Il rilascio di un permesso di soggiorno elettronico ha sempre avuto il suo costo, precisamente 27,50 euro, ma il Governo Monti ha deciso di approvare e rendere effettiva una disposizione che era stata varata nell’ottobre 2011 dai Ministri Maroni e Tremonti, la quale prevede che gli immigrati debbano sostenere una ulteriore spesa per il loro soggiorno in Italia.
Precisamente, dal prossimo 30 gennaio il rilascio di un
permesso di soggiorno di validità tra i 3 mesi ed 1 anno costerà 80 euro, i permessi di validità tra 1 e 2 anni costeranno 100 euro, mentre per quelli superiori ai 2 anni 200 euro.
La spiegazione fornita dal Governo è la seguente: questo nuovo tipo di prelievo fiscale servirà a pagare gli espatri dei cittadini immigrati, finanzierà una serie di iniziative per “l’integrazione” e verrà utilizzato per coprire le spese di ordine pubblico.
La prima considerazione che mi viene da fare, quella più semplice e legittima, è questa: come si può far pesare un simile costo su delle persone che vivono in condizioni finanziarie tutt’altro che floride, e che vengono nel nostro Paese con la speranza di trovare un lavoro e costruirsi una vita in maniera onesta?
La seconda considerazione è meno “emotiva” e più razionale: qual è il legame tra immigrazione regolare ed ordine pubblico? Gli interventi di ordine pubblico da parte dello Stato sono necessari nel caso in cui si manifestino dei flussi immigratori di portata eccezionale, dunque di immigrazione clandestina; non si può pensare che l’ordine pubblico possa avere un legame con i cittadini che accedono con regolarità nel nostro Paese rispettando le leggi e pagando le tasse. In sostanza, dunque, si sta mettendo nero su bianco un concetto purtroppo non nuovo alle politica italiana, ovvero “chi è in regola deve pagare anche per chi non è in regola”.
Terza considerazione: una tassa indirizzata esclusivamente agli immigrati avrebbe senso nel momento in cui questa categoria di cittadini godesse di effettive agevolazioni nella vita di tutti i giorni, e cioè più semplice accesso al mondo del lavoro, minori difficoltà burocratiche, accise più morbide. In realtà non è assolutamente così, ed anche gli immigrati sono inevitabilmente colpiti dagli aumenti della benzina, dai rincari delle tasse, dalla gestione di un conto corrente, dal pagamento di affitti e quant’altro.
Comunque dalle ultime notizie sembra che i Ministri Cancellieri e Riccardi stiano pensando a valutare più attentamente il problema, dichiarando che “c’e’ da verificare se la sua applicazione possa essere modulata rispetto al reddito del lavoratore straniero e alla composizione del suo nucleo familiare“.
Quella dell’immigrazione è una tematica complessa. E’ spesso vista con allarme proprio perché è preoccupazione legittima degli italiani quella di non consentire l’ingresso nel nostro Paese a criminali ed a persone che desiderano vivere (o sono costrette) con mezzi illegali.
Questa nuova tassa favorirà forse l’immigrazione regolare? Staremo a vedere.