Il libro si svolge come un’intervista ad un avvocato e ad un magistrato che hanno, avuto entrambi lo stesso incarico: la presidenza della Commissione della riforma del codice penale, uno sotto il governo Berlusconi e l’altro sotto il governo Prodi. Questa intervista tocca tutti i punti di un sistema giuridico ormai al collasso, dal nuovissimo decreto sulle intercettazioni a problemi più datati come la ragionevole durata del processo.
Le cose si fanno subito interessanti nel notare che si assiste ad un immediato ribaltamento dei ruoli, secondo la comune opinione; infatti, a parlare sono Carlo NORDINO procuratore aggiunto a Venezia presidente della commissione della riforma del codice penale sotto il governo Berlusconi e Giuliano PISAPIA avvocato penalista eletto nel 1996 e nel 2001 deputato nelle liste del partito: Rifondazione Comunista.
Un altro aspetto molto interessante è che, tolte alcune finezze squisitamente politiche, giungono alle stesse identiche conclusioni: le pene, per quanto possa sembrare strano, non devono essere aumentate ma diminuite, l’idea di poter risolvere tutto, anche i problemi sociali, con il codice penale è solo propaganda, ecc…
E’ interessante, quindi, notare che non è importante il colore della bandiera politica e che quindi le riforme sulla giustizia sarebbero più che condivisibili, ma che è la politica a non avere interessi nella giustizia. Questo per molteplici ragioni, infatti, la riforma della giustizia non porterebbe nessun voto, la politica ritiene più importante corre dietro agli umori dell’opinione pubblica, una parte della politica ha grossi interessi a non far funzionare la giustizia, ecc…
E’ un libro, in alcuni aspetti abbastanza tecnico, ma allo stesso tempo facilmente leggibile anche da un non giurista. Ne consiglio la lettura per chi voglia capire perché la giustizia in Italia non funziona, quali sono le possibili soluzioni e perché queste non vengano adottate.