In bilico tra paura e ossessione: "Dietro le sbarre" di Allan Guthrie

Creato il 11 ottobre 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Stefania Auci Cari lettori, oggi vi presentiamo un thriller dalle tinte forti, scritto in uno stile aspro, ambientato un una Edimburgo livida e povera, fatta di casermoni e disagio sociale. Un sasso duro da inghiottire, che i cultori  i duri e puri  del genere non potranno non apprezzare...
Titolo: Dietro le sbarre Autore: Allan Guthrie
Editore : Revolver Pagine: 288 Euro: 13,50 Pubblicato nel 2011 Trama: Edimburgo. Scozia. Nick Glass è un giovane secondino. Vessato dai colleghi e umiliato dai carcerati, sembra sempre sul punto di crollare. Quando il più potente fra i detenuti gli chiede di fargli da “mulo” per portare droga in prigione, Glass dapprima si rifiuta. Ma uno psicopatico viene mandato a fare visita a sua moglie e sua figlia. A questo punto Nick deve cedere, entrando in un gioco crudele e spietato, dove la posta è molto alta. Un gioco a cui Glass si ribellerà, abbracciando la follia della violenza. Con il suo stile cupo e incalzante, Allan Guthrie dà vita a un romanzo che incrocia il miglior Chuck Palahniuk e il più delirante Irvine Welsh. Il maestro del tartan noir racconta l’inferno quotidiano del carcere, proponendo una riflessione allucinata e inquietante sulla condizione umana.

RECENSIONE Dietro le sbarre di Allan Guthrie è un libro particolare. Un volume senza mezze misure, che ricorda molto le atmosfere allucinate di Trainspotting, segnato da un’ironia macabra che caratterizza lo stile dei primi romanzi di Irvine Welsh


Nick Glass è un fallito. Senza se e senza ma. Lavora come secondino, ha una moglie più grande di lui che non disdegna la bottiglia, una bambina nata per caso e che odia il lavoro che l’ha portato nel carcere di Edimburgo. Glass è come il nome che porta: un bicchiere di vetro, sottoposto a continue tensioni, perennemente in procinto di frantumarsi. Vessato da colleghi e superiori, il secondino viene avvicinato dal capo della mala all’interno del carcere, Cesare, che gli chiede di diventare un corriere per portare della droga all’interno della struttura. La droga gira all’interno del penitenziario e, con la sua aria inoffensiva, Glass è la persona più adatta a fare da “mulo”. Solo che il piccolo uomo non vuole, alza la testa, oppone un rifiuto, fa appello a una dignità che non ha. La sua ribellione è patetica, e non fa che aumentare la sensazione di inadeguatezza che l’uomo avverte. Persino il tentativo di comprare un’arma per difendere Lorna e Caitlin, la moglie e la figlia, si rivela un fallimento che Guthrie descrive in punta di penna, oscillando tra il sarcasmo e la tensione. Glass prova a opporsi e allora Cesare alza il tiro: minaccia la famiglia dell’uomo mandando un sicario a casa del secondino, creando un punto di rottura tra l'uomo e la moglie esasperata. Quest’evento destabilizza definitivamente il fragile equilibrio mentale di Glass, che decide di ribellarsi a suo modo…

Allan Guthie, apprezzato giallista scozzese, ha confezionato una storia dura, tagliente, claustrofobica. Un giallo dalle tinte forti, dove i personaggi sono delineati con tagli secchi, grazie anche all’uso maturo dei diversi registri linguistici. Ogni character ha una propria “voce” che lo caratterizza e lo descrive: un dato essenziale in un romanzo in cui le spiegazioni sono praticamente assenti. Infatti, il dato saliente di questo volume è dato dai lunghi, serratissimi dialoghi. Guthrie è un maestro nel gestire la tensione narrativa attraverso lo “Show, don’t tell” e lo dimostra in particolare nelle lunghe scene che si svolgono all’interno delle celle.

Il linguaggio, ovviamente, non lesina sul turpiloquio o sulla violenza verbale, ma grazie a questo lessico – che taluni lettori potrebbero trovare disturbante, è bene precisarlo – l’universo carcerario acquista icasticità e nitidezza. Lo sguardo dell’autore è impietoso e non risparmia alcuna emozione al lettore, risucchiato all’interno di una vicenda angosciosa. Nessuno si salva: né i secondini corrotti che compiono atti di nonnismo nei confronti di Glass; né i funzionari ottusi e/o collusi con la mala; né i carcerati, i cui comportamenti oscillano dalla crudeltà all’opportunismo e al cinismo. Nel mezzo si trova Nick Glass: troppo fragile e imbelle per reagire, incapace di sopportare le pressioni che il mondo chiuso del penitenziario insinua nella sua mente, devastato dal panico e dalla rabbia. 


Il micro cosmo carcerario è speculare al mondo altrettanto asfittico e grigio della famiglia del protagonista, schiacciato da responsabilità che lo opprimono, inficiato da un senso di inadeguatezza che ha radici lontane. Questo coacervo di sentimenti è ben descritto nella seconda parte del romanzo, dove l’equilibrio mentale dell’uomo frana e la realtà si dissolve per ricomporsi in diversi scenari in un caleidoscopio dove si mescolano ricordi e stralci di una realtà insopportabile.
Dietro le sbarre è un romanzo aspro come un bicchiere di whiskey liscio. Ma è altresì un libro scritto in modo originale e costruito in maniera sapiente e particolare. Lo stile diretto, scabro e dal linguaggio a tinte forti rimane impresso nel lettore, riportando alla memoria gli echi del primo Palahniuk. È riservato ai palati che cercano gialli intensi, in cui si associano cura dei dettagli, approfondimento psicologico mescolate in una robusta salsa pulp e con tanto graffiante humour nero.
L'AUTORE È stato definito dal Guardian uno dei re del Tartan Noir: la particolare miscela crime scozzese definita così da Sua Maestà James Ellroy.Vive a Edimburgo. Autore di cinque romanzi e tre novelle, e tradotto in sei lingue, ha vinto nel 2007 il Theakstons Old Peculier Crime Novel Of The Year ed è stato finalista all’Edgar, all’Anthony e al Gumshoe Award.

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