Se ci venisse data la possibilità di fare delle nostre storie una vita da sfogliare, una vita intera dedicata ai ricordi e ai momenti più importanti, da selezionare accuratamente fra vari colori e materiali, così, giusto per celebrare ogni occasione di affetto, per ricordare i momenti più felici, per restare sempre innamorati… Ebbene, con molta probabilità avremmo tra le mani quello che per noi sarebbe il libro più romantico del mondo, e non ci resterebbe che la nostra presenza a ricordarci, come prezioso segnalibro, a che punto ritrovare le nostre emozioni. Tuttavia ci sono alcuni eventi legati ad una storia solo apparentemente minore, che evocano come d’incanto una Storia più grande, a volte surreale nell’essere come inghiottita tra le macerie grossolane del popolare.Pertanto, sgattaiolando tra i vicoli della sua memoria, Tonino Spena - questa sorprendente figura di uomo semplice prestata da alcuni anni alla scrittura seriale - lascia riaffiorare ricordi lontani legati al quartiere popolare di Bella, in “un libro di nostalgia, di voglia di ricreare odori e sapori di un tempo”, impaginando nomi e date, fotografie stinte e testimonianze ad alta voce: eco profonda di un sibilo incessante, perché dedicata “a quelli rimasti che conservano intatto lo spirito e la memoria”. Grazie alla ricerca di documenti e immagini che costituiscono la struttura della storia di questo caratteristico rione collinare – da lassù si dettano i confini del centro urbano, eppure si getta lo sguardo sull’infinito del mare -, Tonino Spena con Bella e la sua gente arriva a rendersi conto di quanto sia inutile resistere allo scorcio di passato che ti urla dentro, quasi geneticamente impazzito di vita sempre nuova. Per le vie e le strade non si fa che parlare d’altro: di quanto questo figlio di Bella sia un poeta suburbano che canta di semplici gesti quotidiani. Perché ogni delirio malinconico si riversa spesso nella poesia; in questo caso tra righe e descrizioni di scene di vita, di cerimonie e partitelle a carta fino a tarda sera, feste di paese e bagarre politico-culturali.È un libro fotografico, certo. Che parla e ti racconta, però: di strade che hanno visto fango di fiumi in piena e sole come fiori spalancati a primavera; di uomini che son partiti per le Americhe lontane e di donne così vicine a quel distante amore da segnarne i giorni sul loro cuore solitario e affaticato; di bambini gioiosi e festanti quanto scalzi e affamati, anche di sapere (tanti diventeranno poi riconosciuti professionisti); di proficue giornate passate serenamente tra i campi e i vigneti ridenti, ma di tante altre trascorse dietro un corteo funebre estenuante, quasi a voler rimandare caparbiamente quell’ultimo e inevitabile commiato.E poi ci si ricorda ancora di tutti quegli interminabili e partecipati matrimoni, tutti invitati, parenti e non, simpatici e antipatici, dotti e indigenti; dei baffi da sparviero e delle basette inconciliabili con le zucchette rasate dei piccini infilati nei calzoni ascellari; dei cuori infranti e dei conflitti intinti nel sangue di coltelli lasciati ad arrugginire nell’orgoglio ferito. Vecchie storie, belle o brutte, ma comunque padri e madri che ci hanno generato nel dolore per essere e narrare il qui e ora, mentre “oggi - scrive Spena - i nostri figli vivono senza storia e senza passato, e quindi per loro sarà molto difficile vivere il presente e il futuro”.Un viaggio per immagini, certo. Un percorso in bianco e nero, da attraversare con il suo carico di color seppia appena appena sbiadito, per ribadire con forza l’eterna attualità di un messaggio: “Adesso è necessario un passaggio del testimone per garantire la consegna e la difesa del passato”, perché “gli anziani si avvicinano ormai a concludere la propria vita e sentono fortemente il bisogno e la preoccupazione che la cultura e le tradizioni non vadano perduti nel tempo”. Perché è sempre una questione di tempo quando si ha a che fare con i ricordi, è sempre una questione di sabbia quando si ha a che fare con la clessidra. E tutto lentamente va scivolando verso la dimenticanza, fino a quando pagine di storia non vi si accartocciano in mezzo. da "Il Lametino" di maggio
"Bella e la sua gente", il nuovo libro di Tonino Spena. Un itinerario di storie e di ricordi.
di Pasquale Allegro
Se ci venisse data la possibilità di fare delle nostre storie una vita da sfogliare, una vita intera dedicata ai ricordi e ai momenti più importanti, da selezionare accuratamente fra vari colori e materiali, così, giusto per celebrare ogni occasione di affetto, per ricordare i momenti più felici, per restare sempre innamorati… Ebbene, con molta probabilità avremmo tra le mani quello che per noi sarebbe il libro più romantico del mondo, e non ci resterebbe che la nostra presenza a ricordarci, come prezioso segnalibro, a che punto ritrovare le nostre emozioni. Tuttavia ci sono alcuni eventi legati ad una storia solo apparentemente minore, che evocano come d’incanto una Storia più grande, a volte surreale nell’essere come inghiottita tra le macerie grossolane del popolare.Pertanto, sgattaiolando tra i vicoli della sua memoria, Tonino Spena - questa sorprendente figura di uomo semplice prestata da alcuni anni alla scrittura seriale - lascia riaffiorare ricordi lontani legati al quartiere popolare di Bella, in “un libro di nostalgia, di voglia di ricreare odori e sapori di un tempo”, impaginando nomi e date, fotografie stinte e testimonianze ad alta voce: eco profonda di un sibilo incessante, perché dedicata “a quelli rimasti che conservano intatto lo spirito e la memoria”. Grazie alla ricerca di documenti e immagini che costituiscono la struttura della storia di questo caratteristico rione collinare – da lassù si dettano i confini del centro urbano, eppure si getta lo sguardo sull’infinito del mare -, Tonino Spena con Bella e la sua gente arriva a rendersi conto di quanto sia inutile resistere allo scorcio di passato che ti urla dentro, quasi geneticamente impazzito di vita sempre nuova. Per le vie e le strade non si fa che parlare d’altro: di quanto questo figlio di Bella sia un poeta suburbano che canta di semplici gesti quotidiani. Perché ogni delirio malinconico si riversa spesso nella poesia; in questo caso tra righe e descrizioni di scene di vita, di cerimonie e partitelle a carta fino a tarda sera, feste di paese e bagarre politico-culturali.È un libro fotografico, certo. Che parla e ti racconta, però: di strade che hanno visto fango di fiumi in piena e sole come fiori spalancati a primavera; di uomini che son partiti per le Americhe lontane e di donne così vicine a quel distante amore da segnarne i giorni sul loro cuore solitario e affaticato; di bambini gioiosi e festanti quanto scalzi e affamati, anche di sapere (tanti diventeranno poi riconosciuti professionisti); di proficue giornate passate serenamente tra i campi e i vigneti ridenti, ma di tante altre trascorse dietro un corteo funebre estenuante, quasi a voler rimandare caparbiamente quell’ultimo e inevitabile commiato.E poi ci si ricorda ancora di tutti quegli interminabili e partecipati matrimoni, tutti invitati, parenti e non, simpatici e antipatici, dotti e indigenti; dei baffi da sparviero e delle basette inconciliabili con le zucchette rasate dei piccini infilati nei calzoni ascellari; dei cuori infranti e dei conflitti intinti nel sangue di coltelli lasciati ad arrugginire nell’orgoglio ferito. Vecchie storie, belle o brutte, ma comunque padri e madri che ci hanno generato nel dolore per essere e narrare il qui e ora, mentre “oggi - scrive Spena - i nostri figli vivono senza storia e senza passato, e quindi per loro sarà molto difficile vivere il presente e il futuro”.Un viaggio per immagini, certo. Un percorso in bianco e nero, da attraversare con il suo carico di color seppia appena appena sbiadito, per ribadire con forza l’eterna attualità di un messaggio: “Adesso è necessario un passaggio del testimone per garantire la consegna e la difesa del passato”, perché “gli anziani si avvicinano ormai a concludere la propria vita e sentono fortemente il bisogno e la preoccupazione che la cultura e le tradizioni non vadano perduti nel tempo”. Perché è sempre una questione di tempo quando si ha a che fare con i ricordi, è sempre una questione di sabbia quando si ha a che fare con la clessidra. E tutto lentamente va scivolando verso la dimenticanza, fino a quando pagine di storia non vi si accartocciano in mezzo. da "Il Lametino" di maggio
Se ci venisse data la possibilità di fare delle nostre storie una vita da sfogliare, una vita intera dedicata ai ricordi e ai momenti più importanti, da selezionare accuratamente fra vari colori e materiali, così, giusto per celebrare ogni occasione di affetto, per ricordare i momenti più felici, per restare sempre innamorati… Ebbene, con molta probabilità avremmo tra le mani quello che per noi sarebbe il libro più romantico del mondo, e non ci resterebbe che la nostra presenza a ricordarci, come prezioso segnalibro, a che punto ritrovare le nostre emozioni. Tuttavia ci sono alcuni eventi legati ad una storia solo apparentemente minore, che evocano come d’incanto una Storia più grande, a volte surreale nell’essere come inghiottita tra le macerie grossolane del popolare.Pertanto, sgattaiolando tra i vicoli della sua memoria, Tonino Spena - questa sorprendente figura di uomo semplice prestata da alcuni anni alla scrittura seriale - lascia riaffiorare ricordi lontani legati al quartiere popolare di Bella, in “un libro di nostalgia, di voglia di ricreare odori e sapori di un tempo”, impaginando nomi e date, fotografie stinte e testimonianze ad alta voce: eco profonda di un sibilo incessante, perché dedicata “a quelli rimasti che conservano intatto lo spirito e la memoria”. Grazie alla ricerca di documenti e immagini che costituiscono la struttura della storia di questo caratteristico rione collinare – da lassù si dettano i confini del centro urbano, eppure si getta lo sguardo sull’infinito del mare -, Tonino Spena con Bella e la sua gente arriva a rendersi conto di quanto sia inutile resistere allo scorcio di passato che ti urla dentro, quasi geneticamente impazzito di vita sempre nuova. Per le vie e le strade non si fa che parlare d’altro: di quanto questo figlio di Bella sia un poeta suburbano che canta di semplici gesti quotidiani. Perché ogni delirio malinconico si riversa spesso nella poesia; in questo caso tra righe e descrizioni di scene di vita, di cerimonie e partitelle a carta fino a tarda sera, feste di paese e bagarre politico-culturali.È un libro fotografico, certo. Che parla e ti racconta, però: di strade che hanno visto fango di fiumi in piena e sole come fiori spalancati a primavera; di uomini che son partiti per le Americhe lontane e di donne così vicine a quel distante amore da segnarne i giorni sul loro cuore solitario e affaticato; di bambini gioiosi e festanti quanto scalzi e affamati, anche di sapere (tanti diventeranno poi riconosciuti professionisti); di proficue giornate passate serenamente tra i campi e i vigneti ridenti, ma di tante altre trascorse dietro un corteo funebre estenuante, quasi a voler rimandare caparbiamente quell’ultimo e inevitabile commiato.E poi ci si ricorda ancora di tutti quegli interminabili e partecipati matrimoni, tutti invitati, parenti e non, simpatici e antipatici, dotti e indigenti; dei baffi da sparviero e delle basette inconciliabili con le zucchette rasate dei piccini infilati nei calzoni ascellari; dei cuori infranti e dei conflitti intinti nel sangue di coltelli lasciati ad arrugginire nell’orgoglio ferito. Vecchie storie, belle o brutte, ma comunque padri e madri che ci hanno generato nel dolore per essere e narrare il qui e ora, mentre “oggi - scrive Spena - i nostri figli vivono senza storia e senza passato, e quindi per loro sarà molto difficile vivere il presente e il futuro”.Un viaggio per immagini, certo. Un percorso in bianco e nero, da attraversare con il suo carico di color seppia appena appena sbiadito, per ribadire con forza l’eterna attualità di un messaggio: “Adesso è necessario un passaggio del testimone per garantire la consegna e la difesa del passato”, perché “gli anziani si avvicinano ormai a concludere la propria vita e sentono fortemente il bisogno e la preoccupazione che la cultura e le tradizioni non vadano perduti nel tempo”. Perché è sempre una questione di tempo quando si ha a che fare con i ricordi, è sempre una questione di sabbia quando si ha a che fare con la clessidra. E tutto lentamente va scivolando verso la dimenticanza, fino a quando pagine di storia non vi si accartocciano in mezzo. da "Il Lametino" di maggio
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