In un momento di grave crisi per il mercato dell’auto, come questo ultimo periodo, dove la domanda scende sempre di più e tutte le case automobilistiche hanno visto un calo più o meno vertiginoso di vendite, la notizia dell’aumento delle pratiche del Pubblico registro automobilistico non è proprio la notizia che ci aspettavamo. Ma non ci possiamo fare niente, ogni qualvolta il settore cerca di rialzarsi ecco arrivare la stangata che lo ributta giù.
Ma è proprio così. Un decreto del ministro dell’Economia e delle Finanze, stabilisce proprio un trenta per cento di aumento, sia per la prima iscrizione, ossia quando si acquista un’autovettura nuova, che per il rinnovo della stessa, che avviene ogni qualvolta un’auto passa di proprietà.
A dire il vero, l’aumento, anche se è del 30 %, non è proprio significativo, visto che si passerà dalle 20, 92 euro alle 27 euro, ma è proprio il periodo nero che attraversa questo mercato che dovrebbe far riflettere i nostri governanti. Forse parlare di stangata per un aumento di poco di di 6 euro non è proprio corretto, ma se aggiungiamo tutti gli altri rincari, allora l’espressione è giusta.
Sicuramente non è in questo modo che si possa mai pensare di rilanciare un settore molto importante come quello dell’auto.
E se si pensa che, oltre al calo delle vendite, tutti i possessori di auto devono fare i conti con gli altri aumenti, dalle tasse di proprietà, al rincaro delle polizze Rc, al caro carburante, un altro aumento, se pur minimo, non fa che disincentivare l’acquisto di nuove auto da parte dei consumatori. Ed ecco anche l’ultima stangata!
A sua discolpa, il Ministero ha fatto notare che le tariffe del Pra erano ferme da 19 anni e che l’aumento servirà a coprire il servizio di riscossione che l’ACI dovrà garantire alle Province (a proposito, non dovevano essere abolite?), gestendo gratuitamente per loro conto l’Imposta provinciale di trascrizione (Ipt). Ok, tutto giusto. Ma qui si sta un pochino esagerando, non pensate?