in assenza di desideri

Da Guchippai

in Giappone Tanabata è considerata la festa dei desideri. si celebra in varie date tra il 7 luglio e il 7 agosto, a seconda dei posti, ma la premessa è la stessa: rifacendosi alla credenza secondo la quale le stelle Vega e Altair rappresentano due amanti destinati a non incontrarsi mai, se non una sola notte in tutto l'anno, importata in realtà dalla Cina nell'antichità, la festa è diventata estremamente popolare ed ha finito per incorporare altre tradizioni autoctone giapponesi. non mi è chiaro che cosa abbia portato le persone a esprimere desideri in occasione di questa festa, resta il fatto che tutti lo fanno, scrivendoli su pezzetti di carta e appendendoli a rami di bambù che poi vengono bruciati o lasciati galleggiare sui fiumi. anni fa a Firenze scrissi anch'io un desiderio al matsuri organizzato dalla Lailac (ne avevo parlato QUI). quest'anno la Lailac è venuta per un paio di giorni dalle mie parti; ottima la location, anche se non so quanta gente si è recata al loro Tanabata. la sera che ci sono andata io, trascinandomi dietro il marito (evento che da solo merita una menzione), eravamo i soliti quattro gatti veramente appassionati di Giappone (perchè, duole dirlo, le masse si riversano quando nella locandina appare la parola cosplay, diversamente no - non che ciò sia necessariamente un difetto XD). quella sera lì, oltre a goderci la location e a battere i denti per il freddo malgrado si fosse a fine giugno, abbiamo assistito a una dimostrazione di danze tradizionali e siamo fuggiti quando hanno tentato di coinvolgerci nella collettiva bon-odori (il problema è che sono completamente scoordinata e negata per la danza, avrei dovuto farmi un corso di sei mesi per imparare quei quattro passi che servivano, diversamente avrei fatto deragliare la fila... quindi meglio evitare!!). c'erano anche i tanzaku per scrivere i desideri e gli omikuji; ho evitato questi ultimi perchè, se mi diceva male, poi mi veniva la depressione, ma non ho nemmeno scritto il tanzaku per assenza di desideri. cioè, si potrà? sì, si può. ricordo bene che cosa avevo scritto la volta scorsa: che volevo imparare a parlare bene il giapponese. adesso una cosa così non la posso più considerare un desiderio, per il semplice fatto che la sua realizzazione dipende unicamente dalla mia voglia di studiare e non certo da qualche genere di intervento divino o del fato. e così non avrebbe senso che, per esempio, desiderassi di dimagrire, visto che anche quello dipende dalla mia volontà e dalla dieta. insomma, ultimamente sto passando un periodo privo di desideri perchè escludo tutte le cose la cui realizzazione dipende da me e, a parte rarissime eccezioni, mi rendo conto che nella categoria ce ne ricade il 99,99%. che cosa desiderare, allora? di continuare a fare foto che mi piacciono? ma se le scatto io, è logico che mi piacciono, dato che le faccio a mio gusto. potrei ragionevolmente desiderare la fine a mio favore delle mie vicissitudini tributarie, e questo ci sta perchè, purtroppo, in questo caso l'intervento divino o del fato è necessario, tuttavia ho capito che è ininfluente che mi diano ufficialmente ragione (anche se sarebbe importante da un punto di vista strettamente pratico) perchè io sono innocente e quindi sono a posto con la mia coscienza, dunque nulla mi può toccare. forse la cosa che mi trovo a desiderare più spesso è il prolungamento dello stato attuale, visto che sto bene sotto la maggior parte dei punti di vista e che non ha senso rimpiangere quelle due cose che mi mancano, perchè nella vita non si può avere tutto e non sono sicura di voler barattare quelle con qualcos'altro che ho. alla fin fine però anche questo dipende dalla mia volontà, dalla mia consapevolezza e dalle mie scelte. insomma, non sento più l'esigenza di esprimere desideri nè provo quella sorta di conforto mistico nel farlo in certe occasioni preposte; preferisco trasformare i desideri in liste di cose da fare e darmi da fare concretamente per realizzarle.

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