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In attesa della nuova “Liberazione” Usa, con le minacce si spaventano gli outsider

Creato il 19 agosto 2013 da Nino Caliendo

Per i prossimi due anni pare che ci sia un copione già scritto. Nel 2015, settantennale della liberazione dell’Europa dal nazismo, gli Usa arriveranno nuovamente a “liberare” l’Europa dall’attuale oppressione tedesca, grazie all’instaurazione del Ttip, il mercato transatlantico o “Nato economica”, che comporterà probabilmente un aggancio delle valute europee al dollaro. In un certo senso è vero che la storia si ripete, poiché, dopo la caduta del Muro di Berlino, la Germania del cancelliere Helmut Kohl effettivamente riprese il sogno hitleriano – illustrato nel “Mein Kampf” – di un sub-imperialismo tedesco in Europa dell’Est all’ombra del super-imperialismo anglosassone. Ma è destino dei sub-imperialismi subire cicliche umiliazioni da parte della razza superiore.

In attesa della nuova “Liberazione” di marca Usa, la politica interna ai paesi europei può incaricarsi di gestire l’agonia dell’euro. Ciò, ovviamente con il concorso delle cosiddette “opposizioni”. Il totalitarismo occidentale si basa da sempre sul controllo delle “opposizioni”, opportunamente addomesticate ed etero-dirette per diventare altrettante riconferme del sistema e della propaganda vigente. Del resto sarebbe strano che uno Stato che ti organizza Guantanamo, Abu Ghraib, le “rendition”, la “Kill List”, i droni assassini e lo spionaggio a tappeto sui propri cittadini, poi permettesse ai suoi paesi sudditi di regolarsi diversamente. Non c’è da stupirsi allora che nella sua recente intervista rilasciata a “Bloomberg Businessweek” il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, ci informi che il problema principale non è l’euro, ma “il problema è il debito”. Si tratta dell’identico slogan che ci venne propinato dai media alla fine del 2011 per giustificare l’emergenza finanziaria da far gestire al governo Monti. La stessa frase fu ripetuta con molto sussiego da Vittorio Feltri in una trasmissione televisiva del novembre 2011, per tacitare le tesi dei soliti “complottisti”.

Il feeling di Grillo con la stampa estera è già di per sé sospetto, poiché difficilmente gli si darebbe spazio per dire cose imbarazzanti per il dominio coloniale. A riconferma del ruolo dell’oppositore che non si oppone, Grillo infatti non ha avuto niente da obiettare neppure ad una considerazione del suo intervistatore, secondo il quale il debito pubblico italiano sarebbe stato contratto per pagare le pensioni. Anzi, Grillo ribadisce il concetto, rilanciando la fiaba dell’emergenza pensionistica causata da una popolazione che invecchia a fronte di giovani generazioni che non trovano lavoro. La costante di tutte le “fintopposizioni” sta in questo declinare all’infinito lo slogan del Fondo Monetario Internazionale del “paese che ha vissuto al di sopra dei propri mezzi” per l’avidità dei poveri, talmente insaziabili da farsi la guerra anche fra loro. Meno male che ci sono i ricchi per rimettere i poveri in riga, ovviamente per il loro bene. Già negli insospettabili anni ‘70, alcune riviste “teoriche” della estrema sinistra ci raccontavano che la crisi del capitalismo era dovuta agli aumenti salariali ed all’espansione dello Stato sociale.

Mentre la fiaba ufficiale narra che lo Stato si è svenato per accontentare i pensionati, la cronaca dice invece che lo Stato ha sempre considerato la previdenza come una riserva fiscale. Tra l’altro, come datore di lavoro, lo Stato è il maggiore evasore contributivo; e se questo non è reato, è perchè il reato è stato depenalizzato da un’apposita legge. Da quando ha assorbito l’Inpdap, l’Inps è diventato uno dei maggiori proprietari immobiliari in Italia, e la dismissione di questo patrimonio costituisce un business per agenzie private come la Romeo Gestioni. Ma nulla garantisce che il margine di guadagno che dovrebbe rimanere all’Inps non venga assorbito dal bilancio dello Stato. Sebbene ci abbiano sempre detto che il problema era il debito e che non bisognava fare più debiti, pochi giorni fa il debito pubblico ha toccato un nuovo record. In questa crescita del debito c’è da valutare non il presunto costo delle pensioni, ma il sempre maggiore costo-Europa. L’Italia ha versato sinora quasi sessanta miliardi alle varie istituzioni europee, tra le quali il Meccanismo Europeo di Stabilità (Esm), una cupola finanziaria che ha preteso di garantirsi anche una completa immunità giudiziaria, segno che di reati ne vuole commettere parecchi.

L’Italia contribuisce all’Esm per una quota di quasi il 18%, che corrisponde ad un capitale di oltre centoventicinque miliardi di euro. L’ultima tranche di pagamento della tangente all’Esm è stata di quasi tre miliardi. Insomma, i pensionati non c’entrano. C’entra forse l’assistenzialismo per banchieri? Sì, eccome. Nel giugno scorso si è deciso che l’Esm contribuirà alla ricapitalizzazione delle banche europee con sessanta miliardi di euro. Si pagano sempre più tasse per versare sempre più elemosina ai ricchi. La banca europea che presenta le maggiori perdite non è il Monte dei Paschi di Siena, ma Deutsche Bank, con un buco quantificato (per ora!) a dodici miliardi. Si è detto che Deutsche Bank avesse nascosto la perdita per evitare un salvataggio da parte del governo (la “virtù” tedesca!), ma ora il salvataggio appare inevitabile, e l’Esm esiste per questo.

Cifre del genere rendono marginali questioni come i rimborsi elettorali e fanno risultare futili i “Restitution Day”. Ma ad una “opposizione di Sua Maestà” di un paese colonizzato non è concesso di andare oltre l’evocazione di quel fantasma reazionario ed autorazzistico che è la “onestocrazia”. Nel 1976 anche Enrico Berlinguer abbandonò il socialismo in nome dello slogan del “governo degli onesti”. E, per quanto oggi possa sembrare assurdo, persino il Buffone di Arcore nel 1994 cavalcò un’ondata “moralizzatrice” che auspicava l’avvento al potere di un uomo ricco, che quindi non avesse bisogno di rubare. Ciò a riconferma del pregiudizio secondo cui la minaccia proviene sempre dai poveri, che quelle poche volte che non sono avidi poi si dimostrano pericolosi fanatici.

In un altro punto dell’intervista, Grillo si spinge sino ad ammettere che se l’Italia avesse una sovranità monetaria potrebbe gestire meglio la questione del debito, ma poi rimanda ogni decisione sull’euro ad un referendum, rispetto al quale non darebbe indicazioni di voto, poiché secondo lui non è compito di un politico dare indicazioni. E di chi allora? Grillo è fatto spesso oggetto di attacchi pretestuosi per la mancanza di “democrazia” interna al suo movimento. Le critiche provengono magari dagli stessi commentatori che non avevano nulla da eccepire sulle autocrazie della Lega e del Pdl; però, nonostante la sua inconsistenza, questo tipo di critiche costituisce per Grillo una sorta di ombrello protettivo contro le obiezioni più pertinenti al suo comportamento, che vengono oscurate dalla confusione mediatica. Quindi ci vorrà ancora parecchio tempo prima che si cominci ad ammettere che Beppe Grillo non è più quello che conoscevamo dieci anni fa, ma un uomo intimidito, ricattato e minacciato.

Che queste minacce esistano vi è qualche indizio. In un’intervista del marzo scorso al quotidiano “Live Sicilia”, il governatore Rosario Crocetta dichiarava che attorno all’impianto Muos di Sigonella si muovevano gli stessi interessi che avevano portato all’eliminazione di Enrico Mattei. In pratica Crocetta faceva sapere di temere per la propria vita. Forse Crocetta si illudeva di riscuotere un moto di solidarietà attorno alla sua persona minacciata per la difesa del suolo siciliano dall’invasione Usa. Invece niente. Crocetta riscosse soltanto le irrisioni della stampa di destra, mentre dalla “opposizione” nessuno rilanciò la notizia dei timori del governatore per la propria vita. Come sorprendersi allora che Crocetta sia diventato un sostenitore entusiasta del Muos, e che in un’intervista ai media statunitensi ci abbia ricordato che sono stati gli americani a “liberarci”?

Nel suo nuovo entusiasmo filoamericano, Crocetta non si è ricordato della strage di prigionieri italiani avvenuta nel 1943 in Sicilia, a Biscari, da parte delle truppe statunitensi del generale Patton. Oppure se n’è ricordato sin troppo, visto il suo comportamento attuale? Ora Crocetta dice che il Muos serve alla pace, e accusa persino il movimento No-Muos di essere infiltrato dalla mafia. Insomma, il Muos non inquina (anzi, fa bene alla salute), non è affatto un’arma ambientale ad onde elettromagnetiche (lo Haarp italiano), ma serve solo per difenderci dalla “invasione islamica”. Il fisico Antonino Zichichi ha dichiarato che il Muos servirà persino a difenderci da impatti di asteroidi, e magari pure dalle astronavi aliene. Però non è servito a difendere Crocetta dalla prospettiva di ricevere la visita di un drone di Obama. Certo, oggi è facile dare del traditore e del buffone a Crocetta, però a marzo si sarebbe anche potuto dare più risonanza ai suoi timori di essere eliminato dagli Usa. Allora ci si sarebbe presi l’epiteto di “complottista”, ma sarebbe stato comunque meglio che prendersi l’etichetta di mafioso adesso.

Comidad, “Pronto un drone per qualsiasi opposizione in attesa della Liberazione”, dal blog “Comidad.org” del 15 agosto 2013

da Libre Idee

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