità e basta, ma, diavolo, perché si deve fare tutta questa fatica per vivere soltanto, per vivere male, poi? Camminare, solo camminare posso e voglio, se non fosse che c'è sempre tutta questa gente in giro. O al limite vorrei che la gente non mi fissasse, sempre. Se non ci fosse nessuno, o se nessuno mi guardasse, la mia vita diverrebbe giusta. Ecco, quei due mi guardano, accidenti. E' anche perché ho questo diavolo di menomazione, psicologica, intendo, dall'adolescenza: ogni volta che mi accorgo che qualcuno mi osserva mentre cammino succede che il mio passo diventa maldestro, goffo e pesante, macchinoso, manco fossi sui tetti a compiere nella neve una marcia, marcia la neve; ed allora mi concentro sui passi, sull'incedere, incomincio a contarli ed uno e due, ma poi riesco solo a pensare a quelli che mi guardano, allora sudo e scappo via, di corsa, i brufoli non li ho più, da tempo ho smesso di crescere, perché mi è rimasta questa cosa? Credo abbia a che vedere col sesso, con la mia fobia del contatto, con una strana ingiustificabile cosa che ho in testa che mi fa sentire lo sguardo degli altri come fosse una cosa tangibile, come un raggio che parte dal buchino che c'è in mezzo agli occhi che puntandomi, mi viene addosso e mi tocca e mi guarda dentro e mi scopre e sputtana. Ecco, senti, sta arrivando una donna, senti il rumore dei tacchi, il ticchettio, non porto l'orologio, odio il ticchettio, non mi fa dormire, neanche con una giornata così ha saputo rinunciare a delle calzature del genere e senti come sprofonda nel fango, ecco, adesso mi toccherà aspettare che il semaforo pedonale diventi verde vicino a questo sbarbatello e a questa donnaccia, io le odio le donne coi tacchi alti, non hanno capito niente, ed eccomi a giudicare, come quelli che odio, proprio non dovrei, è proprio vero che la mia vita senza questa gente attorno sarebbe una vita più giusta. Cos'altro posso fare? Non ho mai saputo fare nulla, la mia vita non ha mai avuto neppure l'ombra di un significato, mai che l'abbia guidata un'ambizione... le donne coi tacchi alti... mi piace pensare al sesso, ma non mi è mai piaciuto farlo... nessun significato... e diventa verde, su,dai!prima che incominci a sudare... l'unico senso è il dispiacere, sono un pensiero dolente che cammina, un rimpianto che si trascina, una pennellata di grigio sopra alla neve candida, se sapessi che esiste un pulsante che mi consegna alla morte così, da un momento all'altro, giuro si dio che lo premerei senza esitazione, uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci,
che sono un tipo solitario, me lo dicono sempre, sempre, e costoro riflettano sul fatto che io sto lì con loro, ad ascoltarli, mentre me lo dicono, e lo fanno senza riflettere granché, solo perché mi vedono passare sempre da solo, perché mi piace camminare, lo amo, per scelta non ho un'automobile, e ti dicono guarda che un'auto ti può sempre servire, ed io credo che sia tu quello che serve all'auto e penso che visti i tempi che corrono sia molto più utile essere allenati a camminare a lungo, poi io mi sento libero, e voglio anche dire: chissà quante persone ti sfrecciano vicine, rinchiuse in un'automobile e tu nemmeno le vedi e non puoi sospettare quanto siano sole, sole più di me, lo sono di più perché io almeno vedo le persone che mi camminano vicino, io ho delle persone che mi dicono che sono un tipo solitario, quelli che guidano, quelli, chi glielo dice? Che sono vecchio non me lo dice nessuno, eppure chiaramente lo sono, sembra offensivo dire ad uno che è d'età avanzata, mentre non ti freni per niente a dirgli che è un lupo solitario, anzi, che nessuno se lo prenderebbe. Fa terribilmente caldo, oggi, maledizione, ieri mattina ancora nevicava e qui già si prepara l'estate, guarda tutto quel bianco sui tetti, ai miei tempi tra il gelo e l'arsura passava qualche periodo d'avvisaglia, di tepore, oggi è tutto così veloce ed affrettato, come i giudizi della gente, che pensano che io sia solo perché non mi vuole nessuno, non ci crederebbero che è una mia scelta, come andare a piedi, e d'altra parte se lo sapessero, via a dire che sono pazzo, mi farebbero ricoverare se sapessero che preferirei camminare sui tetti, se potessi, per non doverli ascoltare, e davvero è falso dire che non mi vuole nessuno, io una donna ce l'avevo, quelli, l'hanno mai avuta?io ce l'avevo e la lasciai, sì, la lasciai di primavera, in una giornata tiepida, come ce n'erano una volta, la lasciai così, su due piedi, come si dice, a piedi, così, da un momento all'altro, ma perché? Perché amavo la mia malinconia e la mia solitudine più di lei, diranno che sono narcisista, narciso che si specchia nel fango, ma era terribilmente più difficile abituarsi a lei che lasciare la mia tristezza che così bene conoscevo, e di cui godevo, in fondo, di quella mia noia, poi, che le giornate si fecero più lunghe senza di lei, ed il tempo è prezioso, ora lo è ancora di più, che stringe, eppure vorrei che volasse, il tempo, sfiorasse i tetti e s'imbiancasse, vorrei, vorrei che lei fosse accanto a me, per camminare insieme, per lamentarci insieme del caldo e di noi e della fanghiglia. Uno se ne lamenta in solitudine, in vecchiaia, e pensa d'aver sprecato la propria vita, ecco, pensano di offendermi dicendo che sono vecchio e brutto e senza alcuno scrupolo mi dicono in faccia che ho sprecato la mia vita come un idiota, un idiota che tra l'altro peggiora il suo stato dichiarando d'aver fatto delle scelte, dandosi delle arie, un idiota coerente, un idiota per scelta, mica uno che il destino l'ha subito, ma uno che al bivio ha sempre scelto la strada peggiore, e non è qui il male e questo è il problema. Il male è dover scegliere. Al bivio fatti statua ed attendi, questo era il precetto che dovevo seguire nella mia vita. Dicono che il destino uno se lo fa da solo: sarà per questo che sono un idiota, che io non ho mai saputo fare nulla di nulla, e dev'essere perché non ho mai amato la fatica, e non lo dico volentieri, e paradossalmente, ogni volta che faccio/facevo qualcosa la portavo avanti così male che naturalmente fatico/faticavo dieci volte di più di tutti quelli normocapaci, che avevano un'abilità, una qualsiasi, io solo labilità e basta, ma, diavolo, perché si deve fare tutta questa fatica per vivere soltanto, per vivere male, poi? Camminare, solo camminare posso e voglio, se non fosse che c'è sempre tutta questa gente in giro. O al limite vorrei che la gente non mi fissasse, sempre. Se non ci fosse nessuno, o se nessuno mi guardasse, la mia vita diverrebbe giusta. Ecco, quei due mi guardano, accidenti. E' anche perché ho questo diavolo di menomazione, psicologica, intendo, dall'adolescenza: ogni volta che mi accorgo che qualcuno mi osserva mentre cammino succede che il mio passo diventa maldestro, goffo e pesante, macchinoso, manco fossi sui tetti a compiere nella neve una marcia, marcia la neve; ed allora mi concentro sui passi, sull'incedere, incomincio a contarli ed uno e due, ma poi riesco solo a pensare a quelli che mi guardano, allora sudo e scappo via, di corsa, i brufoli non li ho più, da tempo ho smesso di crescere, perché mi è rimasta questa cosa? Credo abbia a che vedere col sesso, con la mia fobia del contatto, con una strana ingiustificabile cosa che ho in testa che mi fa sentire lo sguardo degli altri come fosse una cosa tangibile, come un raggio che parte dal buchino che c'è in mezzo agli occhi che puntandomi, mi viene addosso e mi tocca e mi guarda dentro e mi scopre e sputtana. Ecco, senti, sta arrivando una donna, senti il rumore dei tacchi, il ticchettio, non porto l'orologio, odio il ticchettio, non mi fa dormire, neanche con una giornata così ha saputo rinunciare a delle calzature del genere e senti come sprofonda nel fango, ecco, adesso mi toccherà aspettare che il semaforo pedonale diventi verde vicino a questo sbarbatello e a questa donnaccia, io le odio le donne coi tacchi alti, non hanno capito niente, ed eccomi a giudicare, come quelli che odio, proprio non dovrei, è proprio vero che la mia vita senza questa gente attorno sarebbe una vita più giusta. Cos'altro posso fare? Non ho mai saputo fare nulla, la mia vita non ha mai avuto neppure l'ombra di un significato, mai che l'abbia guidata un'ambizione... le donne coi tacchi alti... mi piace pensare al sesso, ma non mi è mai piaciuto farlo... nessun significato... e diventa verde, su,dai!prima che incominci a sudare... l'unico senso è il dispiacere, sono un pensiero dolente che cammina, un rimpianto che si trascina, una pennellata di grigio sopra alla neve candida, se sapessi che esiste un pulsante che mi consegna alla morte così, da un momento all'altro, giuro si dio che lo premerei senza esitazione, uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci,