“Di cultura non si vive, vado alla buvette a farmi un panino alla cultura, e comincio dalla Divina Commedia”, disse Giulio Tremonti quando era ancora ministro dell’Economia.
Eppure nel resto del mondo la situazione è ben diversa.
Venerdì 17 agosto, giorno fortunato! AccompagnoCris all’Arena di Verona per la sua esibizione e ho la possibilità di accedere alle quinte. Spettacolare, uno dei regali più belli mai ricevuti! Sono curiosa ed emozionata. Come Alice vago nei meandri del sottosuolo con la curiosità di carpire, sapere e soprattutto respirare la meraviglia che poi verrà messa in scena. E capisco che la “meraviglia” è molto, ma molto più quotidiana di ciò che appare.
Tra gli arcovoli si apre una serie di stanze: un bar, un magazzino, l’attrezzeria, i camerini degli artisti, gli spogliatoi maschili e femminili. Di tanto in tanto si scorgono tra le arcate in pietra pezzi di scenografie dalle dimensioni e forme più disparate: ombrelli, fiori giganteschi, pannelli e statue dorate. Gli ambienti più colorati sono sicuramente quelli che custodiscono i costumi: un campionario incredibile di stoffe, paillettes, inserti in pelle, nastri, borchie dorate e argentate.
La buona riuscita di uno spettacolo dipende da un’enorme quantità di fattori; alcuni sono evidenti, altri volutamente ben nascosti, ma tutti assolutamente necessari:luci, scenografia,costumi, trucco, attrezzature di ogni sorta. Persone, tante persone, com’è il caso di dire, “all’opera”.
Tutti questi particolari lavori sono svolti da specialisti accompagnati dai loro team che seguono e rendono possibile il loro lavoro: sarti, truccatori, parrucchieri, calzolai, macchinisti … Sono persone che si prendono la responsabilità di tutta la parte tecnica della costruzione e degli allestimenti dietro le quinte, curando tutti i particolari, quelli visibili e quelli che devono rimanere nascosti. Sono persone che accompagnano l’organizzazione dello spettacolo dai trasporti alla messa in scena e che devono essere in grado di curare nei minimi dettagli ogni cosa.
Ciò che mi colpisce è il continuo viavai. E’ un ambiente che ricorda la “grande famiglia”, composto da persone che provengono da ogni parte d’Italia e del mondo. La professionalità di ciascuno deve essere certa, visto che la riuscita dello spettacolo poggia su tutti coloro che occupano il palco di fronte al pubblico e dietro le quinte.
In questa bizzarra realtà tutto ha il suo valore, anche quello che ad un occhio inesperto può sembrare un lavoro poco importante. Chi lavora a teatro sa che senza quel lavoro lo spettacolo non può andare in scena. Si tratta di un equilibrio perfetto di tempi e di spazi, di presenze, di sguardi e intese, di comunicazione e intenzione. Tutto deve girare nel verso giusto. Tutto ruota intorno ai dettagli, in attesa che il direttore di scena dia la “mezz’ora”, un segnale comune che mette in preallarme l’intera macchina organizzativa. Ci sono momenti frenetici, soprattutto nei cambi scena che richiedono particolare impegno e vedi le persone correre per rimanere nei 20 minuti d’intervallo.
Sono le 20.20 e il backstage inizia ad animarsi, minuto dopo minuto, sempre di più. Davanti ai camerini riservati a “trucco e parrucco” è un continuo andirivieni di artisti. C’è chi aspetta perché deve essere truccato; chi deve indossare la parrucca, chi si deve vestire e chi ancora non ha indossato le calzature adeguate.Sono ormai le 21. Ci siamo: manca pochissimo al suono della prima nota della Turandot. Gli artisti, nei loro camerini, continuano a riscaldare la voce. Cantanti, musicisti, coristi, danzatori, figuranti prendono posizione lungo il corridoio davanti alle uscite a loro assegnate dalla regia in attesa del “terzo segnale”, l’ultimo prima dell’ inizio dello spettacolo.
Dietro alle quinte, però, l’attività non si ferma. Si è come sospesi in attesa delle prime reazioni del pubblico. Al primo applauso ci si può rilassare appena un po’.
Vedo alcuni figuranti che dietro le quinte sono in attesa dell’entrata. Qualcuno chiude gli occhi e con le labbra segue le parole dell’intera opera, come Cris che ne approfitta per ripassare.
Tutto sembra filare nel verso giusto.
Osservo la recita, dopo aver visto la vita nel retro e l’ apprezzo anche di più.
Una “macchina” che ruota per nutrire lo spirito della gente. E’ l’arte.
E chi, dopo aver assaporato anche solo un pizzico di questo racconto, dovesse ancora pensare che non si vive di cultura, allora suggerisco di documentarsi personalmente! Dopo, non si può fare altro che pretendere da chi decide per noi, una politica che investa su questa realtà che abbiamo la fortuna di possedere perché parte del nostro dna di italiani e che solo noi italiani possiamo continuare a difendere.
Anna :)
http://video.corriere.it/arena-verona-dietro-quinte/31e6c244-a1a3-11e0-ae6a-9b75910f192b
(fonte Arena di Verona, dietro le quinte_ Video Corriere TV)